IL PROGETTO DEL COMUNE DI NOVI TRA I 31 SELEZIONATI 

Bando Luoghi della Cultura

Il Comune di Novi Ligure è tra i 37 enti che riceveranno il contributo del bando Luoghi della Cultura 2020, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo per favorire la crescita dell’attrattività dei territori di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta attraverso la cultura e in particolare la valorizzazione dei beni culturali.

Il progetto presentato dal Comune, selezionato tra tutte le 249 candidature pervenute, si intitola “Musicisti, attori, mercanti, corsari” e si propone di espandere l’attività del Teatro Marenco in modo autonomo per la crescita culturale della comunità e lo sviluppo del turismo nel territorio.

Il teatro, individuato in un utilizzo inteso nel suo senso più lato, viene declinato in:

a) Teatro come luogo espositivo di collezioni storiche_il teatro possiede al suo interno, al primo piano ben 5 sale di ottime dimensioni che rappresentano l’occasione per farne un luogo espositivo delle collezioni storiche legate al periodo ottocentesco, ai personaggi di Paolo Giacometti e Romualdo Marenco, nonché al teatro di figura, con la valorizzazione dell’unicità della collezione di marionette ottocentesche.

b) Teatro come luogo di produzione_creazione e programmazione di un percorso e di un lavoro finalizzato alla scrittura di testi per il teatro e alla realizzazione di attività legate alla tecnica, come ad esempio la scenografia. 

c) Teatro come luogo di inclusione sociale_programmazione di incontri con giovani bambini e adulti con disabilità cognitive e psichiche per cui si apra un ambito clinico terapeutico legato all’utilizzo e realizzazione e allestimenti di spettacoli e materiali teatrali di scena (oggetti, pupazzi burattini scenografie)  

d) Teatro come luogo di formazione professionale_percorsi di formazione in ambito pedagogico facendo riferimento ai programmi ministeriali che prevedono il burattino nell’ambito dei nidi e della scuola dell’infanzia e primaria – formazione di personale museale addetto a collezioni storiche teatrali e collezioni di marionette.

Oltre alla Fondazione Teatro Marenco, gli altri enti coinvolti sono il Centro Studi “In Novitate”, la delegazione Fai di Novi Ligure, la Fondazione Acos, l’Istituto Musicale “Alfredo Casella” e il Museo Topic di Tolosa.

Beneficiari del progetto sono gli Istituti comprensivi (scuole dell’infanzia, primarie e primarie di secondo grado), asili nido, scuole secondarie, bambini, ragazzi e adulti con disabilità cognitive (tramite le associazioni di riferimento), Giovani Fai, educatori di Piemonte e Liguria. Considerata la facilità delle vie di comunicazione che collegano i territori interessati al progetto, anche istituti delle vicine Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. 

Il Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo ha deliberato il sostegno ai 37 progetti risultati selezionati per un impegno complessivo di € 2.300.000. Il contributo erogato al Comune di Novi Ligure è di € 78.000.

LE COLLEZIONI STORICHE

Le marionette ottocentesche della Primaria Compagnia marionettistica Pallavicini

Il teatro delle marionette ha avuto in Italia una grande importanza non solo perché dal nostro paese si è diffuso fin dal cinquecento in tutta Europa, ma anche perché è riuscito a diventare uno spettacolo con proprie caratteristiche specifiche. Se durante il Rinascimento le marionette e i burattini si ritrovano soprattutto nelle chiese dove si raccontano le storie sacre, con la diffusione della commedia dell’arte le marionette si diffondono in tutta Europa, trasformando e rivoluzionando la concezione dello spettacolo che  da religioso-mitologico diviene profano. I vincoli posti dal Concilio di Trento favoriscono una “uscita” delle nostre maschere dall’Italia e al contempo una loro naturalizzazione in molti paesi europei: Pulcinella diventa Punch in Inghilterra, Polichinelle in Francia, Petruska a Mosca. A Venezia, verso la metà del Settecento, si tennero stabilmente rappresentazioni di marionette che mettevano prevalentemente in scena spettacoli musicali legati al melodramma: alle maschere tradizionali della commedia dell’arte si affiancano personaggi che parlando il dialetto ed esprimendo valori e caratteri popolari, favoriscono una forte identificazione degli spettatori nelle figure. 

