Per chi desidera fare una lettura piacevole e intelligente e ha poco tempo a disposizione: Il libro qui descritto è il suo libro.

Il divertente (e spiazzante) libro di Piergiorgio Paterlini, la cui prima edizione risale al 2013, stante solo alla forma esteriore e a una lettura superficiale, farebbe venire in mente il Futurismo e in particolare certi scritti di Marinetti (qualcuno potrebbe citare “Les poupées électrique” ) o le commedie di un minuto di Campanile. Ma a una lettura più approfondita ci troviamo in altro territorio e più di un secolo intero non è passato invano.

Il libro ha come sottotitolo “101 microromanzi” In realtà non sono né potrebbero esserlo, romanzi veri e propri, né sono racconti. A volte sono aforismi, o per lo meno, vi somigliano, altre brevi dialoghi fra due persone, altre ancora monologhi rivelatori di uno stato d’animo o più semplicemente dei divertissement. Una pagina, una storia, generalmente lapidaria, comica o tragica, a seconda dei casi e a seconda del carattere o dello stato d’animo del lettore in quel momento. In comune con i romanzi hanno il genere, e ci sono tutti: da quello d’amore a quello psicologico, dal noir, al giallo, dal comico al surreale, e così via.

In alcuni casi i titoli sono presi pari-pari a bella posta proprio da romanzi famosi ma non c’è nessun richiamo all’illustre predecessore, se non, per l’appunto, il titolo che, a differenza della trama raccontata dal romanzo omonimo, è stato scelto proprio perché prende alla lettera il significato vero della narrazione del fatto che avviene in quella pagina. Abbiamo così nuovi “Ricerca del tempo perduto” (uno dei testi più belli e più tristi in assoluto, nel suo essere terribile), “Piccoli equivoci senza importanza” , “Il paradiso può attendere” , “Exit” , “La morte a Venezia”, “Un uomo solo” , “Viaggio al termine della notte”. Altre volte i titoli sono presi dai film: “Cortesie per l’ospite”, che è anche un romanzo, quello di McEwan, “Insonnia”, “La stanza del figlio”, “Prima pagina”, “Riunione di famiglia” “Tutto in una notte”. Altre ancora sono tratti da semplici canzoni, come “Anna e Marco”, “Sì, viaggiare”, “Ti amo”, “SOS”, “Profumo”, “Domani è un altro giorno”, “Estate”, “Mamma”, “Passione”. Spessissimo un titolo può essere tratto da tutte e tre queste forme di arte. E’ il caso di quest’ultimo, “Passione”, quasi a significare un richiamo a tutte e tre gli argomenti trattati nelle tre opere. E invece, ecco il colpo di scena, quello che il lettore non si aspetta, perché la passione cui si fa riferimento è il venerdì santo e il protagonista è un prete e la sua vestizione per la funzione relativa.

Tentativo di stupire, spiazzare chi legge? Sì, anche, specie nei testi più imprevedibili (ma in realtà sono tutti imprevedibili, come in “Affetto”, dove un uomo che sta schiaffeggiando un ragazzo allungato per terra, alla fine si rivela essere un infermiere che sta cercando solo di usare il mezzo migliore per farlo riprendere da una crisi epilettica e il suono sempre più vicino della sirena che si sente nell’aria non è la sirena della polizia, che qualcuno potrebbe aver chiamato, ma è in realtà un’ambulanza che sta accorrendo in soccorso del ragazzo. A volte il cosiddetto “microromanzo” è di un rigo solo, o di una parola appena, come in “Ti amo” (Testo: “Anch’io”). Un’affermazione di consenso o in altro caso la risposta a una domanda, come in “Non ti è ancora passata, eh?” è un emoticon:

Si spiega, a questo punto, il significato del titolo dato dall’autore a questo libro insolito. Perché viene tirata in ballo la fisica quantistica? Perché proprio con la teoria dei Quanti si è persa la certezza di tutto quanto si basava sulla fisica classica e ha fatto scoprire all’uomo che siamo ancora lontani dall’aver scoperto fino in fondo quello che accade nella realtà e, soprattutto, qual è la causa scientifica del perché accade. E quello che ci appare sotto gli occhi, mediato dalle nostre misere conoscenze, in realtà potrebbe avere tutt’altro significato se noi avessimo una visione completa, a 360 gradi, di tutto l’accadimento. Niente, in sostanza, è come appare e tutto lo è se viene guardato attraverso un’altra visuale. Il problema è scoprire proprio quell’”altra visuale”.

Letterariamente il libro è godibilissimo e già chiamarlo libro potrebbe apparire una forzatura, nel senso però riduttivo, perché ha più il sapore di un libello. Ma non vuole insegnare nulla e anche il significato che noi usiamo dare alla parola “libello” potrebbe trarre in inganno. O forse vuole insegnare che, al punto in cui siamo arrivati nella conoscenza scientifica, non abbiamo ancora tutti gli elementi perché si possa insegnare realmente? E cosa vuol dire insegnare quando andiamo oltre il semplice “mostrare” in che modo si deve procedere per fare una cosa di tipo pratico (costruire un oggetto, per esempio)? Quando si ha a che fare con i sentimenti, per esempio, si può far capire realmente uno stato di disagio che procura sofferenza e “insegnarne” il rimedio? E allora si può ricorrere soltanto alla fisica quantistica, non tanto perché questa trovi il rimedio al problema, ma perché lo rimandi a uno studio più approfondito.

Il libro, la cui prima edizione risale al 2013, è pubblicato da Einaudi nella collana L’Arcipelago, è costituito da 136 pagine e costa € 13,00.

(Carlo Tomeo)