Al primo volume dell’Opera Omnia di Valeria Masoni-Fontana, dedicato alle sue poesie,
l’editore Guido Miano fa seguire questo secondo volume, che ne raccoglie gli scritti in
prosa. Le sei parti che compongono il volume ci presentano un insieme che non è
autobiografia, ma contiene molti tratti autobiografici; non è racconto, ma si legge come uno
scorrevole romanzo misto di fantasia e realtà; non è cronaca, ma fornisce dettagli di vita con
accattivante taglio giornalistico.
La prima parte raccoglie articoli apparsi tra il 1941 ed il 1943 sulla Rivista del Circolo
Studentesco di Lugano, “Il Mosaico”: interventi brevi, al massimo due pagine, ricchi di
osservazioni e riflessioni. Nella seconda parte sono raccolte prose degli anni 1941-1944 (più
un testo in Francese del 1968), quasi tutte inedite. Ricordanze è la terza parte del libro: un
epistolario immaginario datato tra il 18 aprile 1971 ed il 25 dicembre 1975, con una serie di
ricordi di famiglia, come chiarisce il sottotitolo L’amore di figlia, di moglie, di madre nei
sogni di Valeria: dialogo coi cari defunti; comprende anche alcune poesie (tra febbraio e
maggio 1972 e a Natale del 1973); il tutto è caratterizzato da grande scorrevolezza, con
qualche vena di pacata nostalgia, come in questa ‘letterina’ del 1 gennaio 1973, che chiude
in modo tanto semplice e struggente: “Da piccina, quante volte, in questo giorno, vi
auguravo buon anno? E sospendevo di botto i giochi per corrervi incontro! Oh adesso, quel
mio corrervi incontro… Buon anno, buon anno. Come allora!”.
La quarta parte, Nebbie sul Breggia, riporta articoli apparsi sul quotidiano “Gazzetta del
Ticino” nel 1978 (a cadenza settimanale o bisettimanale), senza le revisioni fatte dall’autrice
per la successiva pubblicazione ne La mantide nell’ambra (1995); invece la quinta parte
riporta quelli dell’intero periodo 1978-1995, come rivisti e corretti dall’autrice prima della
sua morte, avvenuta nel 2020. La sesta ed ultima parte raccoglie altri scritti de La mantide
nell’ambra sotto il titolo Du côté de chez… rien: una sorta di memoriale – come annota
Enzo Concardi nella Prefazione al libro – a metà tra un’Antologia di Spoon River in prosa
ed una proustiana Recherche, ma ben più scorrevole del ponderoso romanzo (alla cui prima
parte fa il verso il titolo scelto dalla scrittrice).
Valeria Masoni-Fontana ci offre in questo libro un insieme composito, si diceva. Ci sono
ricordi che corrono lungo tutta la vita dell’autrice, riguardanti fatti personali, persone di
famiglia (come i genitori e la nonna Teresa), raramente personaggi pubblici (come “il
nostro Sindaco: il signor Elvezio”), spesso altre persone che semplicemente l’autrice ha
conosciuto (la “signorina Romilda nel suo delizioso negozio di sigarette”, o “il signor Pietro
con doña Luisita, tornati dall’Argentina”, o il “dottore di famiglia, dottor Francesco, burbero
e rude, pronto ad accorrere sempre con la «erre» rotante, le parole rade, le mani
pallidissime” – per far tre soli esempi). Ci sono brevi racconti, che si disegnano davanti agli
occhi dei lettori come Arabeschi; commenti di vario genere e sensazioni, come questa, che
la scrittrice pone quasi a contrasto della citazione che lei fa per esteso di Ed è subito sera di
Salvatore Quasimodo: “Bizzarro umore il mio invero quello di stasera. Perché io vivo oggi

fuori dalla mia realtà individua. Io vivo oggi, negli altri”. Ci sono anche descrizioni della
natura (come le Betulle bianche), ma soprattutto ‘pennellate’ di Chiasso e delle sue vie,
dove scorre la vita che la scrittrice ci riporta “viva”; poi confidenze, sogni, eventi
memorabili (come il Ricordo di 17 anni: gennaio 1942).
Rivive così la poliedrica personalità di Valeria Masoni-Fontana, la cui professione
“principale” fu quella di avvocatessa e di notaia, ma che fu anche scrittrice di talento,
trasfondendo nei suoi scritti tanta freschezza elegante, piena di verve e di personalità, per il
diletto dei suoi fortunati lettori. Una freschezza che attraversa tutta la sua opera, dagli scritti
giovanili più ingenuamente retorici (come Nel 650° anniversario della fondazione della
Confederazione) a quelli della maturità, più profondi ma ugualmente spontanei.
André Gide sosteneva che nessuna parola dovrebbe uscire dalle labbra di qualcuno prima
che fosse passata nel suo cuore – e a maggior ragione ciò dovrebbe valere per la parola
scritta. Pare proprio di trovare realizzato in queste pagine di Valeria Masoni-Fontana il
pensiero dello scrittore francese.