La Primaria Compagnia Pallavicini nasce a Genova alla fine dell’Ottocento dal fortunato incontro di due giovani talenti: la marionettista Clotilde Ajmino, figlia d’arte, e Raffaele Pallavicini, attore brillante e marionettista con le compagnie Ponti e Pavero. Una giovane compagnia che, simbolicamente, rappresenta l’ultima grande tradizione ligure-piemontese che resisterà sulle scene fino al 1968. Un percorso artistico attraversato da ben tre generazioni: da Clotilde Ajmino e Raffaele Pallavicini a Gino Pallavicini e Tina Braccini, fino a Fely, Piero, Natale e Maria Clotilde. Da Genova a Novi Ligure, un’attività teatrale durata circa settant’anni attraverso le piazze e i teatri di tutta Italia. Una delle grandi compagnie marionettistiche che insieme ai Lupi di Torino, i Colla di Milano e i Podrecca di Trieste ha dato continuità alla grande tradizione del teatro di figura italiano.

Intorno al 1960 Gino Pallavicini abbandonò l’attività artistica affidandola al figlio Fely. Nel 1968 morì Gino Pallavicini e con lui si concluse di fatto la storia di questa grande famiglia legata al teatro delle marionette: i figli ormai sposati lasciarono l’attività dedicandosi ad altro e la conseguenza più immediata e che ci riguarda da vicino nelle ricerche su questa insolita ed interessante collezione, fu la vendita di materiale a collezionisti privati e non, con il conseguente depauperamento del ricco patrimonio di famiglia.

I Pallavicini svolsero un’importante ruolo culturale nell’ambito dell’intrattenimento popolare contribuendo alla formazione di molti giovani e adulti attraverso le loro rappresentazioni con  repertori che attingevano a opere di carattere storico, religioso, romanzato-patriottico e avventuroso. L’area di rappresentazione coinvolgeva tutta la Liguria, il basso Piemonte e la Lombardia 

Il lascito da parte degli eredi della famiglia al Comune di Novi Ligure consiste in 30 marionette originali complete dei raffinati abiti di scena e un teatro completo, con una maschera / marionetta “da apprendimento”, utilizzata dai giovani della famiglia per esercitarsi in questa antica, quanto difficile arte teatrale.

Il recupero di questi oggetti che prendono vita grazie alla bravura teatrale degli uomini, non rientra solamente nell’obiettivo di esporre un fondo teatrale antico, ma soprattutto in quello di diffondere la conoscenza e la storia di questa arte teatrale, essa stessa bene culturale immateriale. Molte delle più importanti famiglie che esercitavano nel teatro delle marionette hanno dato i natali ai più grandi interpreti teatrali novecenteschi: basti, tra questi, rammentare le famiglie Rame e Lupi.

Nell’anno 2009 il Museo dei Campionissimi ha dedicato un’ampia rassegna a questa collezione con l’allestimento della mostra temporanea dal titolo Appese ad un filo_storie di marionette dalla famiglia Pallavicini che ha permesso un riallestimento molto dinamico e alternativo delle scene teatrali.  L’allestimento ideato per questa mostra, in apparenza semplice, ha dovuto tener ben presente il rischio in cui si può incorrere nell’esporre degli oggetti strettamente legati all’inventiva teatrale e di per sé privi di vitalità propria. Grazie all’utilizzo di semplici pallets come piccoli palchetti delimitati e all’uso di fili di acciaio sottilissimo che sorreggevano le marionette è stata conferita una certa personalità al percorso espositivo. Le marionette infatti sono state presentate in atto di compiere un’azione in mini-scenette teatrali (il circo, il ballo, il piano bar, la caccia ecc.)

La possibilità di usufruire di uno spazio espositivo di grande prestigio come il teatro “R.Marenco” consentirebbe la valorizzazione di un patrimonio culturale-teatrale con una apertura di opportunità di formazione e di professionalità nuove per il nostro territorio.

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La collezione storica del teatro Romualdo Marenco

Nell’ambito del restauro, grazie all’attenzione della Soprintendenza e dei professionisti intervenuti, è stato possibile recuperare un importante patrimonio storico legato alle attività del teatro. Si tratta di un patrimonio vario: scenografie, fondali, oggetti di scena, documenti e spartiti originali. E’ una “collezione” fondamentale per la comprensione delle attività che venivano svolte, per la comprensione del retroterra tecnico e scenotecnico ottocentesco, un patrimonio di cultura materiale e immateriale che, valorizzato, darà vita a una narrazione coinvolgente e legata alle rappresentazioni sia del teatro “alto”, sia del “teatro di figura”. Di seguito l’elenco dei materiale recuperati e custoditi in attesa di valorizzazione.

