Essenza, essere, individualità, universalità, il senso dell’essere, questo e tantissimo altro in “Essere finito e Essere eterno” di Edith Stein, un testo che apre gli orizzonti a una visione filosofica in chiave cristiana senza entrare in contrapposizione con le verità dei non credenti, anzi si è davanti a una filosofia pura come scienza dell’ente e dell’essere incompiuto e indefinito.

La fede è oscurità in quanto nulla vi può essere di intellegibile o percettivo o razionale nell’accoglierne la verità. La sua meta è la sapienza attraverso un procedimento naturale di ragione che va a soddisfare i criteri di verità per i non credenti così come quelli di fede per i credenti.

Quella di Edith Stein è una filosofia che indaga attraverso approcci fenomenologici elementi di pensiero applicabili a tesi universalmente valide. Le ipotesi vagliate nei suoi scritti, le dissertazioni, le congetture, le tesi trascinano il lettore in un’iperbole vorticosa in cui tutti i campi del sapere e della conoscenza umana sono interpellati attraverso la costruzione di una nuova struttura del pensiero filosofico che richiama semplicità ed espressività nei significati nonostante lo spinoso gorgo sistemico delle rappresentazioni ideologiche. In ogni suo passo traspare la sensibilità spirituale di cui era portatrice e quel ricongiungimento di matrice mistica che la porta ad analizzare gli oggetti con un approccio intellettivo puro, attento, onesto.

La filosofia cristiana concede gli strumenti per avvicinarsi alla sapienza divina attraverso la rivelazione e la fede. Dio stesso comunica e rivela all’uomo la verità adattandola al modo di pensare e di conoscere dell’uomo, Dio stesso può elevare l’uomo rendendolo partecipe di una conoscenza divina.

Ciò che si riceve, il quid, è in potenza, quindi possibile, essere in grado, essere possibile, il poter essere è un grado della potenzialità, che deriva dall’Ente primo che è Essere puro.

Ciò che è ricevuto è atto, sussistente nella realtà. L’atto è un modo d’essere attuale- reale. L’atto puro è l’Essere sommo. L’essere, distinto dal proprio quid, ovvero ciò che sono, è atto.

Il punto di contatto tra l’esistenza attuale e l’essere è il luogo di origine ontica: l’essere attuale presenzia il tempo, il tempo creato come spazio dal moto originario esistenziale. L’essere è in divenire e ha bisogno di una dimensione formale vuota come il passato o il futuro, costituiti con e nel presente, l’essere si compie in un atto di presenza, di attualità, il presente è dove l’essere trova un posto. L’essere esiste in quel luogo dove è attuale e presente, un presente in cui l’essere esistente determinato non ha un’esistenza definitiva, quindi l’essere esiste di fatto e non con un pieno possesso di sé. L’atto è un tutto che si costruisce nel tempo, qui Edhit parla di unità di esperienza vissuta.

“Unità, bellezza, verità, bontà fanno parte del significato dell’essere stesso…. L’essere è uno e, tutto ciò che è, vi partecipa. Il suo senso pieno corrisponde alla pienezza di ogni ente….Ma uno spirito finito non può cogliere questa pienezza nell’unità di una rappresentazione compiuta. Questo è il compito infinito del nostro conoscere.” Cit.

Come rimanere impassibili di fronte a tale perfezione di definizione per una questione che riprende Aristotele e la filosofia medievale, San Tommaso. Tale profondità di pensiero su un tema così dibattuto viene risolto in questa pienezza di contenuti che alleviano il fardello filosofico ed esistenziale dell’individuo. Chi non ha mai pensato al senso dell’essere, all’unità e alla pluralità dell’ente?

Ciò che rende l’essere umano obiettivo è la consapevolezza di saper comprendere e leggere quello che è intorno a lui. Poter giungere alla verità attraverso il moto dell’intelletto, ricercando e approfondendo è un modo per salire raggiungendo strati di conoscenza affinché la ragione possa rielaborare elementi fenomenologici capaci di individuare verità celate.

L’intellegibilità e l’ essenzialità sono il significato ultimo della comunicabilità, di quell’espressività che rapporta noi agli altri. Vi è cambiamento di significato a causa del processo storico, ma dobbiamo riconoscere che le nostre parole non sono nomi di essenza né espressione del quid pieno. Racchiudono, invece, un misto di elementi essenziali e non. Quindi l’essenza si manifesta sia come essenza assoluta sia come essenza individuale sia come essenza del vissuto, dove per vissuto si intende l’essenziale che avviene in ogni essenza individuale e perciò attuabile cit. “qui e là  in tutte le essenze individuali”, e quindi, definibile universale.

Da Wikipedia: Edith Stein, in religione Teresa Benedetta della Croce, (Breslavia12 ottobre 1891 – Auschwitz9 agosto 1942) è stata una monaca cristianafilosofa e mistica tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II la proclamò santa e l’anno successivo la dichiarò patrona d’Europa.

Fonte: Edith Stein, Essere finito ed Essere Eterno, ed. Città Nuova, Roma.