Biografia
Ilaria Amodio è nata l’8 febbraio 1994 a Milano. Vive nell’entroterra di Rimini dall’età di nove anni. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’università di Bologna, nel 2017 è finalista al 15° Premio Nazionale Biennale di Poesia Agostino Venanzio Reali per la sezione giovani. Nel 2019 è vincitrice del Premio Nazionale di Poesia E. Cantone riservato ai giovani e vincitrice del Premio di Poesia Vita alla Vita under 30. Suoi testi sono apparsi su “Atelier Poesia online”, “Laboratori Poesia”, “Poeti Oggi”. Foglia e Radice è la sua opera prima.

Prefazione di Clery Celeste
Foglia e Radice è la prima prova poetica di Ilaria Amodio, una prova che si fa subito solida sin dai primi testi che troverete in questa raccolta. L’autrice emerge nei versi tra un io e un noi che si fa strada tra la terra, i vicoli e le finestre, quasi fossero un unico nucleo condiviso. Un territorio onnipresente che racchiude la geografia dei sentimenti; attraverso la terra, tra queste foglie e queste radici, troviamo la mappa dell’esistenza.
Un esserci che si esprime proprio nella compresenza con il territorio, una poesia quindi che offre al lettore tutto il fluttuare delle moltissime sfumature emotive, degli sguardi che hanno diverse gradazioni di intensità; il lettore può vedere il mondo con occhi nuovi, entrare dentro l’iride dell’autrice e da qui venire scarcerato, collocato in nuove visioni, finalmente liberato dalla percezione individuale, mono oculare. La mappatura delle radici non si costringe a un luogo perimetrato, specifico e chiuso, ma spazia tra stati diversi, i confini assumono il carattere dei banchi di nebbia, si spostano esattamente come noi ci muoviamo.
“C’è una mappa nelle nostre mani/ e nell’unirsi, forse ignorano/ già d’appartenersi”: nella terza sezione, la mappa da cartografia di mondi esistenti e lontani si fa minuscola, ritorna alla superficie del palmo delle mani, tutto può rientrare e contenersi, appartenersi di nuovo. Ilaria Amodio ha una poesia che cerca costantemente di ritornare alla terra, alla materia, a una sonorità che sia tangibile, che si possa toccare. Ed ecco che il silenzio diventa “cocci sparsi in terra”, diviene solido; ogni verso è un tentativo – riuscito – di dare forma solida a ciò che per sua natura appartiene all’interno, all’emozione e alla percezione. L’atto del comporre il verso è un atto di creazione, si cerca di nominare le cose per dargli forma, per creare uno spazio visibile e tangibile da occupare, far sì che i silenzi abbiano un posto nel mondo esattamente come i cocci sparsi in terra. Sono lì, li puoi toccare e ti puoi tagliare, è un fatto. Il corpo stesso si fa radice e foglia, se il contenuto emotivo trabocca come fiumi in piena ed esce del suo abituale confine imposto dalla società, l’autrice qui si espande e diventa la natura stessa. Il corpo si dilata e rientra nel ciclo naturale, diventa albero e torrente, cerca di uscire dal particolare per entrare in un flusso cosmico: “per spogliarsi un’etichetta/ come il frassino a ottobre/ la sua fronda”.
L’umano quindi si spoglia di etichette, va a ricercare una confluenza originaria, apparentemente perduta, dove in realtà basta poco per rientrare dentro un flusso naturale, essere paesaggio e fronda, foglia e radice.

Testi:
***
E mi trafigge il tuo silenzio
che dice e non dice
dei cocci sparsi in terra
– voci taglienti, rischiose
l’eco della vita
che non abbiamo vissuto

Scegliere è un privilegio,
e una condanna allo stesso tempo

mai sapremo l’esistenza scartata
ma avvertiremo l’onda
del fiume che scorre parallelo
e che attraversa ad ogni foce


***
Mi sfiori il grembo come mio padre
sfiorò il grembo di mia madre

e nella carezza le voci
di fanciulli, tinte di paesaggi
crepuscoli e lune che verranno

c’è una mappa nelle nostre mani
e nell’unirsi, forse ignorano
già d’appartenersi

***
Tutto si riduce
a un frammento di passi
un grido remoto ormeggia
nei nostri volti,
odori e suoni scavano la pelle
lo sguardo di chi ancora non sa
che il viaggio ti spoglia
e riveste la gioia e la rovina
del mondo




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Ilaria Amodio, con la sua opera prima “Foglia e Radice”, si presenta come una voce poetica raffinata capace di esplorare le profondità dell’anima umana. Nata a Milano nel 1994 e ora residente nell’entroterra di Rimini, Amodio si laurea in Lingue e Letterature Straniere a Bologna, intraprendendo un percorso che la porterà a emergere nel panorama poetico italiano contemporaneo. (alessandria.today)