articolo di Marina Donnarumma Iris G. DM

Jean Christophe Casalini

Io sono una cacciatrice di interviste, individuo il bersaglio e gli sparo un intervista.
Vado curiosando, leggendo per scovare qualcuno che soddisfi la mia vena di impicciona della parola. Con Jean Christophe Casalini non è andata proprio cosi, mi ha scovata lui per leggere le mie poesie. In un primo momento sono rimasta interdetta, sorpresa che qualcuno le avesse notate e poi leggerle. Credo che abbia dato una bel colpo alla mia autostima, perchè lui le poesie non solo le legge, le viviseziona per poi commentarle. I suoi commenti scandagliati, profondi, una sorta di psicoanalisi del pensiero poetico, per cercare quell’essenza, quell’io profondo che fa di noi persone uniche ed originali. Jean Chistophe, non scrive di poesia, lui scrive libri surreali a sfondo violento e psicologico, libri distopici, ma ama la poesia, la declama, la commenta.
Lui è uno spirito poliedrico, dire solo che scrive libri è estremamente riduttivo, già a 16 anni compone il primo jingle pubblicitario, suona la chitarra, fa l’attore e diventa il primo sound designer italiano. Il primo che intuisce la rivoluzione digitale acustica, portando il cinema italiano agli stessi livelli già sperimentati all’estero. Mi piace ricordare che nel 1997, inventa il suono del morso del Magnum, avete presente il gelato e il famoso ” croc” ? Ebbene l’ha ideato Casalini, ancora oggi viene usato nelle pubblicità. Ma io non sono qui per parlare della sua biografia, già molto esauriente, in questa pagina, ma di Jean Christophe come persona. Dietro ogni cosa nella vita, c’è una persona unica ed ineguagliabile, come dire ogni volta si rompe lo stampo. Dietro i libri che scrive c’è una persona e allora domandiamoci chi sia!
Casalini ama tutto ciò che fa, tutto ciò che fa, lo fa con grande entusiasmo, dedicando tutto se stesso. Lui sceglie quello che vuole fare e lo fa bene, ieri come sound designer, oggi come scrittore. I suoi libri, in qualche modo, sono” ciò che pensa”, Nel suo ultimo libro Hypnos, Adam il personaggio, anche nel nome, ha un significato spirituale. Adam ” Adamo ” il primo uomo della terra, e anche in Hypnos il primo uomo che prende coscienza e per la salvezza del resto del genere umano, sacrifica se stesso fino alla morte, una morte che lo immortala, più che fosse vivo. Un libro da leggere, una scrittura fluida e percettibile, lo leggi di un fiato, scorrevole come una fonte d’acqua. Studioso appassionato tra un immutabile eterno e misterioso e l’universo mortale e finito. Alla ricerca dell’anima, appassionato di poesia perchè alcuni l’anima ce l hanno dentro e poi riescono a scriverlo. Un ricercatore del dentro, dell’interiorità. Casalini razionale, sognatore, ambientalista, perfezionista, precisino, una personalità eclettica, dotato di grande sensibilità e umanità. Lui stesso è un ”sound” la sua vita molto articolata, segnata in qualche modo, dalla morte della madre, donna bellissima e di grande talento come pittrice.. Nel 2000 realizza il suo primo libro”CA43” sulla sua splendida madre, che non ha mai voluto esporre le sue opere, quadri bellissimi dove tutto è interpretativo e sentito, una pittura che è poesia.
Poi accade qualcosa nella sua vita, che lo cambia e gli fa un ulteriore salto, che lo porta ad indagare quell’anima di cui diventa fortemente appassionato, e a quel creatore che ci ha generato. Qualche anno fa ebbe un incidente gravissimo, decise di non lavorare più come sound designer, ma dedicarsi e dare priorità a cose che prima aveva sottovaluto.
Allora nasce la sua attività di scrittore a corpo pieno, in lui c’è un pò di” Adam”personaggio tormentato del suo libro, ma dalla grande consapevolezza e determinazione e soprattutto di grande coraggio. Leggetelo Jean Christophe Casalini, sorprendente, scorrevole, la musica comunque non l’abbandona, lui dirige l’orchestra della sua vita, un motivo appassionato in cui si butta. In Casalini sono condensate due vite, forse anche una in più, per quest’uomo che dorme poco e coltiva senza tempo le sue passioni, mettendo tutto se stesso.
L’intervista è limitativa, la sua vita è un concentrato di vite, di esperienze che fanno di lui una persona tutta da scoprire. Casalini potrei definirlo una sinfonia, dove tutti gli strumenti suonano, e fanno di lui un artista a tutto tondo.
Veramente un piacere conoscerlo.

