LA MIA RELIGIOSITÀ

Per affrontare il “problema” di Dio, non sono d’aiuto certamente i preti, essi parlano sempre come se fossero i custodi di eterne certezze e ti trattano come se uno avesse sei anni. Né tantomeno i professoroni di filosofia, questi ti mettono sul loro stesso piano intellettuale e a questo punto uno, è fregato. In una discussione teologica/filosofica sulla natura di Dio sarebbe sufficiente se si trovassero preti e filosofi, a metà strada. Mi spiego, per affrontare il grande mistero della vita, sarebbe sufficiente che uno pensasse che, se quella sera suo padre fosse uscito con gli amici al bar, o fosse andato alla partita fra scapoli e ammogliati lui non sarebbe mai nato e, se per caso, suo padre, fosse stato a casa la sera dopo, molto probabilmente sarebbe nata una femmina o un altro maschio, ma sicuramente non lui. Per quanto riguarda la mia esperienza di vita, le prime angosce esistenziali le provai assolutamente in modo personalissimo. Per esempio, guardando una vecchia cartolina del mio paese natale, dove si vedeva una moltitudine di gente, mi capitava di concentrarmi su un volto e allora, pensavo che quell’uomo aveva un volto, un nome, dei figli, che forse era malato o forse sanissimo, che sicuramente era stato un bambino, che avesse litigato con qualche suo amico e così via. In pratica mi capitava di pensare che quella persona fosse né più né meno una persona normale come me, e mi capitava sempre di pensare che magari fosse già morta. Ecco tutte queste cose pensavo e allora la mia mente si riempiva di mistero e d’intima religiosità. Oppure, quando andavo a scuola, dal finestrino del treno intravvedevo le finestre aperte delle case lungo la ferrovia e mi capitava di intravvedere un letto o la sagoma di qualche persona che si specchiava, persona di cui ignoravo completamente l’esistenza e m’immaginavo che in quella casa chissà quante persone fossero passate, forse generazioni intere: nonni, padri, amanti e pensavo chissà quanti visi avesse visto quello specchio e ogni viso aveva una sua storia di gioia e di dolore. Ecco allora mi feci la convinzione che la vita è anche religione, ma religione personale, intima fatta su misura, fatta di emozioni personali, e che tutto ha un valore a patto di non cercare di approfondirlo troppo perché se no, si perde il senso del mistero e tutto evapora e lascia il posto a una profonda angoscia. C’è solo un modo per non cadere in quell’angoscia: innamorarsi della vita.

Da “I MIEI PENSIERI”
Di Gregorio Asero
Copyright Legge 22 aprile 1941 n. 633