“Fine d’anno” di Jorge Luis Borges è una poesia straordinaria che affronta l’enigma del tempo e la transizione tra l’anno che finisce e quello che inizia con una profonda riflessione filosofica. Attraverso un linguaggio incisivo e metaforico, Borges conduce il lettore in un viaggio contemplativo sulla natura mutevole del tempo e sulla percezione umana della sua scadenza.

Jorge Luis Borges – Wikipedia

La poesia offre uno sguardo incisivo sulle convenzioni umane riguardo al passaggio da un anno all’altro. Borges sfida le convenzioni simboliche e metaforiche associate alla transizione temporale, sottolineando che la sostituzione di un numero con un altro o il compimento di un processo astronomico non sono ciò che realmente sconcerta o scavano l’altopiano di questa notte.

Il poeta si sofferma sull’enigma del tempo, suscitando uno stupore dinanzi al miracolo della persistenza dell’essere umano, nonostante la mutevolezza dell’esistenza. Borges evoca l’immagine delle gocce del fiume di Eraclito per esprimere la transitorietà della vita umana, ma allo stesso tempo sottolinea che, nonostante ciò, permane qualcosa in noi: un’immobilità, un nucleo stabile che sfida il flusso del tempo.

Attraverso versi penetranti, Borges invita il lettore a riflettere sull’essenza stessa del tempo, sull’effimero e sull’eterno, sull’illusorietà della sua misura convenzionale e sulla persistenza di qualcosa di immobile all’interno di noi stessi, nonostante il fluire inesorabile degli eventi.

In conclusione, “Fine d’anno” di Borges è una poesia che invita alla contemplazione e alla riflessione sulla natura del tempo e della nostra esistenza. Attraverso una prosa incisiva e profonda, Borges ci conduce in un viaggio filosofico che esplora la fugacità e l’eternità, lasciando al lettore una traccia indelebile di stupore e riflessione sulla percezione umana del tempo e della sua trascendenza.

Fine d’anno, di Jorge Luis Borges

Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.

Poesia tratta da:

sololibri.net