Qual è stato il momento in cui hai capito che volevi diventare uno scrittore? C’è stata un’esperienza particolare che ti ha spinto in questa direzione? 

Il fatto di aver scelto di intraprendere la carriera di scrittore nasce da un grave problema di salute che dovetti affrontare diversi anni fa che mi costrinse ad operarmi per ben due volte, e a trascorrere alcuni giorni di ricovero in ospedale durante i quali ebbi modo di riflettere parecchio su quello che avevo fatto fino a quel preciso momento. Fu in quel frangente che mi resi conto di non avere combinato ancora nulla di buono o di particolarmente significativo nella mia vita, ma soprattutto che era molto probabile che se mai fossi scomparso in quella circostanza non sarebbe rimasta neanche una misera traccia di me, tutte cose che mi ferirono nell’orgoglio e che mi fecero venire la voglia di cambiare un destino che sembrava già scritto, per cui decisi che una volta essere riuscito a mettermi quella brutta storia alle spalle avrei iniziato a vivere come volevo io, e non più come volevano gli altri, inseguendo i miei sogni, e puntando tutto sui miei talenti, in particolar modo sulla mia capacità di inventare storie di fantasia, così cominciai a riportarle sul mio computer per poi affidarmi a un Writing Coach per imparare a scriverle in maniera professionale sotto forma di romanzo, visto che sono sempre stato negato nell’arte del disegno, quindi non potevo trasformarle in un manga come avrei preferito, ottenendo risultati che prima pensavo fossero impossibili da raggiungere per uno come me, nella speranza di lasciare un segno indelebile nella memoria di tutti, e dare così un senso alla mia esistenza.         

Quali sono le tue fonti di ispirazione quando scrivi? Ci sono autori o opere che hanno influenzato significativamente il tuo stile o la tua visione del mondo?

Di sicuro le mie maggiori fonti di ispirazione sono stati e sono tutt’ora i Manga e gli Anime giapponesi, Dragon Ball su tutti, mentre l’autore contemporaneo che ho preso ad esempio fin dal principio è senza dubbio Stephen King, dal quale ho cercato di carpirne i segreti e ho provato almeno in parte a imitarne lo stile narrativo.  

Come descriveresti il tuo processo creativo? Hai delle routine o rituali che segui prima di sederti a scrivere?

Soffrendo di insonnia, sono solito creare le mie storie la sera prima di addormentarmi, forse anche per combattere questo mio problema che ormai mi trascino dietro da diversi anni, le quali nascono all’interno della mia mente in maniera del tutto naturale influenzate da ciò che accade intorno a me, da quello che ho vissuto in prima persona, e da quelli che sono i miei manga e anime preferiti, per poi trascriverle e plasmarle al computer il più delle volte durante la notte restando alzato anche fino all’alba se necessario, anche perché è questo il momento della giornata in cui mi sento maggiormente ispirato, e nel quale riesco a concentrarmi di più. 

Qual è il genere letterario che preferisci e perché?

Il mio genere letterario preferito è di sicuro la Fantascienza perché mi piacciono gli scenari apocalittici, ma anche le storie riguardanti gli alieni e i misteri dell’Universo, dal quale tra l’altro ero partito quando cominciai a scrivere le mie prime storie per poi passare successivamente al mondo del Fantasy e alla Narrativa per Ragazzi in cui mi sono trovato molto più a mio agio. 

Ti senti vincolato a uno specifico genere o sei aperto a sperimentare diversi stili?

Diciamo che quando creo una storia non penso mai a un genere specifico in cui catalogarla, ma mi piace spaziare dal Fantasy, alla Fantascienza, da mille misteri da svelare, ai continui colpi di scena tipici dell’Horror o del Thriller, fino ad arrivare a quelle che ho scritto più di recente che sono prettamente sentimentali che parlano dei drammi familiari e dei tipici problemi che ogni adolescente deve affrontare nella vita di tutti i giorni, non per niente i miei romanzi sono sempre fuori dall’ordinario e di difficile collocazione nelle varie collane editoriali delle case editrici, cosa che da una parte mi svantaggia perché faccio spesso fatica a trovare un editore disposto a scommettere su di loro, che però dall’altra li rende unici e originali. 

Come gestisci i momenti di blocco dello scrittore o la mancanza di ispirazione? Hai delle strategie o tecniche che ti aiutano a superare queste difficoltà?

Per fortuna almeno fino adesso non mi è mai capitato di avere il famoso “Blocco dello Scrittore” nel vero significato del termine, ma più che altro mi è successo in passato di fare fatica a risolvere un’incongruenza che si era creata in una delle mie storie, oppure a sistemare una scena, o anche solo una singola frase in modo che fosse più chiara e semplice possibile. 

C’è un personaggio che hai creato che ti è particolarmente caro? Puoi raccontarci di lui/lei e di cosa rappresenta per te?

Il personaggio a cui sono particolarmente affezionato è senza dubbio quello di Elizabeth Withlock, meglio conosciuta come la “Strega di Yorkland”, forse perché la sua incredibile storia è stata quella che mi ha consentito di debuttare nel panorama editoriale, e che finora mi ha regalato più soddisfazioni aggiudicandosi diversi premi letterari. 

Qual è il tuo obiettivo principale come scrittore? 

Il mio obiettivo è diventare uno scrittore di fama internazionale e realizzare almeno un’opera che possa restare nella memoria di tutti in modo da non essere mai dimenticato.

C’è un messaggio o un’idea che desideri trasmettere attraverso le tue opere? 

L’idea è quella di scrivere storie ricche di messaggi di speranza e di lezioni di vita che possano contribuire a costruire un futuro migliore.