– Questa è fatta, ora andiamo a goderci questa splendida giornata di sole – dice tra sé e sé, Eugenio, incamminandosi sul marciapiede. – Ho fatto male stamattina ad addentrarmi in quel discorso sul tempo, il compleanno e via discorrendo. Sì, devo stare molto attento, perché altrimenti rischio di trascinare nelle mie paranoie le persone care, e non voglio che succeda. È bene che certe cose le tenga per me, così evito di apparire noioso e pesante da sopportare. Ripeto sempre le stesse cose … è brutta la vecchiaia. –

L’uomo, per ammazzare il tempo, va nella solita piazza, sedendosi sulla panchina.

– Arriva la bella stagione, ed è una bella cosa. Fioriscono i fiori, si sente il cinguettio degli uccelli … be’, non proprio qui, ma, in quei posti baciati dalla natura, tutto questo è possibile. Già, è dove avrei voluto essere. Un altro dei miei sogni infranti. Eppure … volendo, avrei potuto esaudirlo. Tante cose avrei voluto fare, e alla fine … non ho fatto nulla, o quasi nulla. È tardi per le recriminazioni … il tempo scorre velocemente, senza nemmeno accorgercene. È una grossa fregatura. Questo è poco ma sicuro, e che nessuno mi venga a dire che non è così. Certo, tu in questo momento non ti poni il problema, ci mancherebbe altro – dice Eugenio, puntando lo sguardo su un giovane uomo seduto sulla panchina di fronte. – Sì, goditi la vita, ne hai tutto il diritto, senza tralasciare nulla, perché un bel giorno, sempre se si è fortunati, rimarranno solo ricordi. A me, non sono rimasti nemmeno questi. Forse, sono io che tendo a dimenticare tutto. –