Il sito archeologico di Banzi, nel cuore pulsante della Basilicata, è una finestra aperta su un passato ricco e stratificato, che va dall’epoca osco-lucana fino al periodo romano. Nonostante la sua indubbia rilevanza storica, evidenziata dalle scoperte di templi, necropoli e strade romane, Banzi affronta oggi la sfida di un patrimonio culturale parzialmente dimenticato, un tesoro che chiede di essere salvaguardato e riportato alla luce.

Le testimonianze archeologiche del sito, come il singolare “templum auguraculum in terris” e l’insigne Tabula Bantina, pongono Banzi in una posizione di preminenza nell’antichità lucana. Il “templum auguraculum”, con la sua peculiare funzione divinatoria legata ai nove cippi solari, e la Tabula Bantina, che rappresenta una testimonianza linguistica di inestimabile valore, sono solo alcune delle meraviglie che questo luogo custodisce sotto il suo suolo.

Tra le rivelazioni più significative figura una domus, con annesse terme balneari, che un tempo apparteneva al sacerdote Romanius, un ritrovamento che illumina la vita quotidiana e le pratiche sociali dell’epoca. Tuttavia, la completa riscoperta di Banzi è un viaggio ancora in corso, con gran parte delle sue storie ancora sepolte, in attesa di finanziamenti e attenzioni che possano permettere la prosecuzione degli scavi.

Gli sforzi recenti per riprendere le indagini archeologiche in aree come l’Orto dei Monaci e il Supportico Abbadia offrono una luce di speranza per ulteriori rivelazioni. C’è l’anticipazione che ogni nuova scoperta possa aggiungere pagine alla storia di Banzi, dalla sua fondazione fino al periodo medievale.

Il bisogno impellente di proteggere e valorizzare Banzi non è solo un dovere verso la nostra eredità culturale ma anche un’opportunità di riconnettere le comunità moderne con le loro radici antiche. Preservare e studiare Banzi significa offrire alle generazioni future la chiave per comprendere la complessità della storia lucana e del Mediterraneo.

In “Insieme per la Basilicata”, Teresa De Stefano ci ricorda che Banzi non è semplicemente un sito archeologico: è un capitolo ancora parzialmente illeggibile della nostra storia collettiva che attende di essere pienamente compreso e condiviso con il mondo.