CONTOVELLO

Un uomo innaffia il suo campo. Poi scende
così erta del monte una scaletta,
che pare, come avanza, il piede metta
nel vuoto. Il mare sterminato è sotto.

Ricompare. Si affanna ancora attorno
Quel ritaglio di terra grigia, ingombra
Di sterpi, a fiore del sasso. Seduto
All’osteria, bevo quest’aspro vino.

UMBERTO SABA, Canzoniere, Ultime cose, 1943.

Due quartine di endecasillabi; una sola rima ‘scaletta/metta’. Sintassi complessa, con enjambement e iperbati arditi. La poesia è costruita sui verbi al presente indicativo, posti in elenco: innaffia, scende, avanza, metta, ricompare, si affanna. Saba si mostra alla fine: seduto all’osteria, sta guardando l’uomo che cura il proprio orto; poesia visiva, con il paesaggio marino descritto mediante flashes, i colori espliciti e impliciti: l’azzurro del mare in lontananza, il terreno grigio dell’orto, gli sterpi seccati, il vino rosso.
Contovello è un sobborgo di Trieste, verso l’altopiano. La ‘scaletta’ è una stradina a gradini, tipica delle città di mare in salita come Trieste o Genova. ‘a fiore del sasso’: che sfiora, ricopre appena la roccia carsica (Folco Portinari).