Ricordo il tuo sorriso stanco

a specchiare l’oltraggio del tempo

a scusare le mani vuote

                     ma non d’amore

da appoggiare ancora

sul dorso degli anni

a rendere meno amari

i giorni strappati al fato

con carezze da donare con

gesti fragili  di piuma .

Ricordo mani contorti  rami

appoggiate sul grembo a dire

l’affanno delle foglie cadute nel

tempo troppo veloce da rincorrere

                     anche nel vento dei sospiri.

Ricordo di te, mamma, le radici

di quercia colpita dal fulmine

smantellate dal destino avaro di

quell’unico dono che chiedevi:

                    un sonno generoso come

 lo era stata la tua vita .

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