La poesia “Il Brivido” di Giovanni Pascoli è un tuffo nell’oscurità dell’animo umano, un canto struggente che evoca il ribrezzo e la paura di fronte all’ineluttabile scorrere del tempo e al mistero della morte.

Giovanni Pascoli – Wikipedia

Con un linguaggio di estrema intensità, Pascoli dipinge la figura della morte come un’ombra inquietante e persistente. Il poeta descrive il brivido che gli percorre le vene, evocando la sensazione di aver incontrato l’ombra della morte stessa, una presenza cupa e veloce che gli ha lasciato un’impressione indelebile.

Attraverso immagini potenti, il poeta rappresenta la morte come una visione fugace eppure pervasiva: una vanità effimera, paragonata all’ombra di una mosca, ma al contempo un’ombra vasta e immensa, come una nuvola scura che oscura l’intero cielo.

La morte emerge come un evento spaventoso, veloce come un uragano che si dissolve senza lasciare traccia, portando silenzio e tempesta nella sua scia. Il suo volto è così terribile che chi lo contempla si chiude in sé stesso, incapace di raccontare la sua esperienza.

Pascoli, attraverso questi versi pregni di angoscia e mistero, invita i lettori a confrontarsi con la propria esistenza e con l’ignoto che attende ognuno di noi. Il brivido suscitato da questa poesia si insinua nell’animo, sollevando interrogativi sull’ultimo mistero dell’umanità: la morte, rappresentata in una danza di ombre e oscurità che avvolge e sconvolge l’anima umana.

Il brivido, di Giovanni Pascoli
Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m’è forse
rasente, col rezzo
dell’ombra sua nera,
la morte. . .
Com’era?
Veduta vanita,
com’ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte. . .
Com’era?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte. . .
Com’era?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda – Com’era?
rispondi. . .
com’era?

Poesia tratta da:

libreriamo.it