Il gabbiano Jonathan Livingston (Jonathan Livingston Seagull, 1970) è un celebre romanzo breve di Richard Bach. Best seller in molti paesi del mondo negli anni settanta, diventato per molti un vero e proprio cult, Jonathan Livingston è essenzialmente una favola a contenuto morale e spirituale. La metafora principale del libro, ovvero il percorso di autoperfezionamento del gabbiano che impara a volare e vivere attraverso l’abnegazione (fonte Wikipedia).

“…Sicché questo è il paradiso, egli pensò, e gli venne da sorridere fra sé. Non era mica molto rispettoso, criticare il paradiso, quando ancora non ci sei manco arrivato. Provenienti dalla Terra, oltre le nubi, lui e gli altri due gabbiani volavano in formazione compatta, e d’un tratto, egli si accorse che il suo corpo si era fatto splendente come il loro. Sì sì, lui era sempre il gabbiano Jonathan, era lo stesso giovane gabbiano che sempre si era sentito, dentro di sé, di essere: solo che la forma esteriore era cambiata, adesso. Il suo pareva sempre un corpo di gabbiano, ma già volava molto molto meglio di quello di prima. Guarda qua, disse a se stesso, ora con metà fatica vado il doppio più veloce: due volte tanto, rispetto ai miei migliori risultati sulla terra! Le sue penne splendevano adesso d’un candore soave, le sue ali erano lievi, lisce come d’argento polito, perfette. Si mise subito, tutto contento, a provarle, a imparare a usarle, a imprimere potenza alle sue nuove ali. A duecentocinquanta miglia all’ora, capì che era vicino al limite massimo di velocità per volo orizzontale. A duecentosettantatré, si rese conto che più di così non sarebbe riuscito a forzare, e ne fu un attimo deluso. V’era un limite oltre il quale, anche col suo nuovo corpo, non si andava. E benché fosse molto superiore al suo antico primato, era pur sempre un limite anche quello. E avrebbe durato fatica, a superarlo. In paradiso – pensò – non dovrebbero esserci limiti! Si aprì uno squarcio fra le nubi, i due uccelli di scorta gli augurarono: “Buon atterraggio, Jonathan!” e svanirono nell’aria…”

“…Nei giorni che seguirono, Jonathan si avvide che c’eran tante cose da imparare, sul volo, in quel luogo, quante cose ce n’eran state nella vita che si era lasciata alle spalle. Ma una differenza c’era. Qui, gli altri gabbiani la pensavano come lui. Per ciascuno di loro, la cosa più importante della vita era tendere alla perfezione in ciò che più importava, cioè nel volo. Erano uccelli magnifici, tutti quanti, e ogni giorno passavano ore e ore a esercitarsi nel volo, a cimentarsi in acrobazie sempre più difficili. Passò parecchio tempo e Jonathan pareva proprio essersi scordato dell’atro mondo, donde era venuto, del luogo natìo dove lo Stormo campava la sua magra vita, incurante della gioia di volare, adoprando le ali solamente per ricercare e procacciarsi il cibo. Però di tanto in tanto, per un attimo, se ne ricordava…”

(citazioni tratte da “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach)