Articolo di Marina Donnarumma. 27 febbraio 2023, Roma

Il popolo del cielo

Il grande bambino soffia via pigramente
i resti zuccherosi di defilate nuvole
Sotto lo sguardo attento e vigile di mamma Luna,
mentre stelle sbeffeggianti smoccolano
l’indaco celeste di giallo polveroso e chiacchierone.
Sera d’estate. Voci e rumori irrompono da lontano,
nere rondini incorporee in cerca tra un balletto e l’altro,
del proprio corpo sottile e trasmigrante.
L’ineffabile trapunta siderale con un fare arrogante e inconsapevole
ricopre l’intermittenza di vita e morte di affollate gradinate terrestri.
Scarabocchio caduto dall’empireo per pochezza stilistica,
noi siamo qua sotto di loro, distratti osservatori del perfetto.
Io come tutti gli altri, perso in un’altra nebbiosa nuvoletta,
fumetto speculare dei miei confusi e turbolenti pensieri,
mentre un vuoto di stelle va perdendo l’appuntamento
con l’eclissi della mia allegra malinconia.
La notte imminente e ingorda ci lascia alle nostre voluttà,
a scurirci e abbruttirci, ferma esplosione di crepe remote
nel disegno terrestre che è stato smarrito.
Mamma Luna tende la sua manina eterea e argentina
mentre sgattaiolo tra i vicoli in cerca di un riparo
Tra la magia di pietre antiche sempre giovani.
Mi perdo fra la gente come tra le strade,
labirinti di eterne tesi mai confermate ne confutate.
Incantesimo mediterraneo che sfida il mio malumore,
lascio che il tempo mi imbrigli in altre strettoie,
fino a che mamma Luna rimanga l’unica,
sostegno leggero di mille cittadelle umane fantasticherie,
la sola presenza luminosa che sentinella il meta-confine
tra il popolo del cielo e quello della terra.
Cinzia Perrone.

Chi è il popolo del cielo? Forse siamo noi quando alziamo gli occhi nell’unica consolazione che non sia la luna e i nostri sogni?

Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci.

– Ernest Hemingway

Se c’è un libro che vorresti leggere, ma non è ancora stato scritto, allora devi scriverlo tu.

– Toni Morrison


Spesso mi domando cosa ci sia dentro l’anima di uno scrittore, forse un libro con tante pagine bianche da colmare. Cinzia Perrone, al suo attivo diversi libri, lei dice modestamente, non ne ho scritti tanti, ma io aggiungerei che un libro è un parto. Noi donne capiamo benissimo , conciliare la casa, la famiglia, il lavoro e poi ritagliarci un angolo dove abbiamo bisogno di riempire pagine bianche, aspettano solo di essere vergate, nero su bianco. La Perrone, un anima del sud, porta la sua solarità in un bellissimo paese delle Marche.
La scrittura è frutto di studio e di lettura, uniti alla nostra fantasia e creatività. Non tutti possono essere scrittori, non serve sapere scrivere bene, bisogna saper comunicare, entrare nell’interesse delle persone.
Se non hai tempo di leggere non hai il tempo (o gli strumenti) per scrivere.

