Carlos Javier Jarquín Scrittore Nicaragua, poeta, opinionista internazionale, manager e promotore culturale attualmente residente in Costa Rica.

Lo scrittore emigrato e le sue valigie piene di sogni

Fabio Mendoza Obando*

La Patria rimase sola, triste, con gli occhi fissi sul vuoto, osservando attentamente la sua partenza, ogni suo passo lentamente scompariva nel crepuscolo della nuova realtà. Devastato, piangendo per un’altra assenza, riflettendo su ciò che è stato dopo quel giorno, camminando contro corrente, indebolendo le impossibilità, dettagliando strategie per sopravvivere. I confini sono stati annullati, sono stati fatti a pezzi. Ed è uscito con i suoi appunti ei suoi schizzi in mano e sulla spalla una valigia piena di sogni incompiuti. Con passo deciso non riusciva a smettere di pensare a cosa significasse lasciare il suo Paese in cerca anche lui di una ventata di libertà.

Attraversò il confine sud, e da quel giorno stesso la strada divenne sassosa e in salita, sentì che il cielo era più vicino a lui ed era angosciante, in lontananza poteva scorgere la vetta delle montagne di un altro paese che fece nemmeno lo sapeva, gli sembrava difficile raggiungerli, ecco perché non era disposto a concedersi alla brama di entrare nell’atrio dei desideri infantili che aveva sempre sognato. Camminare nell’ignoto gli sembrava un’odissea, una tragedia minacciosa, rimuoveva con le mani un tumulto di tenebre che gli impediva di andare avanti.

È nato il 26 giugno 1990 a Rancho Grande, Matagalpa, Nicaragua. La sua grande patria divenne un grappolo di orchidee aromatiche nel suo cuore, gli dava pace mentale solo immaginando di respirare la sua memoria. Troppo giovane per uscire e lasciare tutto, perché in quei brevi appunti sui quaderni di scuola c’era scritto e lui giurava di non lasciare mai la sua Nazione come hanno fatto migliaia di suoi connazionali, ma non è stato così, è toccato a lui questa volta . È un altro di quell’esercito silenzioso che se ne è andato non perché lo vogliano, ma perché sono costretti a farlo.

E cominciò a vivere di ricordi improvvisati, di acuta nostalgia, del male sporadico del paese, di una tristezza fiorita nel suo cuore, di fare ciò che non aveva mai fatto, di brividi e paure nell’anima e anche per strada. All’improvviso nei viali della capitale, sguardi offensivi, mormorii inaspettati lo sorpresero, facendolo talvolta piangere. Il desiderio di seguire ciò che era stato detto di fare in teoria era più forte di qualsiasi scoraggiamento contro di esso. Stava costruendo il percorso che sognava con il pennello della volontà a volte spezzata e altre volte sicura.

Il tempo passava e il frutto dei sogni portati dalla loro terra, quelli che sembravano impossibili da vedere luminosi come il ritorno della luce dell’alba ogni mattina, si materializzarono gradualmente, con lo zelo dell’amore, della passione, dell’autodisciplina, della dedizione, della perseveranza e totale perseveranza. Questo lo ha reso felice, il paese e la sua famiglia, ha dato con uno sforzo superiore alle sue forze, la volontà che promette la giovinezza. Non aveva limiti, solo volendo e facendo, il risultato è stato notevole, anche se non è stato facile dispiegarsi lungo i percorsi tracciati.

E quel giovane conosciuto letteralmente come El Chico Poeta, di bassa statura, capelli lisci, pelle scura e occhi penetranti, che a scuola veniva preso in giro per aver fatto conoscere i suoi sogni, quello cresciuto sotto le cure della sua amata nonna materna , perché i suoi genitori in virtù di apprezzarlo ciò che facevano era ignorarlo, quel giovane che chiamavano pazzo tutti i giorni, è attualmente uno degli editorialisti più rilevanti della sua generazione nel mondo di lingua spagnola, il suo lavoro letterario e giornalistico è costantemente pubblicato su prestigiosi giornali e riviste digitali e cartacei in America Latina, Spagna e Stati Uniti.

La sua storia è la storia di tutti; giovani, donne e adulti che emigrano per avere una possibilità di vita, per essere migliori. È la storia di un Paese che continua a cercare la sua libertà e il ritorno della sua gente che è fuori dai confini. È la storia di coloro che sono stati costretti e rifiutati per non essere d’accordo con il sistema imperante, sono gli immigrati che resistono a stare in un altro paradiso, eppure ci sono, anche se non è la casa prescelta. Lui è Carlos il sognatore, Javier il mietitore di successi e Jarquín il suo cognome, che oggi è sinonimo di riferimento, per il suo umanesimo e solidarietà incondizionata con artisti, scrittori e poeti di diversi paesi del mondo.

  • Scrittore e poeta nicaraguense