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LA GRANDE LETTERATURA UNIVERSALE: VICTOR HUGO DA “I MISERABILI” A “NOTRE DAME DE PARIS”, AFFINCHE’ NESSUNO DIMENTICHI I PERSEGUITATI DALLA STORIA ESSERE POETI SIGNIFICA LOTTARE PER IL PROGRESSO DELLA CIVILTA’-

Pubblicato da Carmelo Aliberti il 6 febbraio 2022 

VICTOR  HUGO

BIOGRAFIA

Nato a Besançon nel 1802, Victor Hugo si stanzia con la famiglia a Parigi sette anni dopo, e a scuola si dimostra un allievo brillante. La sua vocazione poetica si rivela molto presto: in uno quaderno scolastico scrive “Voglio essere Chateaubriand o niente”.   

Nel 1822 si sposa con Adèle Foucher con cui avrà quattro figli. Nel 1824 pubblica la sua prima raccolta di Odi, poi Odi e ballate due anni dopo. Il suo nome è già famoso e il giovane romantico scrive nel 1827 la famosa prefazione di Cromwell, definendosi come il nuovo capo del romanticismo.   

1.2 Opere di Victor Hugo

A partire dal 1830 la gloria di Hugo non smette di crescere. La sua attività letteraria è florida. Scrive: 

  • per il teatro (Hernani, 1830, Ruy-Blas, 1838);
  • un romanzo (Notre-Dame de Paris, 1831);
  • delle raccolte liriche (Le foglie d’autunno, 1830, I Canti del crepuscolo, 1835, Le Voci interiori, 1837, I Raggi e le Ombre, 1840);
  • numerosi articoli di critica. 

Il suo salotto letterario in via Notre-Dame-des-champs è sempre pieno. Incontra nel 1833 una giovane attrice, Juliette Drouet, con cui inizia una relazione che durerà tutta la sua vita. Nel 1841 Hugo è eletto all’Académie française.  

1.3 Il rigetto della letteratura

Juliette Drouet, 1832 — Fonte: Getty-Images

Due eventi allontanano Victor Hugo dalla letteratura:- il fiasco del dramma I Burgravi; rinuncia definitivamente al teatro nel 1843;
– la morte accidentale della sua figlia Léopoldine, annegata nella Senna. Nel 1856 pubblica Le Contemplazioni, raccolta dei poemi ispirati dalla figlia.    L’allontanamento dalla letteratura lo spinge verso la carriera politica: diventa il sindaco dell’ “VIII arrondissement” (VIII comune di Parigi) e successivamente viene eletto deputato di Parigi di 
Napoleone Bonaparte alla presidenza della Repubblica. Ma dopo le elezioni del 1848all’Assemblea costituente. Crea anche un giornale, L’Evento, favorevole alla candidatura, Hugo si rende conto delle reali ambizioni del presidente ed il pericolo di una svolta in senso autoritaria. Il colpo di stato del 2 dicembre 1851 fa perdere ogni speranza ad Hugo il quale, espulso con un decreto, deve fuggire all’estero.   

L’esilio di Victor Hugo

Victor Hugo (1802-1885) in esilio sull’isola di Jersey, 1852 — Fonte: Getty-Images

Dal 1851 al 1870, Victor Hugo vivrà all’estero, il suo esilio durerà quanto il secondo Impero. Si rifugia con la famiglia e Juliette nelle isole inglesi del Jersey e più tardi di Guernesey. In questo periodo lavora molto e soprattutto scrive contro colui che chiama “l’usurpatore”.

Le opere di questo periodo sono: – La Storia di un delitto, racconto del colpo di Stato organizzato da Luigi Napoleone contro la libertà repubblicana; – un pamphlet contro “Napoleone il piccolo” denunciano Napoleone-III; – I Castighi, pubblicati a Bruxelles nel 1853 sono ancora più violenti. Il poeta grida la sua indignazione e la sua rivolta. 

L’esilio esalta il suo genio epico, compone: 

  • La Legenda dei secoli (1859), l’epopea dell’Umanità;
  • I Miserabili, lungo romanzo che svela, dietro il racconto, un’intenzione sociale: la difesa degli umili, vittime dell’ordine sociale;
  • Le Canzoni delle strade e dei boschi (1865), raccolta poetica in cui Hugo lascia andare la sua fantasia opponendo la giovinezza alla vecchiaia, l’ombra e la luce.

