(Arezzo)

La fragilità dell’erba insegna la resilienza

alla brina che abbatte ma non svelle.

Arriva tardivo un sole pallido

che non consola ma è segno

che può tornare a irrorare le pupille

vogliose di luce.

Guardare le braccia dell’albero tese

in preghiera nell’inganno del cielo

che finge l’azzurro è sperare ancora

nella gemma e concedere pazienza

all’attesa nel vedere il  colore della gialla

mimosa che è tornata a fiorire

dentro la timidezza della borragine

che non copre la sua esuberante solarità.

Esonda dagli occhi un oro che pare

senza pudore imitare sole e calore:

si fa coriandolo e rallegra un giorno

che ignora l’assedio del freddo

nella tregua di un palpito di primavera.