Maria Angela Eugenia Storti, Itinerari di letteratura del Novecento tra tradizione ed innovazione, 2023. Recensione di Gabriella Veschi

In Itinerari di letteratura del Novecento tra tradizione ed innovazione (Guido Miano, Milano 2023), Maria Angela Eugenia Storti, docente, saggista, scrittrice pluripremiata, esamina accuratamente le opere di alcuni tra i più significativi scrittori del secolo scorso. L’opera, suddivisa in tre sezioni e preceduta dalle Nota dell’autrice, è un importante saggio di analisi comparata che verte sui tre fondamentali generi letterari diffusi nella cultura inglese, tedesca ed italiana del Novecento: il romanzo, il dramma e la poesia. Come si evince dalla puntuale Prefazione di Lea di Salvo, l’autrice si propone una molteplicità di obiettivi: considerare le opere letterarie come prodotto dei contesti storici di riferimento, ripercorrere la strada che ha determinato l’evoluzione delle tecniche sottese alle diverse tipologie letterarie, rovesciare il concetto di “inutilità dell’arte”, secondo l’accezione data da Oscar Wilde e riferibile ai canoni dell’estetica simbolista decadente. Storti in questo studio dimostra, come da lei asserito nelle Conclusioni, quanto invece l’arte sia indispensabile e come la Letteratura, intesa come arte dello scrivere, divenga dispensatrice di emozioni e fonte di conoscenza. 

Il trait d’union tra gli autori scelti è l’osservazione di una società borghese ormai al crepuscolo, insieme ai suoi prodotti artistici; gli scrittori inseriti nell’opera reagiscono di fronte ad un mondo in cui non si riconoscono e dove, dopo il crollo delle certezze positivistiche, tutto appare menzogna, assorti nell’incessante ricerca di nuove e più autentiche modalità espressive che li avvicina ai movimenti di avanguardia del Novecento. Il saggio procede attraverso continue interrelazioni, in un lungo e complesso excursus che, per la sezione Romanzo, prende l’avvio dal Doctor Faustus di Thomas Mann: l’isolamento che circonda il protagonista, il musicista tedesco Adrian Leverkühn, presenta numerosi motivi autobiografici e coincide con la degenerazione della Germania funestata dal nazismo. 

Alienazione, frustrazione ed emarginazione sono le cifre peculiari dell’opera kafkiana: sogno e realtà, simbolo e concretezza viaggiano su due binari paralleli. I personaggi, indicati con l’iniziale K, spesso alter ego dello scrittore, si sentono schiacciati da leggi incomprensibili.
Potente si eleva la voce di Virginia Woolf, una tra le prime scrittrici ad occuparsi, in Una stanza tutta per sé, del rapporto tra cultura e mondo femminile; Virginia esorta le donne ad uscire allo scoperto, aprendo al mondo le loro stanze per scrivere senza rinunciare alla propria identità, penetrando all’interno dei processi mentali per immergersi nella novità assoluta rappresentata dal “flusso di coscienza”. 

La seconda sezione, Il teatro, si sofferma sul Saggio sull’umorismo di Luigi Pirandello, contrassegnato dal dualismo tra il sentimento del contrario e l’avvertimento del contrario, ovvero tra il comico l’umoristico, principi ispiratori di tutta la sua produzione. Ed è allo scrittore agrigentino che si deve, dopo Shakespeare e Goldoni, una vera e propria riforma del teatro che ha ampliato gli orizzonti della drammaturgia italiana, innalzandola ai livelli della cultura mitteleuropea. Storti prosegue quindi con due caposaldi del teatro novecentesco: Frank Wedekind, con la sua Lulù, la femme fatale equivalente, per certi aspetti, alla dannunziana Elena Muti, entrambe figure femminili contrassegnate dalla volontà di affermare se stesse contro la morale corrente e Samuel Beckett, uno dei padri del teatro dell’assurdo. Così l’uomo contemporaneo nasconde il suo vero volto dietro la maschera pirandelliana e con Beckett si identifica in una marionetta che si muove estraniata, pronunciando puns e nonsense, nella fissità di una vita – non vita, in un processo di decostruzione della realtà. 

Ma Storti individua come il maggior artefice della rivoluzione poetica Thomas Stearns Eliot, il quale sostiene che la tradizione non è solo passato, ma continua a vivere nel presente, fornendoci la coscienza della memoria storica. Eliot è presente nella sezione dedicata al romanzo e anche nella terza ed ultima sezione, Poesia, in un accostamento con Eugenio Montale; oltre alla teoria del “correlativo oggettivo”, i due premi Nobel condividono la creazione di una poesia forse meno lirica, ma certamente molto efficace, nella loro consapevolezza di possedere solo incertezze.

Il saggio di Storti è di fondamentale importanza ed offre succosi spunti di riflessione, rivelando interessanti e impreviste analogie tra autori molto diversi tra loro, ma animati dagli stessi intenti: rinnovare, rivoluzione, modernizzare una Letteratura considerata ormai alla sua fine; essi hanno fornito un apporto fondamentale alla storia letteraria, influenzando tutte le generazioni successive, fino ai nostri giorni. Ed è anche grazie a Pirandello e Montale, come era accaduto per Dante e Petrarca, che la letteratura italiana può a buon diritto essere considerata a tutti gli effetti parte integrante di quella europea.

Gabriella Veschi

Maria Angela Eugenia Storti, Itinerari di letteratura del Novecento tra tradizione ed innovazione, pref. di Lea Di Salvo, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 82, isbn 978-88-31497-99-2, mianoposta@gmail.com.