Hugo è sempre più famoso in Francia e in tutto il mondo, riceve lettere con l’indirizzo “Victor Hugo, Oceano” che arrivano sempre a destinazione nella sua dimora. L’esilio ha ridato ispirazione al poeta.  

1.5 Il ritorno in Francia di Hugo

Funerali di Victor Hugo a Parigi — Fonte: Getty-Images

Victor Hugo torna in Francia dopo la caduta dell’Impero, il giorno dopo la proclamazione della repubblica nel settembre 1870, e in patria riceve un’accoglienza trionfale. Ha ancora una sua influenza politica ed infatti viene eletto deputato. La delusione per la sconfitta nel 1872 lo allontana da questo mondo e torna alla letteratura. Finisce La Leggenda dei secoli, scrive Novantatré (1874) e L’Arte di essere nonno (1877).   

Nel 1881 Parigi celebra ufficialmente i suoi 80 anni. La sua morte nel 1885 fu un’apoteosi: la sua salma fu esposta per una notte sotto l’Arco di Trionfo e un’immensa folla lo condusse fino al Pantheon.   

2 Caratteristiche e temi dell’opera di Hugo

Dotato di una creatività eccezionale, Hugo ha trasformato tutti i generi dalla poesia al teatro ai romanzi, rivoluzionando la letteratura. 

La poesia

Victor Hugo ha usato tutte le forme, tutti i temi e tutti i registri della poesia. Si ritrova in particolare tutti i grandi temi romantici:

  • il gusto per il pittoresco e l’esotismo;
  • l’espressione dei sentimenti personali: riflessione autobiografica, dolce malinconia, amarezza di fronte alla vita;
  • il tema della natura è presente in ogni opera;
  • la concezione del popolo in marcia verso la luce.  

Notre-Dame de Paris di Victor Hugo: copertina del 1831 — Fonte: Getty-Images

In realtà, Hugo eccelle in due grandi generi poetici: uno in cui esprime il suo lirismo e nell’altro la potenza di una visione epica. La sua opera è estremamente ricca: 

Odi (1822), Odi e ballate (1826) e Le Orientali (1829) sono opere della giovinezza di grande virtuosità tecnica. Testimoniano del piacere di scrivere bei versi e dipingere quadri suggestivi, tinti d’esotismo (esotismo libresco, Hugo non ha mai viaggiato in Oriente). 

Con I castighi (1853), rinnova la poesia satirica. Più di 6000 versi sono animati da un sentimento di vendetta. Victor Hugo fustiga il colpo di stato di Napoleone Bonaparte chiamato Napoleone il piccolo. Denuncia, variando i toni, dall’ironia all’accusazione passionale o patetica, gli scavalcamenti del regime autoritario.   

La sua ispirazione non smette di approfondirsi fino al lirismo delle Contemplazioni (1856). Cantando le sue emozioni più singolari, il poeta esprime le gioie e i dolori di ciascuno.   I migliaia di versi della Leggenda dei secoli (1859-1883) fanno sentire le voci dell’epopea dimenticate fin da Théodore Agrippa d’Aubigné. Non scrive soltanto un lungo poema narrativo ma più “piccole epopee” dai soggetti mutuati da tutte le storie e mitologie (bibliche, greche, latine, musulmane, medievali).  

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Il teatro di Hugo: temi e caratteristiche

Nei sui drammi che hanno imposto il romanticismo nel teatro, HernaniLucrezia BorgiaRuy Blas, Victor Hugo moltiplica i colpi di scena, gli scontri violenti, i finali patetici. Rifiutando le costrizioni delle unità di luogo e di tempo, ignorando la verosimiglianza, il poeta crea ambienti dall’intensità da incubo: esseri appassionati vengono schiacciati da forze insuperabili che non comprendono. L’affresco storico prende una dimensione epica che annuncia l’arrivo del teatro moderno.  

I ROMANZI

I romanzi di Hugo Notre-Dame de Paris, I Miserabili, Novantatré, hanno raggiunto un grande pubblico e sono ancora oggi una fonte di ispirazione per il mondo del cinema e della musica. Il romanziere usa le convenzioni del genere romantico, coincidenze, personaggi idealizzati, per comporre affreschi complessi in cui si interroga sulle forze all’opera nella storia umana. Se non usa le regole della letteratura realista, è per denunciare meglio gli aspetti più scandalosi della realtà sociale e politica. 

