“I racconti del giovedì”: Racconto inedito scritto da Ernesto Martinasso

Me Piemont

Il libro del Comando

Vi era un tempo un parroco che officiava in una piccola chiesa sperduta nella campagna alessandrina, era un settimino, venuto alla luce quindi al settimo mese di gravidanza e settimo nato in una nidiata di sette fratelli; era temuto dai suoi parrocchiani in quanto ritenuto dotato di poteri sovrannaturali e praticante la ‘fisica’. 

Il suo nome era, manco a dirlo, Settimo, e occorre dire che i fedeli forse non sbagliavano a considerarlo un ‘mascun’, uno stregone; infatti era entrato in possesso di una copia del ‘libro del Comando’ e passava tutto il suo tempo libero a leggerlo e rileggerlo. 

Un bel di decise di evocare il demonio e così, nell’intimità della sua camera iniziò ad invocare le sette categorie dei demoni ‘Oh demoni del fuoco, dell’aria, dell’acqua, della terra, del sottosuolo, delle tenebre e del ghiaccio, io vi invoco e vi comando di manifestarvi a me’; dopo aver ripetuto sette volte l’invocazione rimase in attesa. Ma non accadde nulla e allora Settimo, spazientito, cercò nei suoi appunti qualche altra formula evocatrice. Quand’ecco che il suo olfatto avvertì un forte odore di zolfo e dal camino si materializzò una figura maligna che, scrutandolo in maniera beffarda disse ‘Settimo, misero mortale, perché disturbi i demoni?’. Settimo era esterrefatto, in fondo non credeva che un tale prodigio potesse realizzarsi; ma ora un demonio si era materializzato dinanzi a lui ed era terribile oltre ogni immaginazione. Disse Settimo, tremando come una foglia, ‘perdona il mio ardire e considerami tuo servo, ma dimmi chi sei, con chi ho l’onore di conferire?’. Il demone rimase in silenzio per un certo tempo e Settimo temette il peggio, avvertendo nel suo intimo la devastante malignità che  emanava quell’essere diabolico, poi disse, glaciale ‘io sono Belzebù, principe dei demoni, signore delle mosche, dio di Ekron, guida degli spiriti di menzogna detti Chaigidel. Dimmi cosa vuoi da me, senza farmi perdere tempo, ed io esaudirò la tua richiesta.’ Settimo si sentiva venir meno ma, per non far spazientire Belzebù tagliò corto e disse ‘voglio vivere immerso nel denaro’. Belzebù rise con tale potenza da far tremare la cameretta del parroco, poi con voce tagliente sibilò ‘la richiesta di voi vermi mortali è sempre la medesima e tu non brilli certo di fantasia; sarai comunque accontentato’.

A questo punto Settimo si sentì attrarre da una forza invisibile verso il camino che si aprì, inghiottendolo; era la porta dell’Inferno e dopo poco Settimo si trovò immerso in una poltiglia di feci maleodoranti. ‘Maledetto diavolo, mi hai ingannato’ urlò il fu Settimo, rispose Belzebù gongolante ‘mio caro, sei stato tu a chiedermi di vivere immerso nel denaro e io ti ho accontentato, non è forse il denaro lo sterco del diavolo? Ebbene, di cosa ti lamenti, stolto? E poi, fidarsi del capo degli spiriti menzogneri,  non ti pare alquanto sciocco?’.

Questo fatto avvenne il giorno 7 del settimo mese dell’anno, Luglio, dell’anno di grazia 1777, alle ore 7.

Il parroco Settimo venne dato per disperso e l’odore di zolfo presente nella sua cameretta durò decenni, rappresentando un fatto inesplicabile.

Racconto inedito scritto da Ernesto Martinasso

“I racconti del giovedì”