Ciao,

ho conosciuto Isabella quando mi ha chiesto di segnalare i libri di Jill Barnett,  una scrittrice  americana che lei stima e per cui ha avuto il piacere di curare la traduzione per il pubblico italiano. In questa occasione ho avuto modo di conoscere entrambe attraverso la segnalazione di alcuni libri della lunga produzione di questa scrittrice e ho pensato che  noi lettori abbiamo un debito di riconoscenza  verso chi ci permette di conoscere nuovi autori, attraverso il loro lavoro di pazienza e rispetto per le parole che devono tradurre rispettando il senso di quello che l’autore ci racconta attraverso i suoi libri. Per questo ho ritenuto giusto chiederle se voleva fare “una tisana con…..” lei ha preferito una intervista classica. Ho ritenuto che  si potesse fare perché è un  modo per conoscere un po’ di più sia lei che il lavoro che svolge.

Buona lettura 🙂

Come è cominciata la tua professione da traduttrice?

Già all’Università quando frequentavo il corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne mi sono pagata gli studi facendo anche traduzioni, sia tecniche che di testi più divulgativi/letterari. D’estate poi insegnavo italiano per stranieri, un’attività molto utile anche ai fini della traduzione perché ti costringe a riflettere sulle differenze tra i diversi codici linguistici e spiegarle in modo che lo studente straniero possa esprimere in italiano un concetto che nella sua lingua ha una costruzione diversa.  (in effetti sarebbe un argomento da approfondire)

In cosa consiste precisamente il tuo lavoro?

Devo trasferire il significato espresso in un codice linguistico in un altro codice linguistico, principalmente la mia lingua madre che è l’italiano, tenendo fede prima di tutto al significato, in subordine al registro e stile utilizzato nel testo originale. Devo fare in modo che il lettore finale abbia l’impressione che il testo che sta leggendo sia stato scritto direttamente nella sua lingua. (praticamente, se ho capito bene,  quando traduci devi usare le parole di un’altra lingua rispettando lo stesso senso del testo dell’originale)

Hai mai avuto problemi con la traduzione di un libro? Se sì quale?

Problemi è una parola grossa. Parlerei di difficoltà o di testi più complicati di altri più che di problemi. “Una ragazza incantevole” di Jill Barnett ha richiesto più impegno di altri in quanto ho dovuto adattare più che tradurre molti incantesimi in rima e giochi di parole che tradotti letteralmente in italiano avrebbero perso l’effetto umoristico del testo originale. Stessa cosa dicasi per “Grace l’Indomita”. Ho letto diverse recensioni di lettrici che dicevano di essersi divertite leggendo il libro, me ne rallegro perché vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. (credo che  questo sia una bella soddisfazione per te)

Quali sono i requisiti che pensi siano necessari per fare il traduttore?

Un’ottima conoscenza sia della lingua di partenza che di quella di arrivo, capacità di ascolto e mediazione, curiosità, creatività e capacità di problem solving.  

Se vi chiedete che cosa voglia dire problem solving in una traduzione, partite dal presupposto che come dice Umberto Eco tradurre significa “dire quasi la stessa cosa” – il nocciolo del concetto di problem solving è in quel “quasi”. Quando ci si trova davanti a costruzioni linguistiche della lingua di partenza che non hanno già una loro codifica generalmente accettata nella lingua di arrivo (es. per “it’s raining cats and dogs” la traduzione generalmente accettata è “piove a catinelle”) si aprono diverse possibilità, il traduttore deve essere in grado di operare una scelta coerente al resto del testo.  (grazie per la precisazione)

Per te essere traduttrice è un lavoro o una passione?

Un lavoro che faccio con passione.

Fino ad ora quanti libri hai tradotto? Quale è stato il lavoro più soddisfacente per te?

Finora ho tradotto 10 libri pubblicati come ebook, sto per completare la traduzione del fantasy per bambini “Rulantica – l’isola nascosta” cui hanno dedicato il più grande parco acquatico al coperto in Germania, spero piaccia anche i piccoli lettori italiani. (sembra interessante)

C’è un libro che porti nel cuore o che consigli da leggere tra le tue storie tradotte?

Ho tradotto tutti i testi con la stessa professionalità, ma da lettrice finora il mio libro preferito è il romance “Un’adorabile sognatrice” di Jill Barnett (titolo originale “Dreaming”). Mi sono rispecchiata nell’adolescenza un po’ goffa e solitaria della giovane protagonista e credo che l’arco di crescita del protagonista maschile sia uno dei meglio descritti tra le centinaia di romance che ho letto. Non nascondo che in certi punti del testo ho pianto.