L’opera critica di Hugo

Nelle sue prefazioni in cui esprime con forza la sua concezione della letteratura e della storia, nei discorsi politici, volantini, saggi Victor Hugo non smette di combattere contro la pena di morte, contro le ingiustizie della giustizia umana per difendere coloro che crede che siano ingiustamente perseguitati. Le sue opere più polemiche sono all’unisono delle sue opere più letterarie: la stessa esigenza anima tutti i suoi scritti. 

3 Lotte e pensiero di Victor Hugo

Adèle Foucher. Moglie di Victor Hugo. Dipinto di Louis Boulanger — Fonte: Getty-Images

Victor Hugo ha sempre concepito la forza creatrice, che sia espressa in versi o in prosa, nel teatro o nei suoi romanzi, come una forza di liberazione. Si è rallegrato per aver: dislocato “questo grande sciocco di alessandrino”; liberato la scena delle costrizioni arbitrarie del teatro;
arricchito la lingua letteraria di tutti gli apporti del gergo perché a suo avviso il dovere dello scrittore è di: non chiudersi nelle regole, rifiutare le false gerarchie e ritrovare, trasportato nel linguaggio dell’arte, il movimento proprio della vita. 

Questa lotta letteraria non può separarsi dalla lotta politica. Victor Hugo ha sempre rifiutato la teoria dell’arte per l’arte. Disdegnato sia dai parnassiani sia dai realisti, ha sempre affermato che “l’utile, lontano da circoscrivere il sublime, lo ingrandisce”. Essere poeta implica un impegno di tutto il suo essere, una lotta per il progresso che Hugo sa di essere necessario ma difficile. 

·         Vita, opere e pensiero

  • Prima di diventare il poeta ufficiale della Terza Repubblica, Victor Hugo, l’uomo del secolo, dimostra il suo genio nella scrittura di romanzi, raccolte di poesie, drammi, scritti di saggistica e di politica.
    • In esilio si abbandona all’intimismo doloroso senza rinunciare a criticare il Secondo Impero o a scrivere immensi affreschi in verso o prosa in cui la sua potenza visionaria suscita un grande successo popolare.
    • Hugo è il padre della rivolta romantica. I giovani artisti, raggruppandosi intorno a Hugo proclamano le loro idee negli articoli e nelle prefazioni come in quella di Cromwell nel 1827. Nel 1830 in occasione della rappresentazione dell’opera teatrale Hernani, nella sala del teatro nasce uno scontro che oppone i partigiani del dramma romantico ai difensori del teatro classico.
    • Difensore della libertà, scrittore geniale e instancabile, Victor Hugo ha suscitato consenso e ammirazione in tutto il mondo.

I MISERABILI

I Miserabili: il romanzo di Victor Hugo

Facsimile da una pagina del manoscritto “I Miserabili” — Fonte: Ansa

I Miserabili è il titolo del romanzo storico dello scrittore, poeta e politico francese Victor Hugo, un’opera monumentale pubblicata nel 1862. La trama de I Miserabili è articolata, avvincente, colma delle grandi vicissitudini storiche che caratterizzarono l’Ottocento francese a cui si aggiungono profonde riflessioni etico-morali sulle vite dei protagonisti. Possiamo davvero immaginare di aprire questo gigantesco libro, con i suoi cinque tomi, e di poter camminare, pagina dopo pagina, attraverso i giorni che compongono gli anni dal 1815 al 1833: i drammi sociali, le tensioni della Parigi post-Restaurazione, i peccati e la redenzione dei disgraziati usciti miseramente (appunto) dalle guerre napoleonichesono davanti a noi come erano davanti a chi visse in quei giorni.    

I  MISERABILI

Il romanzo I miserabili è composto da cinque tomi, per completare i quali Hugo impiegò moltissimi anni, interrompendo il lavoro dopo una prima ideazione (la prima bozza conosciuta è del 1843) e recuperandolo durante gli anni del suo esilio. Il romanzo è il risultato di un lunghissimo lavoro e si basa su attente ed acute riflessioni circa la condizione degli ultimi e dei miserabili nella Parigi del tempo. I miserabili ebbe un successo immediato, viene subito tradotto e pubblicato in tutta Europa e ancora ai giorni nostri viene ristampato e rielaborato in film, spettacoli teatrali e musical.    

