Cereali: Cia, soddisfazione per avvio Granaio Italia, traguardo per settore

Risultato atteso dalla Confederazione che da tempo, tra petizione e mobilitazioni, sollecitava la trasparenza sui mercati

Finalmente parte Granaio Italia. L’attivazione, dal primo luglio, del Registro telematico sulle giacenze dei cereali è quanto di più urgente. Bene, quindi, che il governo abbia stretto i tempi per iniziare a riportare trasparenza sui mercati. Cia Alessandria esprime soddisfazione a seguito del Tavolo dedicato e riunito al Masaf dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra.

La tracciabilità dei grani italiani è da tempo tra le priorità della Confederazione, a partire dalla petizione nazionale “salva-grano”, arrivata a oltre 75 mila firme, messe nero su bianco sul documento consegnato alle istituzioni, anche in occasione della mobilitazione Cia del 26 ottobre scorso, per porre un freno concreto alla crisi del comparto, tra costi di produzione alle stelle e caro-prezzi.

Granaio Italia rappresenta il riconoscimento del valore del settore, a salvaguardia dei cerealicoltori, a promozione del vero Made in Italy, a tutela della qualità per i consumatori. Ora è fondamentale che la tracciabilità non sia solo una responsabilità degli agricoltori, ma dell’intera filiera.

Prossimo passo – ricorda Cia – è l’introduzione di uno strumento di certificazione dei costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione. In gioco il nostro patrimonio cerealicolo, materia prima d’eccellenza per la pasta, simbolo del Made in Italy nel mondo con quasi 4 milioni di tonnellate di produzione nazionale annua e un fatturato sui 7 miliardi di euro.

Spiega Paolo Viarenghi, direttore Cia Alessandria: «Granaio Italia è uno strumento importante per avere il tracciamento della produzione reale e dello stoccaggio, sarà utile per la pianificazione delle colture e per gli imprenditori stessi. I costi di produzione continuano ad essere alti e il prezzo rilevato ha raggiunto una situazione insostenibile. Siamo tra i 19 e 20 euro al quintale».

L’Italia importa il 40% del fabbisogno di grano duro, il 65% di tenero e il 55% del mais. Eppure, nonostante la carenza di prodotto nazionale e la continua richiesta da parte dei consumatori di prodotti 100% italiani, le quotazioni dei maggiori cereali sono sempre più mortificanti per gli agricoltori. Oggi, considerando le ultime quotazioni sul grano duro pari a circa 34 euro al quintale e le rese degli agricoltori di circa 30 quintali a ettaro, si arriva di fatto a una produzione lorda vendibile di 1.100 euro a ettaro, ma con costi di produzione di gran lunga superiori ai 1.400 euro a ettaro. I dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a frumento, anche a livello provinciale. Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre.