Avete mai sentito parlare del caffè sospeso? Questa era, e in pochi casi è ancora, un’usanza tipica napoletana. Come spesso accade allora anche in questo caso il caffè si lega al capoluogo campano.

Ogni mattina milioni di italiani entrano nei bar per cominciare la giornata con un buon caffè espresso.

È un semplice e piccolo momento quotidiano, che purtroppo non tutti si possono permettere.

Proprio per questo motivo a Napoli è nata la bellissima pratica del caffè sospeso: regalare un caffè espresso al prossimo, senza neanche conoscerne l’identità.

Il caffè sospeso è un gesto solidale e filantropico fatto da qualcuno che entrava all’interno di un bar con uno stato d’animo molto felice e gioioso.

Proprio grazie a questo suo stato d’animo, egli decideva di prendersi un caffè e pagare sia la sua consumazione, sia quella che sarebbe avvenuta dopo di lui: aggiungendo i soldi necessari per pagare un’altra tazza di caffè. Praticamente, in poche parole, veniva offerto il caffè ad uno sconosciuto che sarebbe entrato nel locale dopo di lui.

Se la persona arrivata successivamente avesse chiesto la presenza di un caffè sospeso, questo sarebbe andato certamente a lui, altrimenti a chiunque ne avesse chiesto la presenza.

In poche parole offri un caffè, ovvero un breve momento di felicità, ad uno sconosciuto che entra nel locale dopo di te, senza chiedere nulla in cambio, solo per il piacere di far stare bene un’altra persona.

Riccardo Pazzaglia, giornalista e attore italiano di origini napoletane, afferma che questa tradizione è nata a causa delle discussioni che si instauravano al momento del conto, quando si era al bar con un gruppo di amici o conoscenti.

L’incertezza su chi doveva pagare le consumazioni portava spesso a pagare un caffè in più di quello che si era bevuto. A quel punto non si chiedevano più i soldi indietro ma venivano lasciati li a beneficio di chi sarebbe arrivato dopo.

Lo scrittore e filosofo napoletano Luciano De Crescenzo ha addirittura deciso di scrivere un vero e proprio libro su questa tradizione. Il suo titolo è “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi”: “Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo”.

Questa bellissima tradizione napoletana negli ultimi anni si è diffusa in diverse città italiane, anche grazie alla nascita di associazioni e onlus come Rete del Caffè sospeso e 1 caffè, che diffondono cultura e solidarietà partendo da questa usanza.

È stata istituita anche la giornata dedicata al caffè sospeso, ovvero il 10 dicembre.

Grazie a queste associazioni e a tanti ambasciatori oggi moltissimi bar continuano ad aderire a questa iniziativa, dal nord al sud italia, addirittura allargando l’offerta all’intera colazione.

La pratica del caffè sospeso, inoltre, ha ispirato usanze simili nel nostro paese.

L’idea infatti ha varcato i confini del bar per approdare in pizzeria e in libreria: oltre al caffè in alcuni locali di Napoli si possono regalare anche pizze e libri.

Infine questo rito ha avuto successo anche all’estero.

In America un grande quotidiano, il New York Times, ha lodato quest’idea elogiando la gentilezza e la bontà d’animo del popolo italiano.

Anche uno dei più famosi food blogger americano, Corby Kummer, è rimasto positivamente colpito da questa usanza italiana, tanto da sfidare le grandi catene come Starbucks ad introdurre questa pratica all’interno dei propri store, invitando i propri clienti a lasciare un caffè in sospeso per il prossimo.

Inoltre, grazie ai tanti emigrati italiani, questa pratica si è diffusa in altri stati del mondo, come l’Argentina, il Canada, il Belgio.

Ora che conoscete la storia del caffè sospeso, non resta che metterlo in pratica.

Come? Semplicissimo.

Domani mattina recatevi nel vostro bar di fiducia, entrate e chiedete al barista “Due caffè per piacere, uno per me e uno sospeso”.

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