La pubblicazione del I Miserabili si deve all’intuizione di Albert Lacroix, ventisettenne ammiratore di Hugo, editore che comprò il libro a scatola chiusa e ne curò l’uscita e la promozione.

I miserabili è un’opera particolarmente complessa. In questo paragrafo ci occuperemo di riassumere i punti salienti della trama del romanzo. Ricordiamo che l’intreccio alterna la narrazione delle storie dei protagonisti a digressioni di carattere storico e morale, vale a dire che il racconto degli eventi viene spesso interrotto per inserire resoconti di vicende storico-politiche, come la battaglia di Waterloo, o riflessioni intime dei protagonisti.   

La storia di Valjean: da carcerato a sindaco

Jean Valjean è uno dei personaggi principali de I miserabili e il primo che incontriamo nella narrazione. Ormai quarantenne, si trova a chiedere ospitalità e aiuto a Monsignor Myriel, vescovo di Digne, dopo aver scontato una durissima pena a causa di un furtarello che oggi consideriamo certo di poco conto. Anni prima, infatti, rimasto senza lavoro, si era trovato responsabile di ben sette nipoti, figli di sua sorella e orfani di padre, per sfamare i quali finisce a rubare un pezzo di pane. Da ex detenuto viene scacciato da tutti e non riesce a reintegrarsi nella società. Non può fare altro, quindi, che cadere di nuovo nella vecchia vita delinquente e finisce per rubare delle posate d’argento al vescovo che tanto gentilmente lo aveva ospitato.  

Copertina della prima edizione de I Miserabili di Victor Hugo — Fonte: Ansa

Accade però qualcosa che redime Valjean: viene fermato dalla polizia che lo trova in possesso di queste posate d’argento ma quando viene portato davanti al vescovo per confessare il suo furto ed essere nuovamente imprigionato, il vescovo Myriel mente alla polizia dicendo di essere stato lui stesso a regalare le posate a Valjean e aggiunge al bottino due candelabri. Il gesto del vescovo commuove Valjean che decide di rifarsi una nuova, rispettabile vita: cambiando il suo nome per evitare di essere tacciato ancora come ex galeotto, si stabilisce a Montreuil-surmer facendosi chiamare Monsieur Madeleine.   

Nel periodo che trascorre qui arriva a fondare un’industria di bigiotteria facendosi apprezzare dalla popolazione per la sua attenzione verso i meno abbienti e tanto è grande la sua fama che arriverà ad essere eletto sindaco di Montreuil. Solo un personaggio nutre dei sospetti per lui, ed è l’ispettore di polizia Javert, il quale era stato in servizio presso le carceri in cui Valjean era rinchiuso e, anche se ancora non ne è certo, crede di riconoscerlo come uno dei vecchi carcerati.
Teniamo a mente questo personaggio, l’ispettore Javert, e seguiamo la narrazione di Hugo che, a questo punto, compie un salto cronologico e si sposta nel 1823.    

I Miserabili:  La storia di Fantine: il licenziamento e la prostituzione

Fantine è un altro dei personaggi principali de I miserabili. È una giovane che lavora in una fabbrica, viene licenziata quando i suoi capi scoprono che la ragazza è madre di una figlia avuta fuori dal matrimonio (sedotta da un uomo che poi l’ha abbandonata) e affidata ad una famiglia, i Thénardier, a cui invia regolarmente dei soldi per il mantenimento della piccola. Un caso come questo era considerato a quel tempo assolutamente scandaloso e un licenziamento, soprattutto per una ragazza indifesa come Fantine, era cosa scontata.   

Trovatasi in condizioni di terribile miseria, Fantine si riduce a fare la prostituta per poter continuare a mantenere sua figlia, ed è qui che incontriamo di nuovo Javert, l’ispettore che continua a portare per tutta la narrazione il blasone della legalità, che funge da filo rosso per tutto il romanzo, contro gli espedienti che i disgraziati protagonisti sono costretti a mettere in atto per sopravvivere. Quando Jean Valjean viene a conoscenza della storia di Fantine fa in modo di liberarla, curarla, e decide di trovare e prenderne in affidamento la figlia, Cosette.  

