C’è chi disegna con la matita, chi con la penna e chi… con il trattore. Come Dario Gambarin, artista veronese che da qualche anno ara le sue gigantesche opere su campi agricoli dai 20.000 metri quadri in su.

Ex avvocato, piscoterapeuta e pittore, Gambarin è un esponente di spicco della Land Art (o arte del territorio) italiana, una forma espressiva nata a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 che interviene sul paesaggio, trasformando il terreno, le piante e gli altri elementi naturali in veri e propri lavori artistici.

la sua ultima opera siintitola “Atomium”, in omaggio alle vittime di Bruxelles. È stata realizzata su un terreno di 20mila metri quadrati alle porte di Verona, in località Castagnaro.

Per realizzare questi giganteschi disegni Gambarin non si fa guidare da niente che non sia la sua creatività: sistemi GPS o di tracciamento laser non fanno parte del suo bagaglio artistico. La sua tela è un campo e il suo pennello un aratro attaccato ad un vecchio trattore.

«L’idea mi è venuta in Germania un paio di anni fa, ad una mostra fotografica di Land Art», spiegava qualche anno fa Gambarin, «Gli artisti utilizzavano picchetti e guide laser per tracciare sul terreno linee sulle quali seminavano piante e fiori vari. Poi aspettavano mesi per assistere alla fioritura e vedere il risultato del loro lavoro».

«Questa forma espressiva mi ha colpito molto, ma mancava dell’immediatezza e dell’effetto dato dal disegno a “mano libera”» . E così Gambarin è andato in campagna, si è fatto prestare un trattore e ha iniziato a disegnare con l’aratro, trasponendo in formato gigante i lavori che fino a quel momento aveva realizzato su tela.

L’artista impiega dalle 3 alle 5 ore per realizzare le sue opere. E ogni disegno è fatto “di getto”, senza soste, in un’unica lunga performance.

Non avendo punti di riferimento, l’esecuzione di questi disegni richiede una grandissima concentrazione: la tensione di Gambarin durante le ore di lavoro è talmente alta da farlo dimagrire di qualche chilo.

Qualche giorno prima della performance l’artista traccia uno schizzo del disegno su un foglio di carta e se le imprime nella mente. Poi, quando si sente pronto, sale sul trattore, entra nel campo, e inizia a girare a vuoto. Questa fase di preparazione è fondamentale per permettergli di prendere confidenza con l’area di lavoro e fissare mentalmente qualche punto di riferimento. Poi abbassa l’aratro e inizia a disegnare.

Mentre è seduto suo suo trattore, Gambarin non ha mai una visione di insieme della forma che sta prendendo la sua opera. Il successo dell’intera esecuzione è affidato alle sue capacità di astrazione e immaginazione. E non sono ammessi errori: una riga sbagliata anche solo di un paio di metri rovina irrimediabilmente la sua performance.

Quando il lavoro con l’aratro è finito un fotografo a bordo di un piccolo aereo, sorvola il disegno e lo fotografa. E solo allora si scoprirà se l’esecuzione è stata perfetta.

L’arte di Gambarin presenta anche qualche difficoltà tecnica: il trattore e l’aratro sono fatti per andare diritti e le curve, i cerchi e le ellissi delle opere dell’artista veronese sottopongono le parti meccaniche a stress spesso insopportabili che possono culminare in sfortunate rotture.

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