In “Mimosa”, Gabriella Paci intesse una narrazione poetica che esplora il tema della resilienza e del rinnovamento attraverso l’immagine delicata ma potente della mimosa. La poesia si apre con una riflessione sulla fragilità dell’erba, simbolo di vulnerabilità, che tuttavia insegna una lezione di forza interiore e capacità di resistere alle avversità, come la brina che “abbatte ma non svelle”.

Il “sole pallido” che emerge nelle strofe successive porta con sé una duplice lettura: da un lato, la sua luce debole non sembra offrire conforto immediato, dall’altro rappresenta una promessa di rinascita, la speranza che la luminosità possa nuovamente saturare le “pupille vogliose di luce”. Questa tensione tra attesa e speranza si riflette nell’immagine delle “braccia dell’albero tese in preghiera”, un gesto di fede verso il cielo ingannevole che “finge l’azzurro”.

Il cuore della poesia si apre con la visione della mimosa, simbolo per eccellenza dell’8 marzo e della Giornata Internazionale della Donna, che rifiorisce “dentro la timidezza della borragine”. La mimosa, con il suo colore giallo vivace, sfida la monotonia invernale e porta con sé una vivacità che sembra sfidare apertamente il grigiore dei giorni freddi, illuminando il paesaggio con una “esuberante solarità”.

La poesia culmina nell’immagine dell'”oro” che “esonda dagli occhi”, metafora dell’emozione pura che trascende la semplice visione per divenire una forza vitale, un calore interiore che, al pari del sole, porta vita e gioia. Questo oro, paragonato al “coriandolo”, conferisce alla giornata un senso di festività e celebrazione, nonostante il persistere del freddo esterno.

“Mimosa” di Gabriella Paci è dunque un inno alla resilienza dell’animo umano e alla capacità della natura di rinnovarsi e sorprendere. Con delicatezza e profondità, la poesia invita a riconoscere la bellezza e la forza insite nella fragilità, celebrando la rinascita continua della vita e la speranza che, come la mimosa, fiorisce anche nei luoghi più inaspettati.

Mimosa, di Gabriella Paci
La fragilità dell’erba insegna la resilienza
alla brina che abbatte ma non svelle.
Arriva tardivo un sole pallido
che non consola ma è segno
che può tornare a irrorare le pupille
vogliose di luce.
Guardare le braccia dell’albero tese
in preghiera nell’inganno del cielo
che finge l’azzurro è sperare ancora
nella gemma e concedere pazienza
all’attesa nel vedere il colore della gialla
mimosa che è tornata a fiorire
dentro la timidezza della borragine
che non copre la sua esuberante solarità.
Esonda dagli occhi un oro che pare
senza pudore imitare sole e calore:
si fa coriandolo e rallegra un giorno
che ignora l’assedio del freddo
nella tregua di un palpito di primavera.