Un consiglio per chi vuole intraprendere questa attività

Avere un piano B. In Italia i traduttori sono spesso trattati come manovalanza sotto pagata con la scusa del “prestigio” di avere il proprio nome pubblicato o perché non si fa un lavoro che comporta fatica fisica. Un problema comune a tutto il mondo del terziario, ma per i traduttori è particolarmente marcato. Perfino lo Stato riconosce appena 4 euro lordi l’ora agli interpreti/traduttori che lavorano per i Tribunali, liquidati in media dopo 2 anni, a Roma dopo 4. Parliamo di 2,80 euro all’ora al netto delle tasse da cui sottrarre i costi di alloggio, utenze di elettricità, riscaldamento, collegamento internet, ecc. per tacere di quanto è costato il percorso di studi pluriennale che ha permesso di avere le competenze richieste per fare il traduttore e dei corsi di aggiornamento. E ho parlato con case editrici che pagano anche meno. Non c’è donna delle pulizie che io conosca che chieda meno di 10 euro all’ora, netti, in contanti e subito. Per cui datevi una chance, ma acquisite competenze collaterali che vi consentano di fare lavori in cui fate anche traduzioni, ma non solo, e che paghino. Non c’è prestigio nel farsi sfruttare.

Avete un sindacato? Sì, STRADE, Sindacato Traduttori Editoriali, è una costola della CGIL, ma è un sindacato anomalo, in quanto noi siamo liberi professionisti, non dipendenti, per cui ognuno sottoscrive un suo contratto separato e vige il codice civile, non il diritto del lavoro. Personalmente non sono iscritta.

C’è stato un momento in cui avresti voluto mollare tutto? Come lo hai superato?

Sì, questo, anzi mi scuso se la mia attuale amarezza è probabilmente trapelata in questa intervista. Ho affrontato le ultime traduzioni tramite la piattaforma di Babelcube con entusiasmo perché ho avuto la fortuna di lavorare con un’autrice di grande talento già nota e avendo lavorato 20 anni nel marketing mi piaceva occuparmi anche della parte di promozione. Non ero nemmeno avversa alla formula di pagamento a royalty perché ho lavorato a provvigione per anni come agente pubblicitario e con un buon prodotto in mano poteva essere un’opportunità. Del resto le case editrici guadagnano sulle vendite, nessuno gli garantisce il fatturato. Ma la generale mancanza di supporto da parte della piattaforma, che però funge anche da editore e non solo da intermediario, mi ha mano a mano demoralizzato. Alcuni ebook hanno avuto problemi di conversione per cui c’erano alcuni refusi nel testo che nel mio file non c’erano, l’ho dovuto segnalare io, non so se siano stati corretti.  Erano pochi, ma c’è anche il mio nome sul quel libro e scoccia quando non dipende da te. Ho chiesto di correggere una sinossi, l’ho segnalato e non hanno fatto niente. Dopo gli ultimi “disguidi” ho cancellato l’ultima traduzione che avevo in pista. Come supererò questo momento? Non lo so, immagino cercando altre strade, altri editori, altri autori, se poi non dovesse andare bene mi rassegnerò, fortunatamente non è l’unico mestiere che so fare. La regola del piano B vale anche per me. (mi dispiace,  l’amarezza ci sta’ tutta,  spero che la situazione migliori)

Nel tuo caso,  in cosa consiste il piano B e cosa fai oltre a fare la traduttrice.

Mi occupo anche di vendita di spazi pubblicitari, lo faccio sulla base delle competenze acquisite in corsi post laurea specifici e svariati anni di lavoro come responsabile marketing in aziende di respiro internazionale e resto nel ramo della comunicazione, seppur commerciale.

Ti andrebbe di aggiungere qualche altra cosa che ti riguardi o che vuoi far conoscere del tuo lavoro di tradruttice? Grazie Credo di aver già detto tanto, mi fermerei qui, non voglio tediare i lettori (nessun  tedio, figuratiJ )

Ti va di parlare un  po’ di te in generale? Una breve biografia se ti fa piacere che ci permetta di conoscerti un  po’ di più?

Sono una persona tendenzialmente riservata, e da traduttrice sono un tramite, non il fulcro del libro, ma grazie per avermelo proposto.  (di nulla, mi sembrava giusto che i lettori sapessero un  po’ di più sulle persone che gli permettono di leggere gli autori che amano nella lingua italiana)

In chiusura se vuoi lasciare dei link o altro per chi ti vuole raggiungere, puoi farlo.

Ti lascio i link alle mie pagine social, non ho ancora il sito web

https://www.facebook.com/doubleface.traduzioni/

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Grazie per la chiacchierata e per averci fatto conoscere una realtà poco conosciuta da noi lettori, spero che questa chiacchierata sia stata gradita.