© Serena Pea

RECENSIONE:

L’incontro tra due persone appartenenti a condizioni socioeconomiche e culturali completamente agli antipodi è il tema della commedia presente in questi giorni al Teatro Manzoni. Un incontro che nasce casualmente fra i protagonisti e dovuto alle loro necessità che sono di diversa natura: il primo, Filippo, è un ricco possidente diventato tetraplegico dopo una caduta da un parapendio e che ora ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, il secondo, Dris, un uomo senza arte né parte, già frequentatore delle patrie galere, che si barcamena nel quotidiano e, avendo la necessità di farsi rinnovare il sussidio di disoccupazione, si presenta una mattina nella casa del ricco possidente per farsi firmare un documento che attesti la sua partecipazione al colloquio. Filippo, che ha bisogno di un badante e che ne ha già rifiutati diversi perché costoro, urtando il suo orgoglio, si mostravano fintamente pietosi di fronte alla sua condizione fisica, rimane colpito dagli sbrigativi modi di fare del sempliciotto Dris che non dimostra di nutrire sentimenti pietistici nei suoi confronti e gli propone di assumerlo in prova per un mese a paga raddoppiata. Pur dimostrando qualche riserva l’uomo accetta e da quel momento inizia ad assolvere i compiti che gli vengono assegnati ma lo fa alla sua maniera osservando con scarsa precisione e approssimativamente le pignole indicazioni fornitegli dall’assistente Yvonne. Filippo all’inizio rimane un po’ sconcertato ma poi nel dialogo che si instaura tra loro giorno dopo giorno vede aprirsi un nuovo modo di comunicazione, semplice, diretto al quale non era abituato, comincia a conoscere la psicologia di Dris che dietro i suoi atteggiamenti da gradasso, spicci e da presa in giro, cela un’umanità che non vuole far trasparire forse perché la durezza della vita gli ha costruito una corazza difensiva.

La commedia è la trasposizione teatrale del film “Quasi amici – Intouchables” diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano del 2011 adattato da Alberto Ferrari che ne ha curato anche la regia e si ispira a una storia vera che aveva come protagonisti Philippe Pozzo di Borgo e Abdel Yasmin Sellou rispettivamente il malato e il badante. Sulla scena Filippo è impersonato da Massimo Ghini, dalla recitazione elegante che tocca le diverse sfumature che il personaggio richiede, fatte di passaggi dolenti, nostalgici fino a momenti di gaiezza liberatoria. Dris è un pirotecnico Paolo Ruffini che con la sua voluta cadenza livornese spinge al massimo le battute suscitando continuamente l’ilarità tra il pubblico. Raccontare l’evoluzione della storia sarebbe un grosso peccato perché le toglierebbe mordente e priverebbe gli spettatori delle numerose sorprese che si avvicendano sul palcoscenico specialmente per chi non ha visto a suo tempo il film. Occorre precisare che il valore della commedia non sta solo nella sua trama brillante che si risolve in un continuo crescendo (il rappresentarla in un atto unico senza soluzione di continuità è un ulteriore pregio perché non ne spezza il mordente). I temi che affronta sono quelli che interessano la vita del quotidiano di tutti noi: si parla di amicizia, di amore e di speranza. Viene fatto con allegria, con leggerezza ma anche con ironia e in pochi punti pure in modo politicamente scorretto ma funzionale.

Suggestiva la scenografia di Roberto Crea costituita sul fondale da un piano inclinato che all’inizio della commedia viene attraversato da Massimo Ghini dalla parte più alta fino ad arrivare al pavimento: unica occasione per vedere l’attore in piedi e simbolo della sua caduta dal parapendio che dall’alto lo trascina a terra per non farlo più rialzare. Dopo quella scena l’attore viene sempre visto quasi del tutto immobilizzato in carrozzina, prova di resistenza fisica non facile da sostenere ma felicemente superata dall’attore. E da lì recita versi di Montale e Shakespeare, ascolta Vivaldi e ricorda le opere di Puccini uno dei suoi compositori preferiti ( ma alla fine, dopo aver subìto del tutto l’influenza di Dris, ascolterà i Deep Purple). La sua conoscenza dei maestri dell’arte viene rappresentata con la proiezione sul fondale di opere di Mondrian, Picasso, Kandisky, Hopper… Ma sono proiettate anche altre immagini significative, come la pioggia battente, il palazzo lussuoso dove abita Filippo e quello molto più modesto dove risiede Dris. Altri accorgimenti, come la neve cadente, vengono utilizzati a significare lo scorrere del tempo. Ad arricchire sapientemente la scena il gioco di luci curate da Pietro Sperduti.

Alberto Ferrari ha diretto con eccellenza una Compagnia molto affiatata, nella quale si è distinta particolarmente Claudia Campolongo nei panni di Yvonne e della quale ha fatto parte in quattro ruoli diversi anche il figlio di Massimo Ghini, Leonardo. Successo pieno in un un teatro riempito da un pubblico che ha applaudito lungamente. Repliche fino al giorno 28 gennaio.

Visto il giorno 17 gennaio 2023

(Carlo Tomeo)

Enfi Teatro presenta

al TEATRO MANZONI

MASSIMO GHINI PAOLO RUFFINI in  QUASI AMICI
dal film “Quasi amici” di Eric Toledano e Olivier Nakache

Adattamento e regia Alberto Ferrari

con Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli,
Giulia Sessich, Diego Sebastian Misasi

Scene Roberto Crea – Costumi Stefano Giovani

Disegno luci Pietro Sperduti – Musiche Roberto Binetti

Assistente alla regia Cristiano Malacrino – Video Robin studio

Dal 16 al 28 gennaio 2024 feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
sabato 27 gennaio ore 15,30 e 20,45

BIGLIETTI Da martedì a venerdì
Prestige € 36,50 – Poltronissima € 33,00 – Poltrona € 25,00 – Poltronissima under 26 anni € 16,00

Sabato e domenica
Prestige € 41,00 – Poltronissima € 36,50 – Poltrona € 26,50 – Poltronissima under 26 anni € 18,50

Per acquisto:
biglietteria del Teatro
online https://www.teatromanzoni.it/acquista-online/?event=3296348
telefonicamente 027636901
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