Tutti dicono che stavamo uscendo dalla pandemia e ora siamo entrati in una guerra mondiale. Fino all’altro ieri molti si improvvisavano virologi, mentre oggi tutti sono esperti di politica estera e raffinati strateghi militari. Il compianto Ettore Bernabei diceva che la verità politica è come la pelle: ha sette strati e l’informazione è solo il primo strato. Eppure talvolta vengono fatte discussioni all’ultimo sangue in famiglia, tra amici, tra conoscenti; la guerra è diventata l’argomento di ogni giorno e non potrebbe essere altrimenti; c’è chi si infervora e vuole avere ragione a tutti i costi. Solo pochi possono accedere a informazioni riservate. Solo pochi fanno parte della stanza dei bottoni. Il resto della popolazione non ha assolutamente la competenza per dire la sua. Certo un giornalista, un intellettuale,  un professore può dire la sua, ma il rischio di prendere delle cantonate è elevato per chiunque. A ciò si aggiunga il fatto che questa guerra ha degli esiti imprevedibili, che non si possono prevedere le conseguenze, che nessuno un mese fa avrebbe previsto la guerra, etc etc. Non solo ma esiste una distorsione cognitiva, ovvero il bias di conferma, secondo cui la mente umana cerca verifiche piuttosto che smentite e che questo vizio mentale di ognuno è accentuato da Internet con la bolla di filtraggio, la camera d’eco,  la pubblicità targettizzata. Non ci sono solo le fake news che ci disinformano, ma esistono altre distorsioni cognitive come l’ancoraggio, il framing, l’effetto carrozzone, l’effetto primacy, l’effetto recency che ci possono condizionare e portare fuori strada. Alcuni dicono che Putin sia un folle  e altri sostengono che sia troppo facile dire che sia un folle. C’è chi dice che sia un grande paranoico e che deliri. C’è chi parla di sindrome di accerchiamento. Io mi ripeto che anche i più folli talvolta hanno qualche ragione da far valere e che c’è della logica in ogni follia, come si suol dire. Può darsi che sia folle la mente di un dittatore, può darsi che siano folli le sue idee, può darsi che siano folli le idee di un popolo. Forse sono vere le prime due cose perché il popolo russo non sembra disposto a seguire Putin fino al disastro, alla rovina. Di solito quando una democrazia decide di entrare in guerra i potenti si fanno influenzare dalla polarizzazione di gruppo. Ma in questo caso specifico non è stato Putin a fare tutto da solo o quasi? C’è chi valuta tutto con vecchie categorie politiche e tifa Putin o Nato in base a quelle. Alcuni dicono  che noi avremo la meglio, altri sostengono che Putin ci tiene tutti sotto scacco. Forse Usa e Europa hanno le mani legate. Forse tutti siamo condannati ad assistere a una carneficina. La diplomazia e ogni tentativo di mediazione hanno fallito. Il capitalismo di sorveglianza, Anonymus, le sanzioni potranno fare qualcosa? Probabilmente Russia e Occidente ci rimetteranno entrambi, entrambi la pagheremo molto cara. Pochi pensavano che Putin avrebbe osato l’inosabile. Tutti o quasi ritenevano che si sarebbe fermato. Io mi domando cosa accadrà al popolo ucraino e quali saranno i danni umani, economici, sociali, psicologici, politici per il popolo ucraino e indirettamente per tutti. Quanti saranno i morti, gli orfani, i poveri? Non parliamo poi dei vari traumi psichici perché la guerra è anche un fatto psichico. Alcuni pragmatici si chiedono dove prendiamo il gas se non ce lo dà più Putin? E che fine faranno le aziende che lavoravano per la Russia? E inoltre il grano dell’Ucraina? E che dire del nostro welfare, del contributo fondamentale delle badanti ucraine nella cura degli anziani? Questa maledetta guerra ci riguarda tutti per i più disparati risvolti e le molteplici sfaccettature.  E se avvenisse l’invasione della Polonia e ci fosse un effetto domino devastante? C’è chi tratta di geopolitica e la intreccia a doppio filo con la storia e l’economia. Quasi tutti hanno condannato le azioni di Putin. La condanna è stata unanime, salvo qualche sparuta voce fuori dal coro. Ma condannare il potere in questo caso non  significa difendere un popolo. Forse ogni parola è vana. Forse qualsiasi marcia, qualsiasi protesta non è incisiva, non porta a niente. Forse tutto è vano e illusorio. Oppure forse anche noi possiamo contribuire tutti insieme all’isolamento di un dittatore. Forse qualsiasi azione di protesta può far notizia ed incidere in modo infinitesimale e poi non è vero che come dice il proverbio goccia a goccia si fa il mare? Mi ritornano in mente le due badanti, che si sono avvicendate a badare mia nonna allettata.  Era il 2013-2014. Nessuno avrebbe mai pensato che la loro sarebbe stata una tragedia collettiva. Ora non possiamo che assistere attoniti e impotenti ai bombardamenti russi, ai carramarmati, al dramma dei profughi ucraini.  In uno di questi giorni sul giornale in prima pagina c’era la foto di due sposini ucraini che imbracciavano i fucili. Questa è l’amara realtà. Per ora.  

Davide Morelli