La storia di Fantine e di Valjean si incrociano. Valjean aiuta la figlia di Fantine

Un caso fortuito può permettere a Valjean di vivere finalmente tranquillo ma il suo cuore è troppo onesto per nascondersi dietro una menzogna: un delinquente viene arrestato e scambiato per Jean Valjean, viene condannato all’ergastolo. Il vero Jean potrebbe approfittare della cosa ma non riesce a mettere a tacere il senso di colpa e si reca in carcere per autodenunciarsi. Fantine, intanto, si ammala e muore ma Valjean riesce ad evadere di prigione, fingersi morto, e trovare finalmente la figlia di Fantine, la già menzionata Cosette, che è trattata come una serva dai Thénardier che teoricamente avrebbero dovuto accudirla e crescerla. Valjean riesce a prenderla con sé e i due, perseguitati ancora dall’ispettore Javert che non crede alla sua morte, si nascondono in un convento di Parigi dove sono aiutati dal giardiniere che gli permette di entrare ed uscire.     

Cosette e Marius

Siamo adesso nel 1829 e Cosette ha quattordici anni. Ormai sicuri di non essere più riconosciuti Cosette e Valjean vivono allo scoperto a Parigi e in una delle giornate trascorse ai Giardini di Lussemburgo Cosette conosce e si innamora di un ragazzo figlio di un ufficiale di Napoleone, il quale la ricambia sinceramente. Fra i due sboccia quindi un tenerissimo amore. Marius ha promesso a suo padre, in punto di morte, di trovare la famiglia Thénardier perché uno dei suoi membri gli salvò la vita durante la battaglia di Waterloo.   

Ovviamente Marius non sa che in realtà i Thénardier sono dei criminali e, quando i protagonisti si incontrano tutti nuovamente, Valjean rischia di essere nuovamente smascherato e Marius di finire nei guai per colpa dei Thénardier che cercano di incastrarlo nei loro loschi affari. Aiutato dalla figlia dei Thénardier che è innamorata di lui, Marius riesce a cavarsela ma a questo punto Cosette e Valjean, di nuovo in pericolo, fuggono alla volta dell’Inghilterra e Marius, distrutto dal dolore, pensa di suicidarsi gettandosi sulle barricate degli scontri che interessarono Parigi nel giugno del 1832 quando le truppe di Luigi Filippo si scontrano con gli insorti durante il colpo di stato.    

Jean scopre della relazione fra Cosette e Marius. La resa dei conti con Javert

Cosette, illustrazione da I Miserabili di Victor Hugo — Fonte: Ansa

A questo punto Jean intercetta una lettera fra Cosette e Marius e viene a sapere, in questo modo, del gesto estremo che Marius, per amore di Cosette, sta per commettere. Corre quindi a Parigi e si butta anche lui nella mischia degli scontri, riesce a salvare Marius attraverso una rocambolesca fuga nelle fogne di Parigi. Intanto Javert, catturato dai rivoluzionari, viene condannato a morte ma Jean dà ancora prova della sua nobiltà d’animo e dopo essere riuscito a farsi assegnare l’incarico dell’esecuzione finge di uccidere Javert ma invece lo libera. L’ispettore è sconvolto e combattuto fra il senso di riconoscimento verso Valjean e il ruolo che sente di dover continuare a ricoprire come responsabile della legalità: tormentato finirà per uccidersi gettandosi nella Senna.    

Marius e Cosette si sposano. La morte di Valjean

Siamo ora nel 1833, ultimo anno in cui si dispiega la narrazione de I Miserabili. Marius e Cosette si sono sposati ma Jean decide di scappare e sparire per sempre per non mettere a repentaglio la sicurezza dei giovani sposi. Solo Marius è al corrente della vecchia vita di Jean, Cosette non ha mai saputo nulla della vera vita dell’uomo che le ha fatto da padre. I tre quindi si separano ma Jean arriva ad ammalarsi gravemente e i due coniugi, saputa la notizia, lo raggiungono al suo capezzale dove, accanto ai vecchi candelabri donati a Jean dal vescovo all’inizio della vicenda, l’uomo muore ormai in pace e circondato da chi lo ama.  

