Ho preso il treno e sono arrivato a Ferrara. Ho camminato per un’ora in città. Mi sono gustato questa bella città medievale. Ho ammirato i suoi palazzi storici, i suoi monumenti, le sue chiese antiche. L’opera che mi affascina di più è il Castello Estense per le sue torri e per il suo fossato. Mi piacciono anche le mura di Ferrara. Questa città mi ha sempre affascinato, anche perché è la città di Bassani e di Antonioni. Ora mi sono allontanato dal centro. Sono su un argine del Po. Guardo il più grande fiume d’Italia. E’ primavera. Non ci sono nuvole nel cielo. L’azzurro domina incontrastato. Il sole tramonta. Ammiro i suoi riflessi. Ammiro questo fiume, che attraversa tutta la pianura padana: questo fiume che nasce a Monviso e sfocia a Porto Tolle. Penso a come un grande fiume come questo abbia influito sulla vita di migliaia e migliaia di persone in passato. In fondo perché veneti ed emiliani hanno mentalità diverse ? Molto probabilmente perché in passato questo ramo secondario del Delta, che lambisce Ferrara, ha separato due popolazioni.  Penso alla vita dei contadini di un tempo. Penso alla paura che avevano per le piene del Po. Questo fiume un tempo condizionava la vita di migliaia di famiglie. Ma anche oggi in fondo è così, anche se non c’è più la paura di un tempo. Il Po ha anche una sua economia. Ma non c’è solo questo. Il Po è magico. Riesce a regalarti atmosfere suggestive al tramonto. Il Po è maestoso. Sono poetici i suoi argini e le sue golene. Sono poetiche le sue rive. Gli aironi e le gazze sorvolano il fiume. Il Po è un mondo in cui si può trovare molte specie di uccelli, di insetti e di pesci. Puoi trovare ramarri, rane e molti tipi di coleotteri. Sono immerso nei miei pensieri quando ad un certo punto noto una coppia di mezza età, che si bacia appassionatamente. Sono in piedi sotto l’argine. Lui forse vorrebbe andare oltre. Vorrebbe spogliarla. Lei si accorge di me. Gli sussurra qualcosa nell’orecchio e lo ferma con le mani. L’uomo mi guarda male. Molto probabilmente è infastidito dalla mia presenza. Poi riprendono le loro effusioni, incuranti di me. Io proseguo la passeggiata. Guardo l’orologio. E’ quasi ora di cena. Mi incammino di nuovo verso il centro. Andrò a mangiare in una pizzeria.

Sono in centro. Inizio un nuovo pacchetto di sigarette. Tolgo la carta stagnola. Cerco un cestino in cui gettarla. Gli autobus e le macchine sfrecciano sul viale. Le donne sentono il richiamo delle vetrine dei negozi. Si fermano, guardano, poi passano ad altre vetrine. Cercano novità. Cercano nuove cose con cui riempire la propria casa e i propri armadi. Guardo gli avventori di un bar. Non è il classico bar pasticceria quello. E’ quello che io definisco un bar-pub. Nel tardo pomeriggio molto probabilmente arrivano sempre in quel locale per farsi l’aperitivo e bere alcolici e superalcolici. Ci sono alcune mamme, che fanno le passeggiate con le carrozzine e i passeggini. Sulle panchine ci sono dei vecchi, che frescheggiano. La luna non è ancora comparsa. Sembra ancora l’occhio di un fantasma. Dalle frasche all’improvviso appare un gatto. Mi fermo un attimo ad osservare il mulinello di polvere alzato da una folata di vento. Adesso sono entrato nella zona pedonale della città. Non si odono più i clacson. Adesso nell’aria c’è solo il rumore dei passi. Dei vu cumprà cercano di vendere la loro merce. Fermano i passanti. Molti dicono che non hanno bisogno di niente oppure dicono di avere già tutto. Un uomo dallo sguardo allucinato mi passa davanti all’improvviso. Mi sorprende. Non me lo aspettavo. E’ in vestaglia ed ha un sacchetto di immondizia in mano. E’ un personaggio alquanto singolare. I suoi capelli sono tutti scarruffati. Da dove è uscito fuori? Passa in mezzo a un gruppo di professionisti in giacca e cravatta come se niente fosse. Si ferma davanti a uno dei negozi più cari e più chic del centro. All’improvviso emette un urlo e lancia contro la vetrina il suo sacchetto di immondizia. I passanti si fermano a guardare. Nessuno sa il motivo di quel gesto inaspettato. Tutti restano sul da farsi. Nessuno sa come agire. Questione di qualche istante e arriva un signore distinto, che inizia a parlare con l’uomo. Lo invita ad andarsene prima che arrivi la polizia. L’uomo stravagante si lascia convincere e si allontana. Io riprendo a camminare in cerca di una pizzeria.