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AZIONI

A) Il Teatro come luogo espositivo di collezioni storiche| Nella pagina seguente PIANTA RIDOTTO PRIMO PIANO CON QUOTE  identificazione degli spazi che verranno dedicati all’esposizione delle collezioni

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L’aspetto espositivo del progetto si pone l’obiettivo di far emergere la sensazione della forte dimensione storica del teatro, identitaria e culturale, trasmettendo la sensazione del grande lavorio che lo ha vitalizzato negli anni di massimo utilizzo da cui permettere che emerga l’anima del luogo, attraverso gli oggetti che un tempo avevano una funzione specifica e che sono stati abbandonati e ritrovati (la macchina e rocchetti di scena, i pannelli dipinti, gli elementi in legno e metallo dorati, i tessuti , le figure mitologiche, le foto d’epoca e i documenti… ) o da quelli provenienti dal teatro di figura ( le marionette e i loro decori, gli abiti, il sistema di animazione, il teatro delle marionette originale proveniente dalla collezione della Compagnia Pallavicini) in un comune linguaggio di scena e rappresentazione. Con l’intento di sviluppare un percorso di narrazione intorno al ricco contenuto culturale, materiale e immateriale, l’oggetto verrà raccontato attraverso la mano e il gesto che lo hanno prodotto in una dimensione narrativa, esperienziale e coinvolgente con la partecipazione attiva dello spettatore. L’attenzione si sposta dall’oggetto al processo, dal manufatto alla sua finalità in uno spazio relazionale, dotato di un linguaggio tecnologico dove l’immagine e il suono hanno uno strettissimo legame con lo spazio, in dialogo interattivo tra elemento esposto e spettatore. Nel percorso di narrazione, attorno agli oggetti raccolti ed esposti, si raccontano il manufatto ed il gesto dell’artista che lo ha prodotto o che lo ha animato con l’utilizzo di immagini accompagnate da suoni e voci, da video e installazioni, anche multimediali.

b) Teatro come luogo di produzione 

Drammaturgia | Da cosa si parte per scrivere una storia? Da un’idea? Da un personaggio? Da un’immagine? Tutto è possibile, purché poi questo primo impulso trovi una forma adeguata e una struttura teatrale: l’idea deve essere coltivata e sviluppata secondo una linea coerente e, soprattutto, efficace sulla scena. Verranno organizzati corsi specifici a questo scopo durante i quali verranno passate in rassegna le tecniche a disposizione del drammaturgo e gli strumenti da utilizzare per dar forma alla storia, anche in abbinamento a una partizione musicale. I partecipanti lavoreranno allo sviluppo di un plot drammaturgico: partendo dall’idea, passando per lo sviluppo del soggetto, si arriverà alla scrittura dei dialoghi.

Il testo teatrale: analisi delle strutture drammaturgiche; La scelta del soggetto; Sviluppo della struttura drammaturgica; I personaggi: identità e caratteristiche; I dialoghi: stile, coerenza, ritmo; Il testo e la traduzione scenica; la commedia dell’arte; il teatro di figura.

Nello specifico collegamento al teatro originale ottocentesco e alla collezione di marionette Pallavicini, la drammaturgia del teatro di figura deve le sue caratteristiche peculiari, nella sua forma, all’originalissimo linguaggio di base (con una sua grammatica precisa di segni e movimenti) derivante dal suo supporto materiale: la mano e le dita. A partire da queste radici comuni (ribadite anche sperimentalmente) si sono sviluppate forme molto simili di burattini in diverse parti del mondo, con drammaturgie elementari e strutturalmente identiche.

Le “teste di legno” e i loro compagni d’ombre, nelle loro forme “radicali” e primordiali sono esistiti da sempre (da quando l’evoluzione dei movimenti della mano li ha generati). Hanno preso in prestito caratteri, maschere e tipologie narrative da altri aspetti “più forti” del teatro, della religione e della cultura a loro contemporanei.