Jean Crhistophe Casalini
  • Sei nato in una casa di artisti, tua madre pittrice, tuo padre regista, tu stesso sei stato precoce, dal mondo della recitazione, nel mondo del sound designer. Hai dimostrato molto talento in questa cosa che poi hai lasciato, mi domando il perché!

Ho sempre lasciato ogni esperienza artistica quando ho ritenuto di aver raggiunto il potenziale della mia offerta, o della domanda del mercato. Erano tutte esperienze partite per hobby che poi ho coltivato e assecondato seguendo l’interesse e le richieste dei clienti. Quando notavo che la mia propositività veniva messa in secondo piano per soddisfare solo gli aspetti tecnici o, peggio, economici, ho sentito spegnere ogni volta la mia passione. Questa trappola, in cui cadono molti, non è facile da superare perché devi rimetterti in gioco ogni volta, rinunciando alla zona di confort di una posizione di mercato consolidata e guadagni certi, che non sono mai facili quando si parla di lavoro come artista. Ricominciare da capo, significa lottare per emergere sopra il rumore bianco dei desideri di tutti di poter lavorare avendo il piacere di soddisfare una propria creatività. Il mercato pubblicitario mi piaceva perché spietato da questo punto di vista. Escludeva il qualunquismo e cercava talenti capaci di accompagnare con freschezza le idee creative. Era sempre un gioco di squadra multimediale tra creativi, regista, produttori, troupe, post produzione dove ognuno dava sempre il massimo di sé, sperimentando tecniche sempre nuove. Era l’apoteosi della perfezione raggiungibile da parte di ogni professionista coinvolto con la tecnologia disponibile in quel momento È stato così fintanto che il marketing e gli uffici acquisti non hanno prevalso sull’arte, sbilanciando di fatto un equilibrio creativo. Le logiche dei numeri (prezzi, sconti) hanno soffocato ogni mia motivazione, poiché per chi lavorava come me oltre 12 ore al giorno sempre in urgenza per le messe in onda, riteneva che la mancanza di libertà dovesse essere adeguatamente ricompensata. Ho pertanto seguito il mio bisogno di liberarmi per non restare imprigionato nel degrado creativo e del mio tempo non più apprezzato, seguendo le indicazioni degli eventi che si susseguivano offrendomi ogni volta una via di fuga e che ho saputo interpretare anche soffrendo.

  • Quale è stato l’episodio che ha segnato profondamente la tua vita e segnato un cambiamento?

Sarebbero tanti e tutti legati ad ogni mio cambiamen

to. È stato come se gli episodi mi suggerivano una porta che si apriva oppure una porta che stava per richiudersi. Ho però notato come questi eventi avessero sempre maggiore impatto. È un po’ come se ogni episodio fosse sempre stato commisurato alla forza necessaria per scuotermi, e quindi sempre maggiore ad ogni mio momento della vita sempre più piena. Non per ultimo l’incidente in moto quattro anni fa; sono stato tamponato e vivo – a detta di tutti – per miracolo. È stato un evento drammatico che mi ha segnato decisamente fino a coinvolgere e stravolgere i miei affetti, il mio impegno professionale, le mie passioni, i miei ritmi. L’impatto in questo caso mi ha fermato il tempo necessario per comprendere il senso della sofferenza come necessaria per un cambiamento radicale e di buttarmi pienamente nella scrittura che chiedeva con sempre maggiore forza la sua attenzione.

