Giorgio De Maria (Torino, 1924 – 2009) è stato un artista eclettico che ha spaziato con talento e originalità in diversi campi: dalla musica al teatro, dalla letteratura di genere al giornalismo.

Un pioniere della canzone politica:

Nel 1958, insieme a figure del calibro di Italo Calvino e Sergio Liberovici, fondò il gruppo musicale di avanguardia dei Cantacronache. Il gruppo, attivo per quattro anni, si dedicò al recupero della canzone politica e della Resistenza, reinterpretando brani della tradizione anarchica, socialista e giacobina italiana. De Maria, con il suo amore per il sarcasmo e la sua vena satirica, contribuì a dare al gruppo un’anima unica e pungente. Il loro repertorio includeva canzoni come “Il partigiano Johnny”, “Fischia il vento”, “O Gorizia tu sei maledetta” e “L’addio del partigiano”. I Cantacronache si esibirono in tutta Italia, ottenendo un grande successo di pubblico e contribuendo a diffondere un messaggio di impegno civile e sociale.

Un talento versatile per il teatro e la televisione:

Nel 1963 scrisse per il Teatro Stabile di Torino la commedia in tre atti Apocalisse su misura, dimostrando il suo talento anche nel campo teatrale. La commedia, ricca di ironia e sarcasmo, affrontava temi come la guerra fredda e la minaccia nucleare. Negli anni Settanta collaborò con la televisione, scrivendo il testo Prova d’appello per la trasmissione Sipario, e con il quindicinale Nuova società.

Un romanzo profetico e la riscoperta internazionale:

Nel 1977 pubblicò il romanzo Le 20 giornate di Torino: inchiesta di fine secolo, un’opera visionaria che mescolava lo stile di Edgar Allan Poe a quello di Lovecraft. Il romanzo, ambientato in una Torino distopica del 1999, descrive una società dominata dalla tecnologia e dalla paranoia, dove la privacy è un’illusione e la libertà è minacciata. Il romanzo, quasi quarant’anni prima della nascita di Facebook, descriveva una “Biblioteca” dove i cittadini potevano depositare le proprie biografie e desideri, anticipando in modo inquietante l’avvento dei social media.

Un’eredità letteraria da riscoprire:

La riscoperta internazionale di De Maria è avvenuta solo nel 2017, con la traduzione in inglese del romanzo Le 20 giornate di Torino da parte di Ramon Glazov e la sua pubblicazione da parte della casa editrice Norton, che fino ad allora aveva pubblicato un solo altro autore italiano: Primo Levi. Il successo del romanzo ha portato all’apprezzamento della critica internazionale per l’opera di De Maria, che è stato definito “un visionario” e “un maestro della letteratura di genere”.

Stile letterario:

Lo stile letterario di De Maria è caratterizzato da una scrittura lucida e precisa, capace di mescolare generi diversi come il thriller, la fantascienza e il romanzo storico. Le sue opere sono spesso pervase da un senso di inquietudine e di mistero, e affrontano temi come la natura del male, la solitudine e la perdita di identità. De Maria si avvale di una ricca gamma di riferimenti letterari, che spaziano dai classici della letteratura italiana e straniera ai maestri del noir e del fantastico.

Eredità e ruolo nella cultura italiana:

Giorgio De Maria è stato un artista completo e originale, capace di lasciare un segno indelebile in diversi campi. La sua opera, ricca di talento e di intuizioni profetiche, merita di essere riscoperta e valorizzata. De Maria ha contribuito a innovare la canzone politica italiana con i Cantacronache, ha portato il suo sarcasmo intelligente sul palcoscenico teatrale e ha anticipato con il suo romanzo più famoso alcune inquietanti tendenze del mondo contemporaneo. La sua figura rappresenta un esempio di eclettismo e di impegno civile, un valore prezioso per la cultura italiana del XX secolo.

Foto di Giorgio De Maria da: https://threecrowsmagazine.com/