RECENSIONE:

La storia di Lennie Small e George Milton, i protagonisti di “Uomini e topi” del celebre romanzo di John Steinbeck, scritto nel 1937, da cui lo stesso autore ricavò successivamente anche il testo teatrale, è stato portato al Teatro San Babila dal Direttore Marco Vaccari che ne ha curato anche la regia. Tutti gli appassionati della letteratura americana che hanno per argomento gli anni della grande depressione ricordano la vicenda che legava i due amici: il primo che è, in contrasto con il suo nome, un gigante dal cervello di un bambino, ingenuo e sensibile. Il secondo, piccolo, in grado di ragionare per due, è protettivo dell’altro pronto a metterlo a riparo dai guai che involontariamente si procura. All’inizio i due stanno scappando da una città dove Lennie si era ingenuamente avvicinato troppo a una donna impaurendola e provocando la reazione minacciosa delle persone che avevano assistito all’episodio. Su uno schermo che fa da sfondo alla scena ne vediamo le figure proiettate mentre percorrono un lungo sentiero al centro di una strada di campagna e si dirigono verso di noi. All’inizio piccole sagome, poi figure sempre più alte che raggiungono la loro portata reale e, attraversando due fenditure del telo, sono sul palcoscenico. Una resa visiva, questa, dove l’azione teatrale collabora con l’immagine cinematografica in un originale effetto armonico e totalizzante fra le due discipline.

George e Lennie sono alla ricerca di un posto dove fermarsi per realizzare il loro sogno di acquistare un appezzamento di terreno per crearne una fattoria dove coltivare prodotti della terra e allevare bestiame. Nel frattempo, per guadagnare il denaro necessario, vagano da un ranch all’altro soffermandovisi fin quando è possibile. Lennie è attratto dai piccoli esseri viventi e più volte George lo sorprende con in mano un topo che lui, nel tentativo di accarezzarlo, aveva soffocato. Ma succede anche che l’uomo sia attratto dal cucciolo di un cane e restare pure affascinato dalla provocante bellezza della moglie del padrone dell’ultima fattoria dove sono arrivati a lavorare. Il soggiorno nel ranch è scandito dalla pesante attività lavorativa accompagnata da canti corali, dalle chiacchiere tra il serio e il faceto dei lavoranti, dal gioco con i ferri di cavallo. E però, citando Robert Burns, il regista Marco Vaccari così avverte: “I più accurati piani di uomini e topi vanno spesso a rovescio lasciandoci soltanto cruccio e pena al posto della promessa gioia”.

“Uomini e topi” nel dispiegarsi della sua vicenda mostra i contrasti vissuti in una realtà costituita da poveri ed emarginati da una parte e da ricchi individualisti e razzisti dall’altra, metafora allora e adesso, a distanza di quasi ottant’anni, di una società malata nella quale i perdenti non riescono a trovare riscatto. Altro tema significativo è rappresentato dall’amicizia che lega i due protagonisti che va aldilà delle differenze caratteriali e fisiche che li connotano, anzi queste sono i punti più salienti per rendere più stretto il rapporto che li lega dove l’uno acquista il senso della propria esistenza grazie a quella dell’altro.

Se il film del 1992 di e con Gary Sinise e l’interpretazione di John Malkovich, che era stato preceduto nel 1939 da quello diretto da Lewis Milestone e nel 1981 dalla versione TV diretta da Reza Badiyi, si giovarono di una spettacolarità che è propria del linguaggio cinematografico, è nella originaria messa in scena teatrale che l’opera acquista maggiore passionalità perché la parola è la protagonista indiscussa. Marco Vaccari ha dato della pièce un’impronta realistica che soprattutto verso la fine esplode in un crescendo drammatico che sa scuotere gli animi. La Compagnia del Teatro San Babila formata da attori che fanno della complicità il loro punto di forza ha dato prova della sua eccellenza interpretativa, in special modo Leonardo Moroni nel ruolo di George e Jacopo Sartori nelle vesti di Lenny. All’arricchimento ulteriore dello spettacolo ha contribuito il funzionale scenario di Francesco Fassone costituito da travi, assi, panchetti azionati dagli attori a formare diversi ambienti di colore scuro, simbolo, grazie all’intervento delle luci disegnate da Stefano Gorreri, del cupo svolgimento delle azioni.

Lo spettacolo è stato applaudito a lungo in un teatro esaurito in ogni ordine di posti.

Visto il giorno 24 marzo 2024

(Carlo Tomeo)

TEATRO SAN BABILA

DAL 22 AL 24 MARZO

COMPAGNIA DEL TEATRO SAN BABILA:

Leonardo Moroni, Jacopo Sartori, Gianni Lamanna, Marcello Mocchi, Lorenzo Alfieri, Giulia Marchesi, Roberto Ediogu, Felice Invernici,

UOMINI E TOPI di John Steinbeck

regia MARCO VACCARI