  • Ogni scrittore sceglie il proprio genere di scrittura e tu certamente non sei uno scrittore mieloso, quando c’è di te nei tuoi libri?

Ho sempre agito controcorrente perché seguo l’ispirazione che mi giunge senza badare se sia quello che richiede il mercato. Mi ritengo uno scrittore surrealista. Mi divertono le esasperazioni per rivelare la parte oscura in ognuno di noi o nei livelli strutturati della nostra società attuale. Questa mia qualità mi permette di cimentarmi anche in generi diversi, dal noir alla fantascienza, intesi come sottogeneri del surrealismo. Non è detto che in futuro io non proponga qualcosa di mieloso se utile a comunicare qualcosa! Ora che me lo hai suggerito… C’è molto da rivelare al lettore perché possa essere sollecitato a sua volta nello scoprire che la vita non va vissuta in una continua zona di confort; non c’è sviluppo se si asseconda sempre e soltanto il proprio desiderio di ricevere ciò che è comodo percepire. Ecco perché i libri che scrivo, così come i miei racconti che ho sempre scritto, sin da ragazzo a oggi, e che sto raccogliendo per la mia prossima uscita, scuotono le fondamenta della realtà illusoria in cui viviamo.

  • Cosa pensi di te?

Uh!? Interessante. Cosa penso di me? Nella terza domanda mi chiedevi quanto c’è di me nei miei libri. Ebbene sì! C’è tutta la mia esperienza dei continui cambiamenti che mi hanno portato a essere la persona che sono stato, che sono e che sarò. Sono il continuo risultato delle mie stesse provocazioni, dei miei errori e dei continui discernimenti sul divenire perché io possa procedere in contatto con la parte più profonda del mio ‘io’, inteso come il potenziale della mia frazione di anima dell’unità persa, dispersa nel Grande Mare dove tutti nuotiamo. Per questo sento di avere grande senso di responsabilità verso la collettività. Se guardo invece alla mia persona nella sua individualità terrena, mi fa sorridere perché ne colgo le sue vulnerabilità e le sue qualità. Mi diverto perché ho sempre qualcosa da correggere dentro di me. Mi sento come il cubo di Rubik con i colori che vanno rimessi in ordine in ogni lato. A volte sento di esserci vicino, ma poi basta una reazione impulsiva per mettere in discussione la centratura. E allora riparte un gran lavoro sul perché, come, quando e dove per evitare che riaccada. È già buona cosa che io me ne accorga e che ci rida ogni volta sopra. Come dire… non mi annoio mai con me stesso!

  • In ogni cosa che fai metti il tuo massimo, per fare così non trascuri nulla?

Beh… Qualcosa va sacrificato. A volte è il tempo necessario, a volte gli affetti. Tendo a organizzarmi per priorità cercando di accontentare tutti, me compreso. Non sempre ci riesco, ma chi mi capisce sa perdonarmi. Sono i miei parenti stretti, gli amici, gli affetti. Chi sa del mio costante impegno, comprende la mia generosità. Quello che perdo nel tempo, ho scoperto essere le relazioni pretenziose che rubano energia e attenzione agli altri, ritenendosi più importanti.

  • ritornando sui tuoi libri, scrivi storie particolari, distopiche, penso anche proiettate in un futuro non molto lontano. Secondo te siamo già in questo futuro dove l’uomo è inebetito , globalizzato, spersonalizzato?

