RECENSIONE:

Uno spettacolo che vide il suo debutto nel 2006, che viene riproposto negli anni in diversi luoghi teatrali e che dopo 17 anni conserva la sua attualità, è uno straordinario esempio di longevità che non capita sovente. E questo è dovuto non solo all’appassionante testo noir scritto dall’ illustre firma di Piero Colaprico ma anche dall’insolita messa in scena ideata da una Serena Sinigaglia nella quale tutti i personaggi sono interpretati da un’unica sola attrice, vera mattatrice della pièce. L’inizio vede la scoperta di due cadaveri trovati morti in due scatoloni di cartone in un vecchio cantiere abbandonato della periferia milanese dove si trovano le torri volute dall’amministrazione comunale e destinate all’abitazione di uomini del servizio d’ordine mischiati a famiglie considerate problematiche. All’inizio sembra trattarsi di un suicidio ma poi nel corso delle indagini si scoprirà che le morti sono state causate da un duplice omicidio, al quale si aggiungerà più tardi, in un luogo vicino, il rinvenimento di un terzo corpo squarciato dall’esplosione di un ordigno. Sarà il commissario chiamato sul luogo a scoprire il colpevole, in questo aiutato dalle scoperte fatte da un solerte medico legale. E nel frattempo sulla scena si alternano i protagonisti e vari personaggi di contorno che, come succede nei noir più classici, renderanno intricata la vicenda fino alla sua soluzione inaspettata. Non mancano i colpi di scena e neanche gli elementi depistanti l’individuazione del colpevole. Quello che però viene sottolineato è l’ambientazione. La città di M è Milano intesa come madre che assicura il benessere ai propri figli, quelli nativi ma anche quelli sopraggiunti da altri luoghi mossi dalla ricerca di un lavoro con la speranza di migliorare la propria vita. Ma negli uomini quella forma di benessere che sembrava raggiunta ha iniziato a macchiarsi e la città, che era intesa come madre che sa provvedere ai propri figli, si è trasformata in una matrigna, “dura e amara e che solo qualche volta ti sorride”. Queste cose avverte e le rivela, nel suo parlare con accento barese, il poliziotto accorso sul luogo del ritrovamento dei cadaveri, e che si sente tradito dalla mancata promessa, mentre canticchia, quasi come forma di rassicurazione, le note di diverse canzoni di Mina perché, si sa, “A Milano non si esiste, si resiste”.

La forza di questo spettacolo dalle varie sfaccettature, sia per la trascinante storia raccontata che per il tema che affronta, sta anche nella eccezionale prestazione di quell’attrice poliedrica che è Arianna Scommegna, che sa entrare con sensibilità e padronanza attoriale nei vari ruoli dei personaggi che interpreta (ben sette!): in particolare è comicissima nelle vesti del capocantiere bergamasco che scopre i cadaveri e irresistibile nei panni della cronista di assalto e in quelle del patologo, alias medico legale. Novanta minuti senza soluzione di continuità, senza alcuna uscita di scena, usando per la trasformazione dei personaggi pochi costumi essenziali e spostando lei stessa gli oggetti necessari ai cambi degli ambienti, finanche nel sollevare un lenzuolo simbolicamente intriso di sangue. Il pubblico presente nel piccolo Teatro Gerolamo, letteralmente stipato, ha applaudito copiosamente la Scommegna che ha chiamato sul palco anche Piero Colaprico, autore del testo nonché direttore amministrativo del Teatro. Attendiamo di rivedere al più presto questo spettacolo, vero gioiello della drammaturgia odierna, che non teme lo scorrere del tempo.

Visto il giorno 4 marzo 2023

(Carlo Tomeo)

QUI CITTA’ DI M
di Piero Colaprico
con Arianna Scommegna
regia Serena Sinigaglia
scene Maria Spazzi
costumi Federica Ponissi
luci Alessandro Verazzi
produzione ATIR

Rappresentato al Teatro Gerolamonei giorni 3 e 4 marzo 2023