– Stephen King

l’ ultimo libro di Cinzia Perrone. Mi fa piacere pubblicare la recensione di Alberto Barina
Nota di lettura – Non ho dubbi nell’identificare le poesie che compongono “Popolo del cielo” di Cinzia Perrone, come poesie “resilienti” (del resto è anche il titolo di una delle liriche incluse nella silloge).Sono poesie che, forti del loro andamento prettamente narrativo e didascalico, entrano fin da subito in empatia con il lettore, ponendosi in un costante dialogo con quest’ultimo, in modo tale che lo stesso possa riconoscersi nel vissuto, nel racconto e in quel continuo interrogarsi e porsi domande che l’autrice non smette di fare a se stessa in primis. Dicevo che sono poesie “resilienti” dunque resistenti, e se per resilienza si intende quella capacità di affrontare e superare difficoltà ricostruendo un proprio tracciato, si potrebbe dire che la poesia e lo scrivere qui assume dunque un valore catartico, di “purificazione” e superamento delle proprie angosce e del malessere interiore. Perché il “rifugiarsi” nello scrivere per il poeta è la sola cosa (o forse una delle poche) che gli riesce bene. Riesce bene anche a Cinzia Perrone questo scrivere ed affondare la penna a trecentosessanta gradi, con coerenza e lucidità, affrontando varie tematiche a lei care, mettendo sempre in evidenza tra le priorità i sentimenti e gli stati d’animo dell’essere umano che hanno mille sfaccettature, nel bene e nel male, s’intende; proprio per questo il linguaggio talvolta si lascia piacevolmente andare ad atmosfere infantili come una sorta di cordone ombelicale mai spezzato in realtà, o si risolve in versi e composizioni in rima. Completa la raccolta una breve sezione dedicata a liriche scritte in dialetto napoletano, che oltre a restituire tutta la vivacità della parlata e della lingua napoletana, non manca di farsi celebrativa proprio della città stessa e di alcune usanze, come ad esempio quella di non poter rifiutare di prendere un caffè se ad invitarti è un amico… rifiutare sarebbe un gesto di scortesia, perché l’offrire un caffè è anzitutto un gesto di benevolenza ed amicizia. Anche la nostra autrice ci offre il suo lavoro, le sue liriche che chiedono di essere lette inducendo a riflettere su quella parte di noi stessi e delle nostre azioni che spesso, per poco tempo o per poca voglia, fatichiamo ad ascoltare e ad osservare con gli occhi interiori dell’anima. – Alberto Barina

Cinzia Perrone è nata a Napoli, ma vive a Jesi ormai da quindici anni circa. Qui ha ripreso la sua passione per la scrittura, cominciando a pubblicare qualche racconto o qualche poesia in varie raccolte. Poi ha deciso di andare oltre, pubblicando qualcosa di totalmente suo. Arriva così nell’aprile 2017 il suo esordio con il romanzo breve “Mai via da te”, pubblicato da Montedit editore e ora in seconda edizione con la PlaceBook Publishing.
Sempre nel 2017, nel mese di novembre pubblica il suo secondo romanzo, “L’inatteso” con Del Bucchia Editore. Ha pubblicato inoltre nel 2018, una raccolta di racconti e poesie, “Annotazione a margine”, con la Lfa Publisher di Napoli.
Ha anche iniziato a scrivere sul web e ha anche un suo blog personale, dove scrive articoli di argomenti vari e recensioni.
Con la PlaceBook Publishing ha pubblicato anche “Vivi di sogni”, nel 2020, un romanzo di formazione, e “Il popolo del cielo”, nel 2021, una silloge poetica.
Laureata in Giurisprudenza, felicemente sposata e madre di una ragazza di 17 anni, non poteva mancare nella sua vita un amico pelosetto, Leone, un dolcissimo meticcio di 12 kili.

  • Vorrei cominciare con una domanda. Chi è Cinzia Perrone, vorrei che tu mi parlassi di te come donna.


Cinzia Perrone in questo momento è principalmente una madre e questo ruolo traspare anche da quello che scrivo, mi riferisco in particolare sul mio romanzo “Vivi di sogni”, fatto di miei ricordi legati all’adolescenza ma anche della mia esperienza genitoriale.
In generale sono una donna mite, ma se c’è da puntare i piedi, non mi tiro certo indietro; difendo sempre i miei principi e le mie convinzioni quando ne vale la pena e serve a qualcosa, altrimenti ho imparato a disinnescare, quando il gioco non vale la candela.
Cerco di impegnarmi per quel che posso anche guardandomi intorno: le esperienze di volontariato che ho fatto mi hanno arricchito molto, come donna ma anche come scrittrice.
Amo l’arte e la letteratura. Mi affascina il cinema, infatti sono una grande fruitrice di film e Serie tv; una mia ambizione sarebbe fare la sceneggiatrice. Mi piace anche il teatro, anche se ultimamente non ho potuto frequentarlo molto, e la musica; mio marito suona e mia figlia ha la passione del canto, come potrei esimermi.

