Pubblico, di seguito, un racconto da terminare. Se qualcuno si diletta a scrivere e desidera completarlo, si metta in contatto con me:

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Provvederò a pubblicarlo su Alessandria Today e a darne diffusione online, una volta che sia completo. Qualora pervengano più versioni finali, ciascuna avrà la sua pubblicazione, con l’indicazione degli autori. Non è un’iniziativa a scopo di lucro.

(Nell’immagine, Francois Gerard (1770-1837), Apollo e Venere, miniatura in avorio)

 

DEI IN DISCOTECA

…Quel giorno, due immortali Dei dell’Olimpo, decisero di scendere in terra. Era ormai lungi che se ne stavano per i fatti loro, in un mondo eccelso e senza affanni, a godersi l’ambrosia che li teneva in forma, mollemente distesi su nuvole bianche, ampie e dense che somigliavano a poltrone confortevoli. Dai tempi dell’ultimo scontro tra titani… nessuno di loro aveva mai più messo piede divino su suolo terrestre. A quella leggendaria lotta avevano partecipato, parteggiando per Perseo… che se ne era andato in giro per Argo con appesa alla mano la testa di Medusa, nel suo epico scontro con il Craken. Il Craken… qualcuno sosteneva che fosse un figlio mal riuscito di Poseidone, il quale smentiva, subitaneamente, ogni volta che glielo rinfacciavano, adducendo che era più probabile che il tizio che metteva in giro simili voci, parimenti, andasse in giro con la fiaschetta di vino appesa alla mano e, ogni tanto, ingurgitasse un sorso… Quindi, per gli Dei olimpionici, era lungi e proprio da quella mitica battaglia tra due mostruosità titaniche, una con i serpenti in testa e l’altra col muso, il corpo (e il fondo schiena) e le zampe corte come quelle di un dinosauro, che le divinità si erano disinteressate di tutto ciò che avveniva nel mondo degli umani. Tuttavia, venne proprio quel giorno in cui Apollon e Afrodite, facendo il loro consueto giro in carro, trainato dagli amici alati di Pegaso, per le vastità del cielo, passarono nella zona atmosferica di una ridente cittadina e, strabuzzando a più non posso gli occhi, dall’alto verso il basso, individuarono un signor locale da ballo… << Dobbiamo andarci. >> Fu fulminea a dire Afrodite. << E’ senz’altro un posto exclusiveeee. >> Continuò imperterrita. << Ma che dici? >> Proruppe Apollon e continuò. << E se Zeus la prende a male? E, poi, sono millenni che ci siamo disinteressanti degli umani e loro manco si ricordano più che noi esistiamo. >> << Ma nooo, tranquillo, mio caro Dio del Sole, Zeus non si offende e se gli umani non si ricordano di noi… perché sono ignoranti… tanto meglio, in fondo noi andiamo a fare un giro in incognito. Fidati, fidati, vedrai stasera come ci divertiamo e a dir il vero, io mi sono rotta di star da millenni qui in cielo, coricata su una nuvola, ho e avrò sempre un corpo da schianto, facciamoglielo un po’ vedere a ‘sti umani! >> Sbottò Afrodite. << Ohhh… ma sei matta? Vuoi andare in giro tutta nuda sulla terra!?! Ma quelli ci arrestano! ‘Sti umani di oggi non sono più quelli dei tempi d’oro dell’Attica, questi sono passati attraverso il travaglio dei tempi dell’inquisizione spagnola e se ti vedono al naturale… o gli prende un coccolone o come minimo chiamano la forza pubblica! >> << Ma vaaaaaa… cosa hai capito Apollon! Sarai pure un bel figliolo, ma, alle volte, di testa non ci arrivi subito. Ci vestiamo come si vestono loro per andare in una sala da ballo e, anche così, le mie curve, sotto il vestito, tranquillo che si vedono, senza oltraggio al pudore… e magari incontriamo quel pittore… come si chiama? Ah, sì, Sandro Botticelli. Ho sentito che mi ha fatto il ritratto. Non so come ci sia riuscito, perché non mi ha mai visto, però, Ermes, il nostro messaggero divino mi ha detto che è stato bravo. Se adesso ricompaio sulla terra e, per caso, lo incontriamo, mi ritrae di nuovo! >> << Vuoi dire che ti scatta la foto! Oramai, gli umani usano solo fotografare… >> La interruppe, interdetto, Apollon. << Uhmmm… sì, certo, hai ragione. Comunque, dai, stasera andiamo in questa sala da ballo, è così… exclusiveee… dobbiamo andare, dobbiamo andare… >> Insistette Afrodite. << Ah, le Dee, sono peggio di certe idee… ma tu vedi questa e che mi tocca fare per accontentarla: devo portarla a ballare. Comunque sia, cara Afrodite, sono o non sono il Dio delle Arti? E, per me, sarà un gioco da ragazzi sfoggiare un movimento ritmico in pista al suono di cembali moderni, tanto da far sobbalzar tra le foglie d’alloro quell’austera della Pizia dell’Oracolo di Delfi. Bene! E’ deciso, m’hai provocato giusto: andiamo! >>