Riadattamento delle opere teatrali di Romualdo Marenco per il teatro di figura, come ad esempio:

Lorenzino de’ Medici, libretto di G. Perosio, Lodi 1874; Milano 1875

Moncada, libretto di F. Fulgonio, Milano 1880

Federico Struensée, Novi Ligure 1908

I corsi verranno organizzati per le scuole primarie di secondo grado e per le scuole secondarie che abbiano già avviato un programma di lavoro con il teatro, in collaborazione con l’Associazione Musicale Casella che svolge in città un importunate ruolo di scuola di musica per ragazzi che si avviano al perfezionamento presso il Conservatorio; al termine dei corsi verrà prodotta una mini stagione teatrale di figura con l’utilizzo del teatro di scena originale ottocentesco, donato dalla famiglia Pallavicini al Comune di Novi Ligure

I corsi verranno tenuti da 

Compagnia Broggini di Walter Broggini e da  Andrea Robbiano

Scenografia e scenotecnica | La scenografia è un’arte che consiste nell’ideazione di elementi piromanografici in uno spettacolo cinematografico, televisivo, radiofonico o teatrale (tiktok) a differenza della scenotecnica che si occupa sostanzialmente della tecnica della scenografia in quanto realizzazione della scena.

Tuttavia, la scenografia e la scenotecnica, sebbene teoricamente rappresentino due ambiti separati, spesso convergono, come discipline, in una stessa figura professionale, lo scenografo, che non soltanto prepara i disegni, o bozzetti, ma realizza materialmente anche le scene nel momento in cui interviene sul progetto e le specifiche tecniche, in collaborazione lo scenotecnica.

L’avvicinamento a queste professioni verrà facilitato tramite l’organizzazione di laboratori didattici sulla meccanica di scena e di animazione, complementari a quelli su costruzione e drammaturgia, dove sarà possibile apprendere le tecniche con gli esperti del settore. Seminari specifici con la collaborazione di studiosi e docenti specializzati nel campo, a livello nazionale ed internazionale, consentiranno il recupero di questo prezioso patrimonio culturale. Il discorso verrà approfondito con l’insegnamento delle diverse tecniche di pittura finalizzato alla preparazione delle scenografie comuni per il teatro dei piccoli e degli adulti.

I Laboratori di scenografia/scenotecnica verranno tenuti da Natale Panaro e saranno aperti agli studenti delle scuole superiori, dei corsi di Architettura e dell’Accademia di Belle Arti

c) Teatro come luogo di inclusione sociale

Il teatro con i suoi molteplici linguaggi apre canali comunicativi fra psichiatria – individuo e società. In questo scambio, la psichiatria considera la “persona” prima ancora della sua malattia, con i suoi valori e diritto di cittadinanza e la comunità accoglie le fragilità interne ad essa, riconoscendo il disagio psichico. La consapevolezza delle fragilità delle persone porta a un’esigenza di riconoscimento sociale. Attraverso il laboratorio teatrale si sviluppa un percorso che mette in gioco attori e autori in grado di scegliere quale ruolo recitare, in quale azione, personaggio e testo sperimentarsi. Il teatro raccontando la fragilità, la porta sulla scena in mezzo alla comunità, costringendo quest’ultima ad interrogarsi sulle parti sociali che la compongono, sulle loro identità e modalità di esistere all’interno di essa. In aggiunta a tutto questo va detto che il teatro di figura, con il suo linguaccia semplice, l’utilizzo dei burattini o delle marionette, interpreta ancora meglio questa finalità. L’esperienza teatrale favorisce il benessere psicofisico e sociale; sviluppa potenzialità creative e di socializzazione; valorizza la fantasia e l’espressività mimica; una maggiore coscienza di sé attraverso la consapevolezza del gesto, del movimento, della voce, del suono e della narrazione. I risultati di queste attività fino ad oggi ottenuti hanno dato indicazioni sugli effetti terapeutici riabilitativi ed evidenziato miglioramenti della qualità della vita degli utenti. 

Nel teatro sociale, il laboratorio, inteso come pratica creativa di gruppo sviluppata in una situazione extraquotidiana e orientata, in una dinamica relazione anche affettiva, all’autorappresentazione, offre una condizione particolarmente efficace di lavoro. Articolato in termini di conduzione sul modello dei riti di passaggio – separazione, margine, reintegrazione -, il modello generale del laboratorio di teatro sociale si sviluppa su tre percorsi:

  • il training psicofisico, centrato sulla scoperta del corpo come strumento di espressione, comunicazione e di relazione;
  • il training relazionale, fatto di giochi ed esercizi, finalizzati alla formazione del gruppo attraverso l’esplorazione delle dinamiche di fiducia e conflitto;
  • l’esplorazione drammaturgica, attraverso l’improvvisazione, l’invenzione narrativa, la creazione di rappresentazioni.

