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Dipaema: all’Ematologia dell’AO AL uno studio per trattare le complicanze da trapianto

Un nuovo schema dietetico personalizzato per migliorare la qualità di vita del paziente con malattia da rigetto

Alessandria. Si chiama Dipaema lo studio avviato dalla struttura di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, diretta da Marco Ladetto, con il coordinamento dell’Unità di Ricerca delle Professioni Sanitarie inserito all’interno del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, diretto da Antonio Maconi.

Uno studio che vede centrale il ruolo dell’infermiere che, grazie a competenze avanzate, si trova a gestire un nuovo schema dietetico personalizzato per garantire il mantenimento dello stato nutrizionale e migliorare la qualità di vita del paziente con malattia da rigetto dopo il trapianto.

Tale malattia (graft-versus-host disease, da cui la sigla GI-GvHD) è infatti una complicanza medica che si può verificare dopo il trapianto di cellule staminali emopoietiche: nello specifico, la GI-GvHD intestinale si manifesta con sintomi clinici caratterizzati da eccessiva diarrea, dolore e crampi addominali, nausea, vomito, sanguinamento gastrointestinale e disfagia che possono portare a malassorbimento, disidratazione, grave perdita di elettroliti e di peso corporeo.

Nella struttura di Ematologia dell’Ospedale di Alessandria l’incidenza della GI-GvHD di grado severo nel triennio (2016-2019) è del 12,5 %, cioè 15 casi su 120 pazienti sottoposti a trapianti, con un’età media calcolata di 54 anni.

Lo studio clinico Dipaema introduce uno schema dietetico proposto dalla Seattle Cancer Care Alliance, che ha proprio l’obiettivo di ridurre e migliorare la GI-GvHD intestinale. Uno schema dietetico composto da quantità limitate di grassi, di fibre, di lattosio, di prodotti acidi e irritanti, che vengono introdotti in modo graduale.

Questa dieta è progettata per ridurre il disagio gastrointestinale dopo aver mangiato (dolore addominale, nausea, vomito e diarrea) e prevede un primo schema (Gastro Intestinal 1) che permette al paziente di alimentarsi con piccole quantità di alimenti e bevande per più volte al giorno (ogni 3 ore). 

Sono indicate bevande deteinate, bevande energetiche, amidi con o senza glutine, alcune proteine, alcuni frutti e alcune verdure. Non è ammesso, invece, il lattosio o alimenti che lo contengono.

Se il paziente mantiene un volume di scariche diarroiche nelle 24 ore ridotte e l’introduzione degli alimenti del primo schema è ben tollerato, si passa all’integrazione del regime dietetico con lo schema Gastro Intestinal 2. Anche questo prevede un basso contenuto di grassi, un basso contenuto di fibre, ma vengono inseriti alcuni frutti e verdure. 

La dieta inclusa nello studio prevede un lungo elenco di cibi ammessi, oltre a una sezione dedicata agli ‘alimenti da evitare’; perché è preferibile assumerne di ricchi di carboidrati e ricchi di proteine in quanto più facili da digerire per il corpo rispetto agli alimenti ricchi di grassi. Quest’ultimi, infatti, sono da limitare a tre porzioni al giorno per cominciare. Inoltre è indicata la riduzione delle dimensioni del pasto, perché se sono più piccoli e più frequenti sono anche più facili da digerire.

La partecipazione allo studio prevede un colloquio informativo ed educativo con l’infermiera dedicata al progetto e un monitoraggio della qualità della vita focalizzando l’attenzione all’ansia e alla depressione.