Antonella Viola:  Le varianti di Omicron BA.4 e BA.5 sono più virulente, più immunoevasive e più patogenetiche rispetto alle versioni di Omicron precedenti

Uno studio recentemente pubblicato su un’importante rivista scientifica dimostra che le varianti di Omicron BA.4 e BA.5 sono più virulente, più immunoevasive e più patogenetiche rispetto alle versioni di Omicron precedenti. Questo significa che negli ultimi tempi il virus è diventato non solo più contagioso e meno riconoscibile da parte degli anticorpi generati da infezioni precedenti ma anche clinicamente più aggressivo, in grado cioè di causare una malattia più severa rispetto alle prime versioni di Omicron. Questa notizia arriva a smentire (nuovamente!) chi da anni sostiene che il virus vada via via rabbonendosi, diventando sempre più simile ad un raffreddore. E’ vero che l’ondata di contagi causata da BA.4 e BA.5 ha provocato meno ricoveri e decessi rispetto alle precedenti; ma questo dipende dal fatto che, tra vaccini e infezioni, la popolazione italiana non ha più le caratteristiche che aveva negli anni o anche mesi passati. Sono i vaccini che ci proteggono dagli effetti potenzialmente catastrofici delle nuove varianti e non l’indebolimento del virus. Non c’è infatti nessuna legge in biologia che possa costringere un patogeno con le caratteristiche  del SARS-CoV-2 a diventare sempre meno aggressivo. Le mutazioni sono degli errori di battitura che il virus fa quando replica il proprio messaggio genetico. Ogni volta che il virus crea nuove copie di sé, si possono generare errori in modo casuale. E sono le mutazioni svantaggiose per il virus (non per noi!) che vengono eliminate, attraverso una sorta di competizione interna tra varianti virali. Ma oltre a smentire chi parla di scienza senza una reale competenza, cosa ci dicono questi nuovi dati? Prima di tutto che il problema del Covid-19 è tutt’altro che superato. Non sappiamo che caratteristiche avranno le prossime varianti e diversi sono i possibili scenari che si presentano davanti a noi, ma non è escluso che in inverno possa arrivare una variante più pericolosa delle precedenti. Sul virus e sul suo modo di cambiare non abbiamo il controllo, purtroppo; possiamo però cercare di arrivare preparati ad un’eventuale nuova ondata. La preparazione consiste nel continuare a monitorare il virus, la sua diffusione, le nuove varianti; nel generare protocolli di cura precisi per evitare o curare al meglio la malattia severa; nel coinvolgere e informare i medici di medicina generale, affinchè usino tempestivamente le cure approvate; nell’analizzare costantemente l’immunità generata da vaccinazioni e infezioni, al fine di programmare al meglio gli eventuali richiami. Ma sarà anche fondamentale riuscire a coinvolgere i cittadini e comunicare con chiarezza l’importanza di mantenere alto il livello di attenzione, senza però che questa degeneri in paura. Tuttavia, la scarsa adesione degli italiani alla campagna per la quarta dose suggerisce che la comunicazione non sta funzionando. La confusione che si è creata sui vaccini aggiornati frena i cittadini, che non riescono più a capire quando fare il richiamo e con quale vaccino. Il messaggio invece deve essere semplice e chiaro: tutti i vaccini utilizzati per il richiamo sono efficaci, senza differenze sostanziali. E il richiamo è molto importante per le persone con più di 60 anni o con fragilità. Perché un conto è sperare che il virus non torni a colpirci, altro è affidare a questa speranza la nostra vita o le sorti di un Paese.

(Editoriale pubblicato oggi su La Stampa)