La scommessa di Alessandria per un terminal ferroviario e intermodale. Lunedì 4 marzo la presentazione del progetto di fattibilità tecnico – economica e il bando di gara per lo sviluppo del Masterplan relativo all’Hub

Il 4 marzo secondo appuntamento alla Scuola di polizia di Alessandria che ospiterà la presentazione del progetto di fattibilità tecnico – economica e il bando di gara per lo sviluppo del Masterplan relativo all’Hub intermodale di Alessandria. Alla presenza, annunciata nei giorni scorsi, anche di Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e infrastrutture, dovrebbe essere finalmente presentato il primo passo in avanti per il recupero dello scalo ferroviario del capoluogo, a circa un anno dalla firma del protocollo sottoscritto da Commissario del terzo valico ferroviario, ministero dei Trasporti, gruppo Fs (Rfi, Fs Sistemi Urbani, Mercitalia, Trenitalia), Regione Piemonte, Comune e Provincia di Alessandria, Autorità portuale di Genova e Savona.

Ancora una volta tutti insieme i protagonisti di un anno fa. Con la speranza che arrivi qualche elemento in più. A cominciare dalla disponibilità economica, dato che parlamentari e ministro hanno continuato a parlare di 250 milioni ancora prima che fossero definiti i contorni progettuali. E poi sarà fondamentale capire quale ruolo avranno i privati interessati a investire sull’area di un milione di metri quadrati.

Ma non basta. Da un lato c’è il Comune di Alessandria che ha presentato, all’interno dei tavoli tecnici costituiti nell’ambito del Protocollo, una serie di richieste, e dall’altro le reali intenzioni degli operatori del settore. Perché se i savonesi sono decisamente interessanti all’area alessandrina, molti genovesi non hanno mai nascosto perplessità verso il retroporto naturale costituito dall’Alessandrino e dalla infrastruttura ferroviaria. Che a sua volta deve essere inserita in un complesso sistema di rete, su cui c’è l’attenzione di almeno due gruppi internazionali, per non essere unicamente uno spazio di transito dei treni.

Lunedì si conosceranno finalmente i dettagli, mentre l’unica voce, al momento è quella del Comune di Alessandria che, con il sindaco, Giorgio Abonante, auspica «massima chiarezza riguardo i finanziamenti per tutto il percorso, dalla progettazione alla realizzazione del nuovo scalo. Per Alessandria è vitale. L’importanza del nuovo scalo è duplice: da un lato c’è il valore proprio delle attività economiche che si potranno insediare, dall’altro lo scalo dovrà essere il luogo nel quale dovrà trovare sfogo la pressione immobiliare produttiva attualmente presente in città, e in aumento. Occorre ricordare, infatti, che le opportunità lavorative e di crescita spesso nelle città sono accompagnate da un consumo di suolo disordinato e senza una logica (urbanistica). Lo dobbiamo evitare».

Negli incontri tecnici l’amministrazione comunale ha chiesto «la realizzazione di una bretella di collegamento diretto fra l’ultima parte dello scalo merci, quello più lontano dalla stazione passeggeri, e l’autostrada A26 evitando nuove vie che, da Alessandria sud, taglierebbero in due il quartiere Cristo, rovinandolo». Quindi è stata sollecitata «la riqualificazione della zona che dalla stazione passeggeri, attraverso il nuovo parcheggio vicino al ponte Tiziano, arriva fino alla passeggiata ‘Sisto’ e il ponte Meier» e la realizzazione «di un parcheggio intermodale, dalla stazione verso il quartiere Cristo, in zona Dlf sport con un sottopasso / sovrappasso in modo da consentire e chi arriva dalla zona sud di lasciare l’auto prima del cavalcavia e alleviare il traffico». Abonante sollecita infine la definizione «di un ambizioso percorso di interesse pubblico nel quale possono, e devono, trovare spazio quelli privati. Un percorso chiaro in cui gli interessi stiano in questo preciso ordine».

Un anno per lo studio, altri per l’intervento (se andrà a buon fine). I tempi italiani non sono mai molto definiti. Ma gli operatori le certezze le chiedono. L’affidabilità si misura non solo sugli impegni scritti in un documento (benché siano essenziali e fondamentali), ma sulla concretezza progettuale e delle risorse. Perché le merci si muovono come l’acqua, vanno dove non trovano ostacoli. Quando li trovano, li aggirano, ma è difficile che possano tornare sul percorso originario.