Non sapete che cazzo fare e non avete competenze riconosciute legalmente in ambito psicologico? Mettetevi pure a fare i coach o i counselor, che tanto non vi fanno niente! Potete alzarvi una mattina, mettere una targa in un ufficio e fare gli ‘esperti”. La lettera del Ministero della Salute a riguardo, che vuoi che sia, è carta straccia!? Non avete dato alcun esame di medicina? Mettetevi pure a fare i counselor nutrizionali o alimentari e improvvisatevi dietologi. L’Italia è il paese dell’improvvisazione, dell’arte d’arrangiarsi. Una volta una persona mi disse che andava da un odontotecnico che faceva il dentista, esercitando abusivamente la libera professione, e spendeva di meno e fino a quel momento i denti “funzionavano”. E era soddisfatta.  All’università quindi non si insegna niente. I certificati di laurea sono carta straccia. L’Italia è il paese dei “nati imparati”. Cosa vuoi che sia? Siamo discendenti di Leonardo da Vinci e di Dante. Vuoi mettere? A cosa vuoi che serva un ordine professionale? A niente. Anzi io proporrei alle università italiane di conferire lauree ad honorem a tutti coloro che esercitano abusivamente queste professioni. Ma il problema non si pone neanche, perché spesso non ci sono norme che stabiliscono l’abusivismo o meno e anche esercitando abusivamente la professione di medico si rischia pochissimo o nulla! E per quel che mi riguarda, visto che sono laureato in psicologia, capisco anche che counselor e coach non psicologi sono più degli psicologi e sono un buon serbatoio di voti: quindi capisco che facciano pressione, così come capisco il business non indifferente che ci sta dietro. C’è chi pensa: 1) fatti furbo, arrangiati anche tu come loro 2 ) che vuoi che sia? Ci sono cose peggiori 3) se la gente è stupida e si fa abbindolare da questi furbastri, in fondo se li merita 4) l’importante è il rapporto che si instaura tra paziente/cliente e “professionista” (?) 5) ci sono buoni improvvisatori e professionisti riconosciuti che non capiscono niente. Queste tesi sono alquanto discutibili ed errate. Ad esempio visto e considerato che sbagliano diagnosi e compiono errori grossolani dei professionisti riconosciuti legalmente,  immaginiamoci l’altissimo margine di errore di quelli improvvisati e “nati imparati”. Dovrebbe valere il principio di Bertrand Russell, ovvero che quando non si sa una cosa o si ha bisogno d’aiuto bisogna chiedere a persone competenti.  Gli autodidatti inoltre sono persone rispettabili in ambito umanistico, ma non in ambito medico, psicologico, scientifico. Ci vogliono certificazioni universitarie e non corsi accelerati da presunti e sedicenti esperti di qualche settimana o addirittura di qualche giorno, come fanno molte associazioni,  che rilasciano titoli altisonanti, che non hanno nessun valore legale. Spesso per avere questi titoli basta solo pagare, perché nessuno viene bocciato. C’è un mercato selvaggio in questo senso e nessuna norma. Spesso a dominare è il marketing e non la psicologia! Un tale,  prendendomi in giro, mi ha scritto: ma cosa scrivi riguardo a coach e counselor, che non sei psicologo neppure tu? E infatti io non esercito, non mi arrangio facendo il coach e il counselor, perché mi ritengo un minimo onesto!  Per quel che mi riguarda, pur avendo una laurea quinquennale in psicologia, non ho mai preso l’abilitazione perché non mi piaceva esercitare la professione e perché c’erano delle difficoltà in questo senso: avrei dovuto affittare un ufficio, pagare l’affitto per adibirlo a studio, pagare ogni anno dei soldi per far parte dell’albo degli psicologi e avrei avuto poco lavoro, a meno che non avessi speso circa 20000-25000 euro per fare il corso di specializzazione e diventare psicoterapeuta (e forse avrei avuto poco lavoro e tante spese lo stesso).  Però ricordo che a Pontedera ci sono più counselor non psicologi che psicologi.  A ogni modo crediate pure che sia un poveretto che non capisce niente e che non ha capito niente della vita. Di tutelare la salute dei cittadini non gliene importa niente a nessuno. Continuiamo così. Continuiamo a farci del male.