“ A cercare un editore”, di Bruno Mattu

“ A cercare un editore”:

“Ho portato una proposta di libro ad un editore, ma era troppo piccolo perché arrivasse a leggere i caratteri alti e dal suo punto di vista non ci capiva niente.

Sono andato da un altro con la stessa cosa e ho tentato di farmi vedere, ma lui era troppo grande : non vedeva me, figuriamoci se riusciva a leggere quello che avevo scritto.

Allora ho cercato sull’elenco telefonico, di editori ce ne erano tanti e con molti telefoni, ho provato a comporne i numeri: molti erano occupati, in pochi squillavano liberi, ma non rispondeva mai nessuno, forse sbagliavo l’orario.

Alla fine ho scelto a caso un nome e ci sono andato di persona.

La targa sul portone era scolorita e a malapena si leggeva ancora.

Ho suonato lo stesso e qualcuno ha aperto.

L’ufficio deserto lasciava intravedere appena di cosa si trattasse.

I passi mi hanno condotto davanti una scrivania, dietro un tipo pallido mi ha apostrofato con enfasi, tutto contento che gli fossi capitato davanti.

Erano tempi magri per l’editoria: a malapena le persone leggevano i tascabili e lui non aveva più nemmeno quelli.

Gli ho passato il dattiloscritto, lui lo ha preso in mano, valutandone ad occhio la consistenza.

Volevo provare almeno a dire due parole circa il contenuto: un minimo di presentazione, pensavo, è sempre necessaria quando ci si vuole proporre. Ma lui non me ne ha dato il tempo: mi ero distratto un attimo guardando la parete, mentre presumevo gli desse una sfogliata. Invece, con un movimento rapido ha iniziato a prendere a morsi il mazzo di fogli che gli avevo dato.

Non ho fatto a tempo a proferir parola, che tutto soddisfatto deglutiva l’ultimo brano del mio dattiloscritto.

Ero esterrefatto e appena tentavo di balbettare dei brandelli di domande che mi sovvenivano.

Quella era l’unica copia del mio lavoro, ottenuto con sacrificio e tanta fatica.

Ormai solo delle piccole briciole erano rimaste infilate tra i suoi denti, erano un po’ di accenti che gli restavano ostici.

Quando nemmeno loro erano più nella sua bocca, mi disse che scritti come il mio ne avrebbe gradito almeno uno al giorno, giusto per raddrizzare la media mensile delle sue pubblicazioni.

Avevo capito che si trattava di un editore piuttosto affamato.

Per quanto riguardava il contratto editoriale, mi consigliava di ripresentarmi dopo un po’ di tempo con un’altra opera, magari più consistente, così arrivava sicuro fino a Natale. Per il momento, quello che gli avevo consegnato, lo doveva finire di esaminare, con maggiore attenzione, facendolo decantare.

In definitiva lo doveva digerire, del resto al primo assaggio non si può valutare la reale consistenza di un autore.

Un editore, per quanto famelico, resta pur sempre un editore, con tutta la sua deontologia professionale.” 

da: “Come tanti minuscoli io” – Raccolta di brevi racconti surreali tenuti insieme con una leggera imbastitura narrativa che prende spunto da un gigantesco blocco parallelepipedo dischiuso da una gigantesca mano, attraverso un filo invisibile: il filo della narrazione. Pubblicata nel 2014 nel sito di Dudag

Disegno da me realizzato da una foto che avevo scattato nel 2000 alla mirabolante scultura opera di Dumbo 86 collocata nella Circonvallazione Nord ad Atri (TE)