CARLA

Sono nata a Milano durante la guerra, e venni alla luce durante un pesante bombardamento, non lontano dal rifugio dove si trovava tutta la mia famiglia. Mi chiamarono Carla anche se mia mamma voleva battezzarmi con il nome di Fortunata. Mi raccontarono che nei miei primi mesi di vita, i bombardamenti sulla città erano violenti e frequenti. Si scappava nel rifugio e spesso si rimaneva nascosti per ore e ore senza poter mangiare, anche se io Fortunata lo ero: la mia mamma mi allattava regolarmente. In quei momenti vi era disperazione, paura dell’ignoto, tormento e la dolcezza della mia nascita venne schiacciata dalla sofferenza e dalla fame. In città era difficile trovare cibo, ma chi abitava in campagna era molto più tranquillo perché poteva mangiare i prodotti che la terra gli dava. Il giorno del mio terzo compleanno, fu un giorno speciale. Mio fratello si recò insieme a mio padre su una sola bicicletta, nelle campagne vicine alla città in cerca di un po’ di cibo, soprattutto uova, frutta e verdura. Ma spesso il contadino non voleva vendere i suoi prodotti e così mio padre raccontò che in città aveva una piccola bimba di tre anni: la moglie del contadino si lasciò intenerire e di nascosto allungò qualche uovo ancora caldo a mio fratello. Crebbi magrolina e paurosa, ma mi ricordo ancora un Natale bellissimo; ricevetti uno dei più bei regali che abbia mai apprezzato: un quaderno con la copertina nera a quadretti con il bordo rosso, un pennino e la relativa boccetta d’inchiostro nero e da allora cominciai a scrivere un diario: avevo sette anni. Ora ne ho settantotto e la voglia di scrivere ancora un diario è immutata; una leggera e dolce illusione.