Pasquale Rea Martino nacque nel dopoguerra nella borgata romana di Pietralata, di indole mite, dotato di una intelligenza acuta si interessò delle
arti e della poesia sin da ragazzo, affinò la sua linguistica attraverso letture
di classici e dalla passione per il cruciverba, col quale acquisì: metafore, similitudini ed affinità di parole, questo gli permise di cimentarsi nelle più svariate forme poetiche preferendo la poesia libera, ecc…   

La poetica di Pasquale Rea Martino alias: mp47pasquino, poggia su un’intelaiatura creativa densa di cose e sentimenti, valori normativi e desideri. L’impianto musicale delle strofe, energico e ritmato, è immerso nella materia, così da riviverla e soffrirla di nuovo nella scrittura. È come se l’autore riuscisse a indicare e illuminare le tracce dell’ultimo ipotetico mezzo comunicativo capace di uno svelamento dell’Essere: la poesia.

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Ti piaccia o non Ti piaccia
Fantasia

Forse…
forse frastorna questa rima
e pesa il versare lacrima
nel facente etereo che gronda
com”araba fenice che s’impianta
e tra righe volge e poi si schianta

o è solo abbraccio
quel girare intorno al punto
l’occasione persa, un artificio
a cui sei giunto
ed acre si fermenta impianto.

Parole sciolte, sonore
barlumi acconci di sentore
ovuli sonori del sentire
in quel planar nelle coscienze e i cuori
globuli di te, di noi, gli amori
quell’asole scolpite tra le righe
a mormorar le soglie
a rinfrancar le voglie
a rassettar l’umore
ad arrivar frangenti
ed assai giulive frementi
a scuotere la breccia
a sorridere la faccia
ad entrare in te stralcia
ti piaccia o non ti piaccia!



*

Solitudine


Chiodi inflitti
inferti su croce appesa
e pelle arsa, come tesa di tamburo
smorza gemiti latrati, come cane morso
da lupi assatanati…

Dove le carezze
d’un mondo famelico e schifezze
torvo e bieco
d’egoistico interesse e cieco

E’ del sentor d’intorno
il pregnar pugnace  di  brute e sozze
scorribande, abomini e nefandezze
perpetrate con sentor di pegno
da chi si crede padreterno

Così gli afflitti
seviziati e distrutti da conflitti
piegati, genuflessi e irretiti
soccombono coscritti e inebetiti

Come l’andar ramengo e spurio
tra carenze ed albergar tugurio
baracche di cartoni e di fortuna
di profughi fuggiaschi al chiar di luna

Come che risolvere i problemi della terra
un’ecatombe monda, con le bombe e con la guerra!

*


I passi della vita


Ho bisogno
delle mutevoli occhiaie,
è tempo del dolore…
godo il rimpianto, dell’inutile dissenso,
geme l’asola ai respiri stanchi
e volge brava la mia notte
tra l’insulso e il meditabondo stare.

Regger lo schianto
affogare di parole anche mute soltanto,
quel librar d’una goffaggine di vita
avulsa a quei respiri dolci di uno stare bene.

E sogno
sogno del mio,
sogno quel che di me vorrei,
dell’oltre, della cartina tornasole…
e lacrimar di gusto del bene che si vive.

Non parole allineate
nei profili scossi né orge di sapere
come fossero scintille esplose agli occhi
ma meteore di abbracci tra sorrisi e gioie
su orme che riscaldano i passi della vita. 

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Pasquale Rea Martino