HYPNOS è un romanzo distopico. È una metafora del nostro presente dove i socials attuali vengono sostituiti da un’unica applicazione onirica chiamata appunto HYPNOS, dentro cui gli utenti condividono i propri sogni. È il controllo delle menti di chi ha interesse a uniformare il consumatore per diventare consenziente e accomodante. Cosa c’è di diverso dalla nostra realtà attuale? Nulla! Viviamo già nella finzione perché siamo tutti condizionati dal nostro bisogno di condividere le nostre illusioni o apparenze di una vita migliore di quella che viviamo. È la trappola del nostro software mentale che ci spinge a cercare il piacere e a fuggire dal dolore, riducendo il nostro libero arbitrio a metà delle possibilità e quindi a cogliere la realtà non nella sua totalità. Ecco perché la nostra esperienza di vita terrena è illusoria quando non comprendiamo come avvengono le scelte! Il romanzo esaspera la situazione attuale dove la bramosia del piacere agisce sempre e soltanto nel proprio interesse. Per i grandi gruppi economici, e quindi dei soci azionari, il piacere deriva dal profitto e, quindi, dai dividendi che permesso tacitamente perché in tanti investono sui titoli, piccoli e grandi risparmiatori. Siamo complici del nostro sfacelo. I socials, oggi, limitano le informazioni attraverso l’oscuramento di post anti conformisti per indirizzare il nostro pensiero in una unica opinione di massa assecondante e soprattutto non critica. Attenzione, il pensiero unico di un ordine nuovo globale non significa intento comune. C’è una grande differenza! L’intento può essere benevolo anche se i pensieri sono diversi, mentre il pensiero unico limita ogni intenzione nel ristretto raggio di azione, dove i poteri economici hanno interesse a indirizzare il consumatore. È la logica del gregge di pecore e capre rinchiuse nei recinti del mercato, dove la ‘mano invisibile’ suggerita da Adam Smith di un controllore automatico (o divino per chi crede) dei prezzi e della qualità dell’offerta è diventata l’estensione del lungo braccio della speculazione finanziaria, non di certo altruistica. Quale è il rischio descritto in HYPNOS? La tecnologia odierna è già in grado di riconoscere le aree del cervello attivate in base a una parola o una immaginazione attraverso il flusso di sangue rilevato dalla risonanza magnetica. Gli esperimenti hanno dimostrato che anche alcuni pazienti in coma vivono le stesse sollecitazioni di esseri attivi. Inoltre si è riusciti a immettere segnali visivi, al momento ancora alonati, a chi ha limitazioni visive. Siamo agli inizi della nuova rivoluzione connettiva biofisica esterna-interna che passerà dagli stimoli alle sollecitazioni del cervello, una volta compreso pienamente come avviene a livello infinitesimale il flusso visivo e acustico (i due sensi principali). Non ci vorrà molto perché si possano cogliere le prime immagini dei sogni. In HYPNOS descrivo il grande flusso di denaro riversato nella prossima frontiera comunicativa perché asseconderà il desiderio di poter cogliere ogni scelta, addirittura nel subconscio, quando ancora deve diventare conscio, anticipando il volere del consumatore e, da lì, potendo condizionarne il desiderio con il giusto innesto di immagini subliminali.

  • Quale è la parte oscura di te e che ti fa paura?

La mia parte oscura è l’ego che ognuno di noi ha dentro di sé. Riconoscerlo è fondamentale per liberarsi dai condizionamenti delle nostre pulsioni o attitudine distruttive che non ci consentono una disponibilità amorevole verso l’altro e una corretta interazione con la natura benevola e circolare. È un processo molto difficile poiché quando cerchiamo la nostra parte oscura lo facciamo, appunto, con la nostra ragione controllata dal nostro ego; esso non ammetterà mai i propri difetti ma solo quelli degli altri. Si confonde con il tuo ‘io’ soggiogato dal suo potere. Scoprire che l’ira, l’avarizia, la superbia (presunzione, arroganza), invidia (gelosia), l’accidia, la lussuria e la gola sono i suoi piaceri che alimentano la sua forza, comprendi il disastro di ogni esistenza terrena piombata nell’oscurità sotto la sua manipolazione. Non ne ho più avuto paura dopo averlo riconosciuto dentro di me, ho lavorato molto sulla sua attitudine e oggi so domarlo abbastanza bene. Non abbasso mai la guardia e mi pongo sempre nel dubbio poiché il mio ego esterna ancora qualche stupida reazione, ricordandomi che non ho raggiunto la perfezione. In questi casi, cerco di comprendere quale sia stato lo stimolo a scatenare la sua reazione per evitare che possa accadere di nuovo. Oggi mi è pure simpatico e ci rido sopra.