  • Tu hai scritto diversi libri, quali di questi senti più tuo e perchè.


Tutto quello che scrivi è una tua creatura, non puoi non legarti a essa. Sono legata a tutti i miei libri, anche per motivazioni diverse. Certo l’esordio letterario è quello con cui hai compiuto il primo grande salto, ma “Vivi di sogni” rappresenta un po’ il mio mantra. Anche in ogni racconto o poesia che ho scritto c’è una goccia del mio sangue. Tralasciando l’aspetto qualitativo delle opere, l’affezione è verso ognuna di esse.

  • Tu oltre a scrivere racconti e romanzi, hai scritto anche due sillogi. Come si alterna una scrittrice, tra scrivere romanzi e poesie?

La poesia per me è qualcosa di sacro, non mi ritengo una poetessa, devo ammettere poi che sono più ferrata nelle tecniche di scrittura pe quanto riguarda la narrativa. Quindi il mio approccio alla poesia è più spontaneo, nasce dall’esigenza di un momento, non da ragionamenti, come può succedere scrivendo un racconto o un romanzo. Ricorro alla poesia raramente, non perché non mi piaccia, anzi, ma perché quando scrivi poesia deve essere per qualcosa di importante, di raro, è come un istante che vuoi bloccare nell’anima; non puoi sprecare la poesia, sarebbe uno sterile verseggiare, questo è almeno il mio pensiero. Visto che è così viscerale, amo molto scrivere poesie con la lingua del cuore, il mio dialetto.

  • Ogni scrittore ha il sogno di diventare famoso: Certo scriviamo con il piacere di farlo, anche sperando di piacere agli altri. Spiegami come è difficile questo mondo per te

Penso che non sia difficile solo per me. Viviamo in un tempo dove tutti scrivono e pochi leggono, ma teniamo duro pieni di speranza. Famosa proprio no, diciamo che anche un piccolo pubblico che ti appezza è gratificante. Di solito per non rimanere delusa cerco di abbassare le aspettative, così se succede qualcosa di bello gioisci il doppio. Come quest’anno che ho vinto un premio con un mio romanzo inedito, che dovrebbe uscire a breve.


Grazie Cinzia Perrone.

Attese

L’alternanza di speranza e sconforto mi pregiudica l’anima,
la natura spaventosamente bella e la sua immensa vastità mi confonde
nell’illusione di una vita nuova restituita al suo equilibrio instabile,
mentre sommessamente mi affido allo spirito che governa il mondo.

Pagine bianche di un destino già compiuto appaiono da lontano
dietro bagliori di speranza quasi fuoco che accende la passione.
La definitiva coerenza di un superbo e arrogante egocentrismo
si arrenderà a una voce eterea che rende insolente ogni pensiero.

Il silenzio mi permette di ascoltare la coscienza rumorosa,
riordinando i rimasugli di una romantica esistenza perduta.
Cauti passi, qualche bisbiglio, rapidi sguardi che spaziano.
Il tempo della ricerca del cambiamento lascerà il posto all’azione.

Le regole del caos daranno il giusto assetto ad ogni cosa
ripristinando l’ordine innato nel convenzionale spazio temporale,
e la collocazione transitoria del mio viaggiare disorganizzato
dovrà soddisfare le pretese e le remore del tracciato itinerario.

Cinzia Perrone dal ”Popolo del cielo”

Nero fuori

La notte placa
inesorabilmente
ogni dolore.
Lenta narcosi
al malessere diurno
metti fine.
Dolente giorno
arrivi puntuale
e rompi sogni;
dimenticanze
arretrano di fronte
al quotidiano.
Ma riprendere
il solito cammino
a volte giova;
lontano splende
un sole che ristora
il giorno nuovo,
e con un balzo
sale in cielo e poi
discende piano.
Ritorna buio,
copre il manto scuro
mille affanni.
Cinzia Perrone dal ”Popolo del cielo”

Roma 27 febbraio 2023. Articolo di Marina Donnarumma

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