Nelle tre fasi del laboratorio, gli stimoli forniti dal conduttore creano dei setting teatrali nei quali quella che viene agita è la totalità della persona e del gruppo, sul piano dei vissuti, dei linguaggi, dell’immaginario, del mondo simbolico e di valori a cui fa riferimento.
Attraverso l’esperienza laboratoriale (ed in particolar modo di quella teatrale) si può migliorare significativamente la qualità di vita e dare dignità a soggetti che spesso non hanno alcuna prospettiva di vita. L’organizzazione di un laboratorio teatrale richiede risorse umane e materiali: personale educativo e formativo, dev’essere messo in grado di lavorare senza improvvisazione, avere conoscenze di base specifiche da aggiornare continuamente per raggiungere la massima professionalità.

Si prevede una serie di incontri che verranno svolti con il supporto dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE KARKADé che da anni svolge questo genere di attività sul territorio della provincia di Alessandria. Nello specifico Davide Sannia, specializzato in teatro sociale, sarà il coordinatore nonché realizzatore degli incontri.

I laboratori si concluderanno con la presentazione di un lavoro teatrale rivolto al pubblico e gli stessi utenti potranno poi proseguire il percorso di laboratorio teatrale in una dimensione di teatro sperimentale avanzato.

d) Teatro come luogo di formazione professionale 

Formazione educatori | Il fare “far finta di” è una capacità innata nei bambini, collegata allo sviluppo dell’intelligenza, che dapprima inizia con l’imitazione di un modello per poi venire successivamente differita. Anche prima dei due anni Il bambino è già in grado di compiere azioni e utilizzare oggetti e strumenti attribuendo loro altri significati.

L’immaginario ha il suo culmine verso i tre anni, quando il bambino inizia ad acquisire le capacità astratte.
Da questo momento in poi , nella fase prescolare, partecipa di più alla vita sociale, inizia a imitare gli adulti, travestirsi immaginando di essere chi più desidera: una principessa, un cuoco, una ballerina, un papà… Nei luoghi per l’infanzia dei vari ordini (asili nido e scuole dell’infanzia) vengono strutturati angoli predisposti per il gioco imitativo, denominati simbolici, dove i bambini i possono esprimersi con fantasia e, drammatizzando, arrivare anche a demonizzare paure e tensioni liberando conflitti interiori, vincendo così la timidezza. Gli obiettivi preposti variano a seconda dell’età dei bambini. 

In questo periodo l’ animismo infantile, che è una funzione simbolica, permette al bambino di animare oggetti e personaggi inanimati che obbediscono alle leggi dei suoi desideri.
Intorno ai 5 anni il bambino raggiunge un notevole grado di maturità e sa distinguere il vero dal falso ma continua ad amare il travestimento e le rappresentazioni in cui può avere la parte di persone ben lontane dalla sua vita di tutti i giorni. L’immaginazione, il gioco simbolico e il linguaggio si affinano, si arricchiscono e diventano sempre più ricercati. La drammatizzazione diviene quindi una forma di espressione e di comunicazione verbale e non. Dal punto di vista della socializzazione, la drammatizzazione si inserisce come uno strumento che favorisce e incentiva le relazioni tra i bimbi attori protagonisti o spettatori attraverso relazioni volte alla condivisione e al coinvolgimento emotivo, incentiva la comunicazione e sviluppa lo spirito di gruppo tramite la condivisione nel costruire, nel realizzare e rappresentare la storia.

Tutto ciò viene svolto spesso con l’ausilio dei burattini e del teatrino.

Il burattino è vivo, risponde, si muove ma è comunque finto e controllabile da chi lo anima; permette di cambiare la storia a piacimento, di esternare le emozioni senza però coinvolgere direttamente il suo animatore; è contemporaneamente reale e fantastico. Man mano che il bambino acquista padronanza di questo mezzo espressivo, sarà in grado di animare in modo sempre più completo e preciso i personaggi che crea. Il burattino acquisisce una funzione catartica e psicologica: per fare un esempio, il bambino con difficoltà nel comunicare, con un burattino in mano, riuscirà a dire delle cose che normalmente non direbbe. Inoltre il suo utilizzo agevola lo sviluppo della motricità fine e il coordinamento oculo-manuale.
Gli obiettivi primari di questo percorso per l’infanzia sono:

  • soddisfare il bisogno di movimento e di liberazione della fantasia attraverso l’uso di più linguaggi 
  • stimolare l’immaginario 
  • favorire la comunicazione e il linguaggio verbale
  • far esprimere sentimenti, paure, emozioni, attraverso racconti, drammatizzazioni con il corpo e attraverso l’uso di altri strumenti
  • superare paure, angosce e favorire l’autostima e la fiducia negli altri 
  • permettere l’imitazione di diversi modelli di comportamento.

