Amore

Se negli occhi mi guardi, non ascolto
le tue parole;
altre parole dicono i tuoi occhi,
anzi una sola:
la più dolce, la sola che intendo.
Ma pur la temo:
ché se poi taci, ancor chieggo parole.
*

Distacco

Soffre il fiore strappato dal cespo?
Forse dolgono i gambi recisi,
più non guarda beata nel sole,
stanca piega la bella corona.

Ed a me non è ignoto quel male;
anch’io so come duole ogni vena,
quando i polsi tremanti ho staccato
che il tuo collo cingevano, amato.
*

L’Autunno

Come una miniera inesplorata
giace il favoloso tesoro
del tempo;
e i pingui soli d’autunno
rigurgitano come forzieri
di gioie non possedute.
Le stagioni come la musica
propongono temi inesausti.
Sazi i giorni defunti
lasciano un’eredità intatta
che non possiamo dilapidare.
*

Andiamo d’inverno in mezzo al bosco
il bosco intorno è bianco e silenzioso
un abbraccio caldo e cieco ci chiude

Ci sciogliamo lenti dal sogno
con gli occhi aperti smarriti
vediamo intorno senza fine il bosco
gli alberi dolorosi il cielo freddo
la neve perdutamente uguale

Incombe un consapevole silenzio
*

Non chiedere
profumo di fiore
quando io posso darti
frutti d’autunno

Non ricusare di nutrirti
poiché l’inverno è alle porte
e già i santi vecchi
hanno levato la fronte
a contemplare l’eterno

Noi figli dell’attimo
beviamo l’ultimo vino
*

Musiche nascono e muoiono
sono ancora parole
soli ardono si spengono
sono ancora tempo

Solamente il silenzio
oltre il gelo dei mondi
oltre il solitario passo dei vecchi
oltre il sonno dimenticato dei morti

solo il silenzio vive
*

Giovane è il tempo

Come un fanciullo
cade ogni sera addormentato e stanco
e noi vediamo illanguidire il cielo
lontano, dietro cupi archi di foglie

Si ridesta felice
mentre intatto
sugli assorti giardini e sulle ville
emerge dalle nere ombre il mattino
*

Io sono in te
come il caro odore del corpo
come l’umore dell’occhio
e la dolce saliva

Io sono dentro di te
nel misterioso modo
che la vita è disciolta nel sangue
e mescolata al respiro
*

Un suono profondo è nel sangue

Io lo seppi quando le tue mani
toccarono la prima volta le mie

Da quel giorno ascoltammo
quasi un vento salire
col mugghio di un organo
fin che alla fine domati
ci piegò, come spighe mature, quel vento
*

Soltanto con te, straniero,
posso parlare nella mia lingua
poiché anche tu vieni di lontano
e il nome della terra l’abbiamo scordato

Non è necessario, come credono i più,
dire parole meravigliose
anche le più semplici e usuali
sono parole d’amore
nel dialetto nativo
*


Lalla (Graziella) Romano nasce a Demonte (CN) nel 1906. Il suo primo amore è la pittura, a cui si dedica con passione fin da giovanissima. Alla letteratura approda dopo la maturità classica, quando inizia a comporre le sue prime poesie. Suoi compagni negli anni dell’università sono Arnaldo Momigliano, Mario Soldati, Cesare Pavese e Carlo Dionisotti. Dopo la laurea, conseguita a pieni voti nel 1928 con una tesi sul Dolce Stil Novo, comincia ad insegnare storia dell’arte a Torino. Durante la seconda guerra mondiale prende parte attiva alla Resistenza impegnandosi soprattutto in difesa delle donne. Nel dopoguerra riprende a insegnare e comincia a pubblicare scritti di narrativa: d’ora in poi, il romanzo resterà il canale preferito per esprimere il suo mondo, con le sue malinconie e i suoi tormenti esistenziali. La maggior parte dei suoi scritti reca una forte impronta autobiografica che unisce alla vena introspettiva la rievocazione del vissuto personale: i ricordi d’infanzia, i rapporti familiari complicati, le difficoltà della condizione femminile del suo tempo, le ipocrisie, i segreti e i vizi tipicamente borghesi, dei quali Lalla offre una descrizione impietosa. Donna dal carattere introverso, schivo e severo, si chiude progressivamente in un’esistenza appartata, lontano dai circoli intellettuali e letterari. Muore a Milano nel 2001. Oltre che poetessa e romanziera, la Romano è stata giornalista, aforista, traduttrice e critica d’arte; per un breve periodo è stata anche impegnata politicamente. Tra i suoi scritti più celebri si segnalano le raccolte di poesie Fiore (1941), L’autunno (1955), Giovane è il tempo (1974), e le opere di narrativa Le metamorfosi (1951), Maria (1954), Tetto murato (1957), Le parole fra noi leggere (1969), L’ospite (1973).


Donatella Pezzino

Fonte: Wikipedia

Immagine: Lalla Romano negli anni ’50 (foto da http://www.storiemilanesi.org)