I Miserabili: commento all’opera

Il romanzo I miserabili non parla di criminali ma di vittime di una società che li ha ridotti in condizioni tragiche e disgraziate. Diviene quindi necessaria una riflessione: è giusto condannarli se i loro crimini sono commessi solo per sopravvivere? La legge lo impone, ma Hugo spinge il lettore a interrogarsi sui metodi da adottare per consentire una vita dignitosa e una reintegrazione nella società per chi è stato costretto all’illegalità. Jean rappresenta, in questo senso, il personaggio che da solo e contro un mondo che fa di tutto per affossarlo di nuovo, riesce a seguire il suo buon cuore e trovare sempre il modo di ricominciare, di proteggere chi è più debole, memore della condizione disagiata in cui versava lui stesso prima di rifarsi una vita e racimolare qualche ricchezza. Per Jean è importantissima la figura del vescovo e il momento del furto delle posate rappresenta la vera svolta nella sua vita. Il vescovo mostra di fidarsi di lui, crede nella possibilità di una redenzione e di una nuova vita per l’uomo, e Jean – ricordando sempre i due candelabri che diventano il simbolo della sua lotta – fa di tutto per mantenere fede al vescovo. 

Francobollo con immagine di Victor Hugo — Fonte: Istock

Quello che resta dopo la lettura di un romanzo appassionato e carico di vicende come I miserabili di Victor Hugo, è la sensazione di aver vissuto in un periodo complesso, in una fase della storia fondamentale che ha portato dalla Rivoluzione Francese al dominio di Napoleone fino agli anni della Restaurazione e della monarchia di Luigi Filippo. Sappiamo come questi anni non influirono solo sulle carte geografiche, lasciando un segno nei libri di storia, ma anche che un mondo di invisibili, di miserabili, dietro la facciata delle battaglie e delle vicende politiche di quei giorni, vive di stenti, fra le ingiustizie e le avversità più grandi. Il compito di uno scrittore è quello di lasciare ai posteri uno spaccato del mondo che con i suoi occhi e le sue esperienze ha saputo vedere, interpretare e criticare, e certo Victor Hugo è fra i migliori a impersonare questo ruolo.     

NOTRE DAME DE PARIS 

Introduzione

 Victor Hugo (1802-1885) pubblica Notre-Dame de Paris nel 1831, a soli ventinove anni. La storia narrata si svolge nel 1482 e vede protagonisti Quasimodo, il gobbo campanaro della famosa cattedrale parigina, la bellissima zingara Esmeralda e il malvagio arcidiacono Frollo. La cattedrale di Notre-Dame, capolavoro dell’arte gotica, è lo scenario principale degli avvenimenti, che l’autore dipinge con ricchezza di descrizioni e digressioni (storiche, filosofiche e politiche) ma anche circondando di un’aura lirica e romantica le due figure principali (Quasimodo ed Esmeralda) e la loro tragica vicenda.  Il successo del romanzo all’epoca fu enorme, consacrando Hugo come uno dei più grandi scrittori romantici dell’Ottocento (dopo le opere teatrali del Cromwell del 1827 e dell’Hernani del 1830) e imponendosi nell’immaginario collettivo per la monumentale ricostruzione di Parigi (come poi sarà per la Parigi primo-ottocentesca de I miserabili) e della sua cattedrale.