Nella città di Novi Ligure sono presenti due asili nido comunali e sette scuole dell’infanzia statali. L’intento è quello di formare il personale educativo, tramite un percorso di drammatizzazione, in cui siano inseriti la narrazione di favole e fiabe e l’utilizzo dei burattini per promuovere questo progetto dalle multiple valenze formative e catartiche. Da alcuni anni, inoltre, i due ordini educativi, hanno elaborato un progetto di continuità che, ora più che mai, va implementato. Tale progetto nasce dal bisogno di vedere e pensare al bambino non in modo frammentario, inserito in tanti piccoli percorsi e contesti, ma in modo globale cercando di creare per lui un susseguirsi di situazioni in cui poter sperimentare e quindi apprendere in maniera serena e naturale, grazie alla condivisione di metodologie, progetti e sistemi di lavoro comuni tra i servizi educativi della prima infanzia.

Per il bambino piccolo il passaggio a un ambiente nuovo, con nuovi adulti e compagni viene spesso vissuto con una sorta d’ansia e di insicurezza riguardo alle proprie competenze e capacità, mentre le routine, la quotidianità, il ripetersi di situazioni, metodologie e conoscenza infondono sicurezza e tranquillità: ecco perché la continuità rileva tanta importanza. Condividere le stesse modalità operative, strutturare un progetto comune, creare situazioni stimolanti, lasciando i bambini liberi di agire con le proprie potenzialità, permettere di frequentare il nuovo ambiente con l’appoggio di una figura di riferimento, attraverso momenti strutturati, dà l’opportunità al bambino di acquisire fiducia in se stesso e verso la futura scuola, sentendosi parte di essa. L’obiettivo è quello di fare in modo quindi, che questo importante passaggio, non sia vissuto come la fine di un percorso, l’abbandono di un ambiente conosciuto e rassicurante, ma in un continuum educativo venga vissuto dal bambino come una conquista, un traguardo, che lo faccia sentire parte attiva del proprio cammino di crescita.

La drammatizzazione, la condivisione di pratiche comuni nella narrazione e la stesura di un racconto comune diversificato per età dei bambini e l’uso dei burattini possono quindi divenire un supporto fondamentale, un filo conduttore che trasporterà, dando un input fantastico, i piccoli da un ordine di scuola ad un altro.

Localmente, ad Alessandria ci si appoggerà per questa formazione a Ombretta Zaglio, coofondatrice del Teatro del Rimbalzo con il quale lavora nel settore di teatro bambini, ragazzi e giovani.
Terreno di ricerca: narrazione e cantastorie.

Nel 2000, in seguito ad una ricerca sul brigantaggio dell’800 condotta con scuole ed insegnanti della provincia di Alessandria, nasce lo spettacolo di cantastorie Mayno della Spinetta . Lo spettacolo è stato ospitato in festival nazionali e francesi sull’arte del cantastorie. Dal 2000 ad oggi la ricerca teatrale si colloca nell’ambito del digital story telling (narrazione in ambiente) multimediale, dove la parola amplifica il suo senso combinata alle immagini. 

Gli asili nido comunali e le scuole per l’infanzia statali i cui educatori parteciperanno a tale formazione (estendibile anche alle strutture private), riceveranno un kit di teatro e burattini per svolgere l’attività in classe. 

Al termine del percorso di formazione le educatrici e gli educatori metteranno a disposizione dei bambini le nuove competenze in:

n. 10 laboratori propedeutici al teatro, della durata di tre ore,  rivolto ai bambini dai 2 ai 6 anni, per aiutarli a riconoscere le emozioni (rabbia, paura, tristezza, gioia, allegria) tramite l’utilizzo dei  burattini e la narrazione di storie e fiabe, condotti e gestiti  dal personale educativo delle cooperative Bluania Onlus di Varazze  e Le Pagine di Ferrara.

