Racconti: SENSAZIONI SINISTRE, di Laura Boero

( la storia è vera e mi è capitata circa 23 anni fa ) 

Era mattina presto quando ci ritrovammo, noi e l’agente immobiliare, di fronte alla porta d’ingresso dell’appartamento in vendita, che stavamo per visitare

Avevamo deciso, Mario ed io, che era arrivato il momento di comprar casa e ci eravamo messi alla ricerca di un appartamento che incontrasse i nostri gusti e rispettasse i requisiti minimi che ci eravamo prefissati dovesse avere.

I prezzi in quel periodo stavano calando e quindi era il momento propizio.

Fu così che venni a sapere che nel nostro stabile, in una scala diversa da quella dove abitavamo, era stato messo in vendita un appartamento che avrebbe potuto fare al caso nostro.

Il prezzo era decisamente invogliante, circa un venti per cento in meno della media corrente per quella tipologia di alloggio, per cui concordammo un appuntamento con l’agente immobiliare per vederlo.

Come dicevo prima era mattino presto quando ci incontrammo, ero ancora un po’ insonnolita, ma appena mi trovai davanti alla porta dell’alloggio in questione, mi svegliai completamente, ero davvero curiosa di vedere l’interno e a malapena notai dei segni di colla sulla porta d’ingresso.

L’impressione non fu delle migliori; appena entrata, nonostante fossimo a giugno inoltrato, un gran freddo mi pervase tutta.

Dire che l’alloggio era sporco e maltenuto è un eufemismo, nel lavandino giacevano ancora dei piatti sporchi.

La cosa mi diede fastidio, neanche la premura di lavare due piatti, pur sapendo che ci sarebbero stati visitatori, pensai; la presi un po’ come una mancanza di rispetto, ma non feci osservazioni, perché non era quello che mi faceva sentire a disagio, in realtà tutto l’insieme mi dava una sensazione di sospeso, di interrotto : i piatti sporchi, una pila di quotidiani affastellata in un angolo del soggiorno, di cui uno aperto, due lettini avvicinati con il copriletto tirato su alla bell’e meglio, la porta del disimpegno, vicino al telefono fisso, costellata di numeri di telefono scritti a matita uno a fianco all’altro, il ricevitore del telefono sganciato dal suo supporto.. il bagno buio e maleodorante con la serranda abbassata…Insomma sembrava l’alloggio abbandonato in fretta e furia da un fuggitivo, da qualcuno che avesse fatto le valige di corsa per scappare da un arresto.

E poi avevo l’impressione di essere scrutata, come se una telecamera fosse stata piazzata lì, giusto per seguire le mie mosse e i miei eventuali commenti o come se qualcuno da un alloggio contiguo avesse messo un occhiello per vedere cosa succedeva a fianco.

Mi sentivo spiata. 

Una sensazione inquietante mi pervadeva, non vedevo l’ora di andarmene.

Una volta a casa avevo confessato le mie sensazioni a Mario, che, più pragmatico di me, aveva detto che a lui l’alloggio non piaceva, per cui il discorso finiva lì.

Mi aveva fatto poi ricordare i sigilli tolti alla porta, dicendomi: “Qui, secondo me, è successo qualcosa.”

Fu questa osservazione che suscitò in me una certa curiosità ed il giorno dopo mi fiondai dalla portinaia dello stabile per avere qualche informazione.

Venni così a sapere che in quell’alloggio era mancata improvvisamente la proprietaria, una donna di mezza età, che viveva sola, stroncata da un infarto mentre faceva la doccia, durante il periodo natalizio.

Ancora una vita davanti, stroncata in pochi attimi.

Nessuno si era accorto di nulla, né amici né parenti in quei giorni l’avevano cercata, probabilmente, con le feste imminenti, avevano interpretato il suo silenzio come una partenza.

Invece lei era morta, in quella casa, da sola e l’avevano trovata dopo l’Epifania, i vigili, chiamati dai colleghi che non l’avevano vista tornare al lavoro.

Era stesa sul pavimento del soggiorno, ancora in accappatoio, con il braccio steso in direzione del telefono. 

Scena agghiacciante.

Gli eredi, che vivevano fuori regione, non avevano mai messo piede nell’alloggio, e quest’ultimo era stato messo in vendita così come si trovava al momento del decesso.

Eravamo stati i primi, dopo i vigili, a entrare lì dentro, incredibilmente nemmeno l’agente immobiliare c’era mai stato prima.

Un brivido mi era corso lungo la schiena, ecco chi mi scrutava, ecco chi voleva vedere chi entrava in casa sua, io non credo ai fantasmi, ma lì un’energia ostile mi aveva avvolta e spiata.

L’alloggio era stato poi comunque venduto e i nuovi proprietari avevano iniziato i lavori di ristrutturazione.

Ne ero al corrente perché la finestra del mio soggiorno, era proprio di fronte a quella del famoso appartamento.

Spesso mi domandavo se le mie sensazioni non mi avessero condizionato troppo, forse avevamo perso un buon affare, però continuavo a provare un rifiuto nei confronti di quell’appartamento, un rifiuto che andava oltre il razionale.

La faccio corta, era sabato mattina presto, quando affacciandomi vidi cadere dal quinto piano l’operaio che si occupava di tirar su con la carrucola le piastrelle destinate alla pavimentazione.

Venne giù come un sacco di patate e fortunatamente si schiantò sul tetto del furgone usato per le consegne e non sul cemento.

Non morì sul colpo ma i suoi lamenti, in attesa dell’ambulanza li ricordo ancora.

Non so quale fu la sorte dell’uomo.

La ristrutturazione fu interrotta .

Inspiegabile la sua caduta, a detta dei periti, forse un malore, ma ne dubitavano perché insieme a lui era venuta giù tutta la carrucola e il secchio con le piastrelle che, in qualche modo lo avevano seguito nella caduta.

Sembrava fosse stato spinto con la carrucola e tutto.

L’alloggio restò vuoto a lungo, poi piano piano la vita ricominciò a scorrere normalmente.

https://www.facebook.com/Si-riparano-ricordi-102697268783729