 Sintesi

 Parigi, Epifania del 1482: in città sono giunti degli zingari di origine franco-spagnola che hanno occupato una vasta zona periferica che viene chiamata la “Corte dei miracoli”. Capo del gruppo è Clopin Trouillefou, di professione ladro e assassino. Gli zingari mantengono un’impressione di legalità grazie agli spettacoli di magia allestiti per la popolazione, ma in realtà i loro veri guadagni provengono da furti e omicidi. L’unica a distanziarsi da queste usanze è una bellissima zingara di nome Esmeralda, che danza sulla piazza di Notre-Dame accompagnata da una capretta di nome Djali. Altro protagonista delle vicende è il gobbo Quasimodo, un giovane deforme di origine zingara; egli è il campanaro della cattedrale, tanto che è divenuto sordo (e, di conseguenza, muto) per l’incessante rumore cui è esposto. A causa del suo aspetto ripugnante, Quasimodo è disprezzato da tutti, e vive appollaiato sui gargoyles della cattedrale 1. L’unica persona con cui Quasimodo ha rapporti è l’arcidiacono, Monsignor Claude Frollo, l’uomo che l’ha accolto e cresciuto dopo che i suoi genitori l’hanno abbandonato a quattro anni a causa della sua deformità. In virtù di tale caratteristica, Quasimodo è pure eletto “Papa dei folli” dagli zingari. Frollo, nonostante la sua carica ecclesiastica e nonostante nell’intimo detesti gli zingari, si innamora follemente di Esmeralda, tanto da ordinare a Quasimodo, suo fedele servitore, di rapire la ragazza. Il  piano viene però mandato all’aria da Phoebus de Châteaupers, capitano delle guardie, di cui Esmeralda si innamora a prima vista. Pur provando un forte sentimento per Phoebus, Esmeralda si lega a Pierre Gringoire, un poeta parigino che rischia l’impiccagione dopo essersi introdotto nel campo degli zingari. Per salvarlo dalla pena capitale, decisa dallo spietato Clopin, la protagonista sposa Pierre, pur senza nutrire reali sentimenti per lui. Come punizione per il suo gesto, Quasimodo viene invece fustigato e messo alla gogna in pubblico; la scena induce Esmeralda alla pietà e a portare un po’ d’acqua al povero Quasimodo, che si innamora di lei.

Phoebus, in seguito agli eventi, decide di conquistare Esmeralda, più attratto dalle sue fattezze che per sincero amore; egli dunque approfitta dei sentimenti della ragazza dandole appuntamento in una locanda di dubbia moralità dove, a insaputa di Esmeralda, si nasconde Frollo, che si è messo d’accordo con la guardia per poter osservare l’incontro. Travolto dalla gelosia, Frollo esce dal suo nascondiglio in un armadio appena prima che Esmeralda ceda alle avances di Phoebus, e lo pugnala alle spalle. Frollo poi fugge, abbandonando Esmeralda col corpo della guardia, apparentemente morta; la zingara, che non ha visto in viso l’arcidiacono, è quindi arrestata con l’accusa di omicidio e di stregoneria, dato che la locandiera afferma di aver visto entrare nella stanza tre persone (e non due, come risulta dopo la fuga di Frollo), di cui una quindi doveva essere il Diavolo in persona. Frollo partecipa al processo religioso contro la zingara senza scagionarla, e la situazione di Esmeralda si aggrava ulteriormente quando la ragazza, non riuscendo a sopportare le torture cui è sottoposta e convinta che Phoebus sia morto, confessa di aver ucciso il capitano, in complicità col demonio. Frollo, durante un colloquio in carcere con Esmeralda in cui le confessa di essere lui l’assassino di Phoebus, le offre la libertà in cambio però dei suoi favori. Esmeralda rifiuta sdegnata e viene condotta al patibolo.

Durante il corteo dell’esecuzione, Quasimodo riesce a rapire l’amata e a condurla a Notre-Dame, sul cui suolo vige il diritto d’asilo. Qui Quasimodo ha modo di dimostrarle la propria bontà d’animo, ignota a tutti per il mutismo e la vita ritirata condotta dal gobbo, che protegge pure Esmeralda dagli assalti di Frollo. Qualche giorno dopo, una gran folla di zingari capitanata da Clopin si ritrova davanti alla cattedrale per chiedere la grazia della zingara. Quasimodo però, credendo che la manifestazione sia a favore dell’esecuzione (né potendo intendere le richieste degli zingari),getta piombo fuso dall’alto della chiesa; il re invece ordina di sedare la rivolta e di uccidere la zingara, considerata ormai da tutti una strega. L’esercito assale così la folla di zingari che viene decimata (tra di essi, cade pure Clopin), mentre Frollo, grazie ad un travestimento, fa fuggire nuovamente Esmeralda con una barca sulla Senna. Lì l’arcidiacono le rivela la sua vera identità e le ribadisce la sua offerta per ottenere la libertà, ma, dato che Esmeralda rifiuta nuovamente, egli la consegna alle guardie. In prigione Esmeralda incontra una prostituta la quale, vedendo una scarpa da neonato che la zingara tiene con sé, la riconosce come la figlioletta che tanti anni addietro gli zingari le hanno rapito. Tuttavia, neppure gli sforzi della madre appena ritrovata riescono a salvare Esmeralda, che viene impiccata. Anche la madre, nel tentativo di salvarla, muore. Intanto Frollo osserva l’esecuzione dall’alto di Notre Dame; Quasimodo, sentendo l’uomo ridere mentre Esmeralda muore, lo butta giù dalla torre. Mentre Phoebus, ripresosi dalla pugnalata, combina un matrimonio di convenienza, il cadavere di Esmeralda viene gettato nelle fosse comuni. Quasimodo si sdraia accanto a lei e si lascia morire al suo fianco.

