Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Il portolano” di Marisa Marchesi Carli, con prefazione
di Marcella Mellea, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano
2024.

Intima e carica di sentimento si presenta la silloge Il portolano di Marisa Marchesi Carli, che
dedica i suoi versi ai figli e ai suoi alunni: affetti che travalicano ogni spazio e ogni tempo. Le
prime tre liriche: Alessia, Samuele, Micol, registrano, infatti, il momento della nascita dei figli
dell’autrice, momenti di magica e delicata bellezza; la lirica Li ricordo tutti ripercorre con
dolcezza il ruolo d’insegnante che l’autrice ha ricoperto per diversi anni: il ricordo indelebile dei
piccoli alunni, dei loro semplici e genuini gesti, ha riempito e riempie ancora di gioia il cuore
dell’autrice.
La poetessa apre il ventaglio delle sue ispirazioni a tematiche varie; scrive versi per esprimere
gratitudine a poeti e artisti, che hanno avuto un’influenza importante per la sua crescita umana
e culturale, come Dante, Leopardi, Pablo Neruda; celebra la bellezza di luoghi, come l’Arno,
Capri, Logonovo, l’Abruzzo, Hanga (villaggio della Tanzania), il porto di Ravenna, monumenti
come Palazzo Vecchio, le antiche mura di Ferrara, luoghi cari all’autrice, in cui il finito e
l’infinito si incontrano e diventano luoghi dell’anima. La chiesetta dei malati è per l’autrice il
luogo in cui comprende che il dolore non è qualcosa di individuale ma fa parte della vita ed è
comune a tutto il genere umano, e la vita è un dono prezioso per il quale essere sempre “debitori
grati”.
L’autrice, pur nella sofferenza e nel dolore per gli eventi della vita, cerca sempre la bellezza e
l’armonia e li trova in tutto quello che la circonda o si presenta davanti ai suoi occhi: il mare, il
cielo, il fiume, il sole, i monti; il mondo esperienziale e il mondo ideale si fondono e regalano
momenti d’illuminazione, creando poesia. L’autrice compone, a volte, versi su persone che
rappresentano un prototipo umano, che non hanno un nome proprio, ma rappresentano una
categoria, come i pescatori o il contadino, e ne celebra la dignità nel lavoro e nella fatica.
In altre liriche l’autrice ci parla, in modo nostalgico, di affetti che rimangono per sempre nel
luogo simbolo dei ricordi: il cuore. Le liriche dedicate alla mamma e alla nonna, fotografano
momenti di amore, dedizione e dolcezza, e si caricano di intensa intimità.
Di particolare pregio è la poesia Spesso la sofferenza ho incontrato, che riecheggia la famosa
poesia di Montale Spesso il male di vivere ho incontrato: qui Montale, che sfrutta appieno
l’espediente del “correlativo oggettivo” (oggetti-situazioni usati per rappresentare altro),
rappresenta il male di vivere con il «rivo strozzato che gorgoglia», «l’incartocciarsi della foglia
riarsa», il «cavallo stramazzato», tutte immagini cariche di dolore che per associazione
provocano una intensa emozione. Marisa Marchesi Carli nella sua poesia Spesso la sofferenza
ho incontrato ci parla della sofferenza, descrivendola con tinte forti: «Spesso la sofferenza / ho
incontrato, / letta in un volto, / colta in un gesto. / A volte tesa / allo sfuggirne / o accolto

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giaciglio / di speranze spente. / In ogni dove / luce ardente di dolore, / brace di lotta rovente / o
smorzata cenere di rassegnazione»; l’immagine della sofferenza come brace rovente è una
immagine potente che rende straziante l’idea del dolore umano, e fa scaturire immediatamente
un’intensa emozione.
La silloge si conclude con la lirica Il portolano, da cui prende nome tutta l’opera. La parola
“portolano” deriva dal latino portus (porto), e rappresenta un manuale per la navigazione
costiera e portuale o aeronautica, un vero e proprio manuale di riferimento relativo ai porti, con
la descrizione fisica della zona, completa di segnalazioni su eventuali rischi per la navigazione
(presenza di un relitto o di una secca, ad esempio) e di ogni indicazione su come procedere nel
modo più sicuro alle manovre di entrata e agli ancoraggi. Dal titolo riusciamo a comprendere
l’intenzione dell’autrice, che vuole essere quella di consegnare al lettore un insieme di
pensieri, di osservazioni, di riflessioni, che lei ha acquisito “a bordo” del metaforico viaggio
della vita, dalle esperienze vissute giorno dopo giorno, dalle situazioni che hanno intrecciato
e percorso tutta la sua vita: «Il portolano, / pensieri a bordo / della vita, / intreccio d’eventi»
(Il portolano). La metafora della vita che scorre inesorabilmente, la troviamo anche in
un’altra delicata poesia presente nella silloge: «Scorre il fiume / giorni in sequenza /
accompagnando. / Lungo il suo corso / arena e trattiene / o a dispersione reca. / Vanno i
passi segnando / le ovattate orme. / Lontani echi affiorano, / s’arresta memoria / a ritroso, /
nelle gioie vissute» (Scorre il fiume).
Nella lirica Al poeta ci esplicita chiaramente il suo concetto di poesia e la funzione del poeta:
«Quale il senso della parola, / messaggio di pensiero, / domandi alla ragione / che al segno
induce; / non per parlare con te stesso. / La tua voce è segno dell’essere / che ad altro si porta e
si ritrova e avvolge, / ed eco si diffonde / più potente, forte e battagliera / ed arma contro
ingiustizia, / iniquità e dolore, / e vaga e si propaga, / si rafforza, si spande / si estende ed
avvicina / pur mentre si allontana». Qui l’autrice è consapevole che non si scrive per se stessi:
la poesia è messaggio, e in quanto tale, deve raggiungere l’altro, spandersi e permanere,
sopravvivere lontano nello spazio e nel tempo, come lo è stato l’opera di grandi poeti.
Una poetica traboccante di belle immagini, quella di Marisa Marchesi Carli che dal mondo
naturale sa raccogliere i sospiri, i suoni, i colori, le armonie e le vibrazioni, e sa mantenere alta,
sin dalle prime pagine, con armonioso equilibrio e un linguaggio fluido e musicale,
l’attenzione del lettore su tematiche varie come: la vita, il dolore, la bellezza, i ricordi, la
nostalgia. Uno stile personale, quindi, dove non manca l’influenza di poeti romantici e
contemporanei, che sa creare versi misurati, semplici, armoniosi che suscitano pensieri e
rievocano emozioni.

MARCELLA MELLEA


L’AUTRICE
MARISA MARCHESI CARLI è nata a Ferrara dove vive; già Docente di materie letterarie, prima in scuole
medie e superiori in Germania (Ingolstadt an Donau – Monaco di Baviera), successivamente in Italia
nella scuola primaria, si è occupata di mostre e conferenze a carattere prevalentemente antropologico,
psicopedagogico e artistico. Ha pubblicato le raccolte di poesie: In attesa di me (2002), Dune, mare didune (2003), Il privilegio di amare (2006), Terso d’infinito (2007).

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