I laboratori hanno inoltre lo scopo di accompagnare i bambini alla conoscenza e all’esplorazione del mondo teatrale, un mondo intuibile e contemporaneamente misterioso, in cui non vi è nulla da insegnare, insita nella radice etimologica del termine educare ovvero “tirare fuori”.

Formazione educatori sanitari e insegnanti di sostegno | La formazione professionale sarà altresì estesa agli operatori sanitari che si occupano di disabilità e agli insegnanti di sostegno di scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Oltre a un percorso strutturato sul racconto e la narrazione l’utilizzo dellemarionette diventa un metodo innovativo per la semplicità e l’efficacia espressiva attraverso le quali l’operatore può interagire con chi fatica nelle relazioni con l’altro e con il mondo che lo circonda.
Questa metodologia consiste nell’animazione delle marionette da parte del conduttore, attraverso le quali può simulare situazioni sempre diverse. Le marionette utilizzate sono fatte in maniera tale che le espressioni del volto possano essere modificate in maniera evidente, proprio per stimolare al massimo le reazioni del bambino.Le marionette sostanzialmente mimano le emozioni umane, in un modo abbastanza semplice da essere percepito anche da chi soffre di forme severe di autismo

L’attività si svolgerà in piccoli gruppi, all’interno dei quali i bambini riescono a interagire: simulando situazioni semplici l’operatore è in grado di aiutare a far capire ai bambini quali azioni inducano una particolare emozione sul volto della marionetta. Attraverso questo tipo di esperienzail bambino riesce a cogliere le analogie con la realtà e a migliorare la sua capacità di comprensione, che con il tempo potrà esercitare anche nei rapporti reali.
La differenza di questa metodica dalle altre è data dall’accento posto sulla cognizione sociale, e non sulle competenze sociali. In questo modo si vogliono fornire al bambino anche molto piccolo o con deficit cognitivi importanti gli strumenti per migliorare la propria consapevolezza, la propria empatia con gli altri e  per capire le proprie emozioni.

Nr. 5 Incontri di formazione per educatori sanitari e insegnanti di sostegno, svolti in collaborazione con la Compagnia Broggini che, come da allegato cv svolge questo genere di formazione specializzato in forma specifica e dedicata. Verranno realizzati, da artigiani specializzati, delle marionette specifiche da utilizzare con l’utenza nello spettro dell’autismo, i cui volti potranno modificare le espressioni a simulazione delle emozioni, di cui il personale formato verrà dotato per l’attività con l’utenza.

Formazione personale museale | Tra gli obiettivi che si vogliono raggiungere con questo percorso culturale c’è la formazione di personale specifico sulle collezioni teatrali che sia in grado di operare non solamente nella modalità di visita guidata, ma di animazione e coinvolgimento emotivo e spettacolare, così da coinvolgere il pubblico, i gruppi e le scuole che potranno vivere una esperienza. Vivere l’esperienza è la nuova modalità che nei musei e nelle collezioni si cerca di raggiungere, così da creare un circuito virtuoso di affezione al bene e di ricordo positivo della visita che verrà riportato in famiglia. Le visite guidate al Teatro “come bene culturale restaurato” sono state svolte dalla Delegazione FAI di Novi Ligure, nello specifico con un grande impegno da parte del Gruppo dei Giovani del Fai che hanno condotto le visite guidate al bene restaurato durante le giornate nazionali di autunno del FAI, accompagnando e gestendo i gruppi, fino a circa 3000 utenti. 

Il Centro Internazionale TO.PIC di Tolosa è specializzato nella formazione di personale teatrale e svolge workshop, corsi e laboratori specifici, anche costruiti su misura, in base alle esigenze del personale coinvolto. Viene da questo ente, messa a disposizione una foresteria interna al museo che potrà ospitare fino a sei ragazzi che parteciperanno full immersion alla formazione tramite seminari e workshop e altresì affiancando il personale spagnolo che svolge questo tipo di attività, su collezioni di dimensioni europee del teatro di figura. 

Finalità: il Teatro storico di Novi Romualdo Marenco sarà dotato di personale preparato alla gestione di una collezione teatrale. Tale personale formato potrà così gestire non solamente visita guidate, ma esperienze positive, con l’obiettivo finale che tale personale diventi professionista del settore e faccia di questa formazione una start up finalizzata alla gestione delle collezioni e del pubblico.