Analisi 

Notre-Dame de Paris è un romanzo storico in cui la penna di Hugo fa confluire una vastissima gamma di interessi di tipo storico, letterario, architettonico, culturale, filosofico e politico; questi vanno così dall’interesse per il Medioevo e l’arte gotica da parte del Romanticismo e di Hugo medesimo 2 alla riflessione morale sul destino 3 e sull’evoluzione dei costumi per mezzo della letteratura e dell’architettura, passando per il problema politico della giustizia umana, che spesso infierisce sui deboli (come Esmeralda) o si basa su pregiudizi verso gli emarginati (come Quasimodo) o le minoranze sociali. Se questi temi sono oggetto delle lunghe e frequentissime digressioni dell’autore – secondo quella che poi diverrà la sua cifra stilistica – Hugo dà comunque agli eventi descritti un forte sviluppo narrativo, che trascina i protagonisti in un vero e proprio vortice di eventi.

I personaggi sono così distinti secondo una precisa contrapposizione: da una parte, quelli positivi (ma destinati alla sofferenza e alla sconfitta, come Esmeralda e Quasimodo; dall’altra, quelli malvagi e negativi, come Frollo e Phoebus. La zingara Esmeralda, che a fine romanzo scopre di essere stata rapita da bambina, presenta caratteristiche in contrasto con quelle con cui vengono descritti gli altri zingari, che sono ladri, violenti e assassini. Esmeralda per vivere danza nelle piazze e quello stesso ballo si fa metafora della gioia vitale e dell’ingenua purezza, tanto che si innamora ciecamente di Phoebus senza accorgersi della bassezza degli istinti di quest’ultimo. L’eroina di Notre-Dame si manterrà coerente con se stessa fino all’ultimo, accettando il patibolo piuttosto che cedere al ricatto di Frollo. Allo stesso modo Quasimodo subisce le conseguenze sociali del suo aspetto fisico: abbandonato dai genitori a causa della sua deformità e accolto solo da Frollo, il gobbo prova però sentimenti molto più umani e sinceri della maggior parte dei personaggi che lo circondano. Questi stessi sentimenti vengono riconosciuti e apprezzati da Esmeralda durante la loro convivenza forzata nella cattedrale, anche se Quasimodo non potrà mai convincere la fanciulla ad amarlo per quello che è.  Al contrario, Frollo e Phoebus rivestono il ruolo classico degli antagonisti; entrambi cercano di approfittarsi di Esmeralda sfruttando il potere che deriva loro dalle cariche politiche o ecclesiastiche, ingannando o ricattando la bella zingara innocente. Quello di Phoebus è un amore materiale e carnale, che mira esclusivamente alla seduzione della preda; quello di Frollo è invece un amore maniacale e perverso, che non esita a ricorrere alla forza o alla minaccia. Ciò che per i protagonisti è fonte di purezza ideale e disinteressata, diviene in loro volontà di potere e di dominio. I gargoyles sono delle strutture decorative costituite da creature bestiali simili ai draghi o leoni con cui far defluire l’acqua piovana dai tetti e i cornicioni di un edificio; il termine deriva dal latino gurgulio, gurgulionis. Nel caso di Notre-Dame, i gargoyles furono in realtà aggiunti durante i lavori di rifacimento della cattedrale ad opera di Eugene Viollet-Le-Duc nel corso del XIX secolo.  In questo senso, la cattedrale diventa il nucleo indiscusso del romanzo e il luogo dove si concentrano gli eventi salienti della trama. A partire da questo punto d’osservazione privilegiato, Hugo mette a fuoco la realtà degli strati più bassi della popolazione e sviluppa la tesi per cui l’arte gotica si fa testimone, come la letteratura, dei valori e degli ideali del mondo medievale. È ciò che Hugo spiega soprattutto nella Prefazione all’opera, dove dichiara d’essersi ispirato ad una parola greca trovata da lui stesso incisa su un muro della cattedrale.