  • Stai bruciando tantissime tappe, sempre con il tuo incredibile entusiasmo e vivacità, sei una fonte inesauribile che zampilla dovunque, il tuo fine? I tuoi desideri, i tuoi sogni veri

Il mio fine? Ne ho fatto la mia missione verso gli altri e questo mi da grande motivazione. Scrivo per comunicare ciò che mi giunge per ispirazione. Lo faccio con le mie qualità narrative con il fare di un canale ricevente e trasmittente allo stesso tempo. Non mi considero un sognatore. Sono più un visionario, se devo trovare un termine che mi si addice: sono più che certo che l’umanità arriverà alla perfezione. Utopia e anarchia, oggi guardate con sospetto, verranno raggiunte ad un livello umano evolutivo altissimo nei prossimi secoli. Abbiamo due vie per riuscirci: attraverso la consapevolezza dell’amore e la responsabilità verso l’altro ed evitare ogni disastro, oppure subire il continuo dramma delle proprie illusioni, dei propri insuccessi con i conseguenti contraccolpi fino ad obbligarci al conseguimento, ma con continua sofferenza. Io agisco nell’ambito della prima soluzione perché eternamente più piacevole…

Jean Crhistophe Casalini. La Felicità
  • Vorrei conoscere il tuo concetto di felicità.

Siamo talmente immersi in noi stessi, che limitiamo il concetto solo nelle cose terrene. Ero così anche io, intrappolato nel mio desiderio del piacere, convinto che fosse la chiave della felicità, poiché entrambi il ‘piacere’ e la ‘felicità’ sono appaganti. Ma hanno una terribile e temibile differenza. Mentre la felicità è un’onda lunga di gioia, il piacere ha un decadimento molto veloce, una volta soddisfatto. Si finisce per cercarlo di nuovo credendo che la somma dei picchi emotivi del piacere ripetuto possa emulare la felicità, ma ogni volta si rimane con la delusione nel sentire la mancanza riaffiorare nuovamente. Sono per esempio: la trappola dell’alcol, delle droghe, del sesso, del lavoro eccessivo, del guadagno! Sono tutte assuefazioni che portano alla distruzione di sé stessi e del tuo mondo attorno. Il mio concetto? È quello che molti insegnamenti spirituali suggeriscono: la felicità è nella connessione con gli altri, quando ti prodighi per esaltare le qualità degli altri. È un livello di elevazione dove non esiste la competizione, questa così osannata nelle economie legate al denaro. In termini economici potremmo parlare di circolarità, di eguaglianza di forma e rispetto con la natura che ha cicli circolari, dove ogni elemento si contribuisce per sostenere l’altro in un reciproco equilibrio. La felicità si percepisce nella collaborazione, nella mutua responsabilità fino all’intento comune benevolo per arrivare all’unità dove il grado di felicità più elevato sfocia alla gioia eterna.

Sublime concetto di felicità, in cui io aggiungerei, io inguaribile romantica la frase di Hermann Hesse” Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto dell’anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita: Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è il desiderio divenuto saggezza; l’amore non vuole possedere, vuole soltanto amare”

www.jccasalini.com

https://vimeo.com/jeanchristophecasalini

Prima parte:

Jean- Christophe Casalini: Il sound dello scrittore. https://alessandria.today/2022/09/21/jean-christophe-casalini-il-sound-dello-scrittore/

Articolo di Marina Donnarumma Iris G. DM