– Mi stai accusando di far parte della casta? –
– Sì. –
– Non ci posso credere. Sai da dove provengo? –
– Non ha importanza quelle che sono le nostre origini, ma la strada che abbiamo scelto di percorrere. –
– Ciò che scrivo non ha nessuna correlazione con quello che penso realmente; i miei libri sono solo finzione, lo vuoi capire?! Il mio lavoro è frutto di fantasia, tutto qui. –
– Noi siamo quello che diciamo e scriviamo, la nostra personalità rispecchia qualsiasi cosa che facciamo. –
– In linea di massima è così, ma non è una regola, soprattutto per un romanziere, il cui unico interesse è quello di raggiungere una vasta platea di lettori. –
– Tutto chiaro – commenta Francesco. – La povera gente ha ben altro a cui pensare che leggere un libro. Il discorso non fa una piega, è tutta una questione di interesse. – – Mettiamola pure così – replica Gabriele. – Altrimenti per chi dovrei scrivere? Dovrei raccontare storie di ghetti malfamati, di anime perse senza speranza, per ottenere che cosa? Magari un premio di riconoscimento da parte di una delle tante associazioni che si battano per la difesa dei diritti umani? È tutta una pagliacciata! Una forma di totale ipocrisia. Un modo come un altro per tenersi impegnati, come andare a pesca, tirare due calci a un pallone, o seguire quelle interminabili telenovele in televisione; ma quest’ultimi, quantomeno, sono coerenti con quello che fanno, mentre i primi … è solo una questione di interesse, come sempre, nulla di più. Sono semplicemente ridicoli. La cosa può farti male, ma è la verità.
