Lo spreco alimentare è uno dei più gravi problemi dell’età moderna. Ogni giorno ingenti quantità di cibo finiscono nelle pattumiere con inevitabili disagi per quanto riguarda lo smaltimento. Una situazione tipica soprattutto dei paesi ricchi e che sebbene abbia conosciuto un piccolo decremento dal 2018 ad oggi, resta comunque ancora una piaga sociale da risolvere. Un obiettivo possibile seppur complesso.

Tra le innumerevoli iniziative prese per dire basta al cibo buttato, figura senza dubbio la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare che si tiene il 5 febbraio di ogni anno. Ideata dalla campagna Spreco Zero e dall’Università di Bologna in collaborazione al Ministero dell’ambiente, ha lo scopo di sensibilizzare le persone su questo problema, di far capire loro l’importanza di attuare comportamenti corretti nel quotidiano per salvaguardare il bilancio famigliare e anche la natura.

Siamo in sei miliardi su questo pianeta e produciamo cibo per dodici miliardi di persone! Ogni giorno solo in Italia vengono buttate più di 4000 (quattromila) tonnellate di cibo, in Europa 50.000 (cinquantamila). Questo mentre 17.000 bambini muoiono ogni giorno di fame. Insostenibile è dire poco.
(Carlo Petrini)

Il poeta romano Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) è noto per i suoi 2279 Sonetti romaneschi, dove descrive la società della sua epoca, l’Ottocento. Nei versi del Belli trova voce il popolo, a cui mancano “la grascia”, cioè i viveri, e pietanze succulente in guazzetto: alla povera gente resta solo un pezzo di pane, un po’ d’aglio e fame. Il cibo è la metafora dell’ingiustizia sociale nella Roma papalina e delle differenze tra le classi, tra “noantri” e quelle “sorte d’assassini” che hanno il potere.

Pe nnoantri la grascia nun ze trova./ Le nostre nun zò bocche da guazzetti./Noi un tozzo de pane, quattr’ajjetti,/e ssempre fame vecchia e ffame nova.»

*E la storia si ripete all’infinito…dove si muore ancora di fame e dove si continua a sprecare.