Momenti di poesia. Ferruccio Brugnaro, il poeta operaio.

Ferruccio Brugnaro

“Bracciante, raccoglitore di stracci
operaio degli altiforni
pescatore
venditore abusivo di crostacei.
Mio padre
era così
adoratore del sole, adoratore
delle barene
silenzioso
fanatico del mare.” 
 (da Bracciante, raccoglitore di stracci)

Ferruccio Brugnaro 
nasce a Mestre nel 1936. Operaio a Porto Marghera dagli inizi degli anni ’50, ha fatto parte per molti anni del Consiglio di Fabbrica Montefibre-Montedison. La sua attività di scrittore inizia nel 1965. Comincia a distribuire i suoi primi ciclostilati di poesie, racconti e pensieri su volantini, su comunicati del sindacato, sui muri e ovunque capiti, presso i quartieri e le scuole frequentati dai lavoratori in lotta.
Sono poesie di denuncia scritte tra un turno di lavoro e una assemblea. Le trova in Sicilia il poeta americano Jack Hirschman, che ne rimane impressionato tanto da decidere di tradurle negli Stati Uniti (ne usciranno due volumi, e Brugnaro sarà poi chiamato a un ciclo di letture e conferenze oltreoceano). Li trova a Parigi il poeta francese Jean-Luc Lamouille, che ne traduce i testi per una raccolta poi uscita in Francia.
E’ del 2014 “Le follie non sono più follie” nelle Edizioni Seam. Nel 2016 nel corso del Morning Art Festival, riceve il Premio Naim Araidi alla carriera. Suoi testi appaiono spesso anche su varie riviste e giornali internazionali.

Scrive Andrea Zanzotto in una prefazione: “Nella poesia di Brugnaro appare una realtà ambientale che ha raccapriccianti affinità con quella della guerra: è la realtà della fabbrica, o almeno di certe fabbriche, oggi. Non è esagerazione affermarlo. Ci sono in questi versi le mattine di livido inferno dopo i turni, i fumi e rumori che disintegrano, le morti a stillicidio, l’indefinibile e inarrestabile trasformazione degli uomini in cosa.”

Porto Marghera

Tutti assolti al processo per le morti al petrolchimico

Lavoravamo tra micidiali veleni
sostanze terribili
cancerogene.
Non affermate ora
furfanti
ladri di vite
che non c’era alcuna certezza
che non c’erano legislazioni.
Non dite, non dite che non sapevate.
Avete ammazzato e ammazzate ancora
tranquilli indisturbati
tanto
il fatto non sussiste.
I miei compagni morti non sono
mai esistiti
sono svaniti nel nulla.
I miei compagni operai
morti
non possono tollerare
questa vergogna.
Non possiamo sopportare
questo insulto.
Nessun padrone
nessun tribunale
potrà mai recingerci
di un così grande
infame silenzio. 

Ferruccio Brugnaro 

MALVAGIO, SONO MALVAGIO E BESTIA


 Mi accorgo ancora del biancospino
 che fiorisce
 e della rondine che ritorna.
Malvagio, sono malvagio
e bestia.
Non dimentico, non posso dimenticare
il crescere dell’erba
il tempo imbandierato di fiori
 e di nidi
il profumo del mondo.
Malvagio e bestia
 selvaggio
 incorreggibile.
Mi batterò per sempre
per questa terra,
mi batterò per sempre
per questi pianeti
fino l’ultima ferita
fino l’ultimo abbandono
fino l’ultima
 angosciosa amputazione.
 Malvagio
 mille volte malvagio
 bestia senza briglie
selvaggio.
Dentro una storia di morte
dentro uno spazio
di morte             il mio lavoro di sole
              non avrà mai fine.

Ferruccio Brugnaro