Eugenio Montale, nel suo componimento “A questo punto”, si confronta con l’inesorabile verità del distacco dal proprio io illusorio, delineando un percorso di liberazione dall’ombra, metafora di un’esistenza costruita su percezioni distorte e attributi estranei.

L’ombra, fedele compagna attraverso le vicende della vita, si rivela essere il doppio artificiale che impone limiti e pesi non autentici all’esistente. Montale esplora il senso di liberazione che emerge dal rifiuto di questa ombra, sottolineando una leggerezza dell’essere che si trova solo nell’abbandono del superfluo, nell’accettazione della propria essenza intrinseca.

La poesia è un invito al distacco, a rimuovere la maschera del pensiero per rivelare la realtà in tutta la sua crudezza e possibilità. Il poeta incita a uno slancio verso l’alto, a elevarsi come un razzo verso l’orizzonte luminoso di una comprensione e di una vita purificate dalle illusorie costrizioni mentali.

Attraverso la visione di Montale, il peggio e il meglio che crediamo ci definiscano non sono altro che parti estranee a noi, elementi di un’esistenza che non ha bisogno di fittizie protezioni per essere vissuta. L’autentica esplorazione del sé e del mondo richiede uno sguardo libero, “con i tuoi occhi e anche senz’occhi”, una percezione che trascende la dipendenza dai sensi limitati e si avventura nell’intuitiva conoscenza.

“A questo punto” diviene così una dichiarazione di coraggio e di indipendenza, un manifesto che invita a ricercare la propria verità individuale oltre le ombre proiettate dalla società e dalle nostre paure. Montale consegna al lettore una riflessione sul valore della propria voce interiore, una voce che, una volta ascoltata, può guidarci attraverso il cammino della vita con un passo più sicuro e leggero.

A questo punto, di Eugenio Montale

A questo punto smetti
dice l’ombra.
T’ho accompagnato in guerra e in pace e anche
nell’intermedio,
sono stata per te l’esaltazione e il tedio,
t’ho insufflato virtù che non possiedi,
vizi che non avevi. Se ora mi stacco
da te non avrai pena, sarai lieve
più delle foglie, mobile come il vento.

Devo alzare la maschera, io sono il tuo pensiero,
sono il tuo in-necessario, l’inutile tua scorza.
A questo punto smetti, strappati dal mio fiato
e cammina nel cielo come un razzo.
C’è ancora qualche lume all’orizzonte
e chi lo vede non è un pazzo, è solo
un uomo e tu intendevi di non esserlo
per amore di un’ombra. T’ho ingannato
ma ora ti dico a questo punto smetti.

Il tuo peggio e il tuo meglio non t’appartengono
e per quello che avrai puoi fare a meno
di un’ombra. A questo punto
guarda con i tuoi occhi e anche senz’occhi.

Poesia tratta da: libreriamo.it