Una performance che si avvicina allo spettacolo e ha in più il sapore di una lezione: a realizzarla dal 2 al 4 maggio è stato il regista e scenografo di teatro e opera Fabio Cherstich. L’argomento è stato il racconto della vita e la descrizione delle opere di tre artisti underground americani che hanno esercitato per un periodo che va dagli anni settanta fino all’inizio degli anni novanta: Patrick Angus, Larry Stanton e Darrell Ellis. Ad accomunarli era la loro omosessualità e il fatto che morirono a seguito di complicanze dovute all’AIDS. I loro nomi sono balzati alla ribalta solo nel nostro secolo e a farli conoscere in Italia ha contribuito anche Cherstich stesso.

Il primo dei tre artisti la cui vita è stata narrata nella performance è Patrick Angus. Cherstich ricorda come si era imbattuto casualmente in un’opera dell’artista, ne era rimasto affascinato e, a seguito di ricerche svolte, aveva appreso che a conservare la maggior parte dei quadri di Angus rimasti invenduti era la di lui madre Mary. Accordatosi con la donna, si precipitò a Forth Smith, Arkansas, la città dove lei viveva, e lì scoprì l’esistenza di tantissimi quadri che la donna aveva stipato in buona parte nel garage e lungo le pareti dell’abitazione. Tra questi ce n’erano tre uno dei quali raffigurava i genitori mentre gli altri, disposti accanto, riportavano le immagini dei due separatamente. Mary gli raccontò che nel momento in cui il padre seppe dell’omosessualità di suo figlio non voleva più vederlo e Patrick, da quando si era trasferito a New York, era tornato a trovarli una volta sola poco prima di morire. Alla sua morte avvenuta nel 1992 aveva 39 anni. Patrick Angus aveva l’ossessione dei ritratti di ragazzi, di operai, di sportivi raffigurati in ambienti frequentati dai gay, quali saune, bar, locali di spogliarello e discoteche come il Ramona in voga in quegli anni e, per evocarli, Cherstich fa ascoltare attraverso un giradischi posto sul pavimento il disco con la canzone “Another One Bites the Dust” cantata dai Queen. In quel suo soggiorno a Forth Smith, Cherstich catalogò tutte le opere esistenti nella casa e la sua collega che lo accompagnò nel viaggio ne scattò le foto.

(Patrick Angus)

Larry Stanton è il secondo artista di cui Cherstich si è occupato. Nato nel 1947 visse a New York fino ai vent’anni. Si trasferì poi a Los Angeles nel 1967 per seguire il suo amante Arthur Lambert. La sua bellezza faceva di lui un magnete d’amore, così Cherstich ne ha definito l’aspetto, piaceva a uomini e donne e per definizione i suoi occhi emanavano la luce più intensa dell’arte contemporanea. I soggetti che lui disegnava e dipingeva erano i volti e i corpi umani. Pare che al mattino trascorresse qualche ora seduto a un tavolo di bar con il suo taccuino e la matita con la quale abbozzava schizzi dei volti degli avventori e che poi completava a casa. Si battè per far riconoscere alla ritrattistica lo stesso valore e la stessa importanza riservate alla pittura paesaggistica. Morì nel 1984 all’età di 36 anni. La sua monografia “Larry Stanton. Think of me when it thunders” è stata scritta dallo stesso Fabio Cherstich con Arthur Lambert.

(Larry Stanton)

Darrell Ellis è stato un artista afroamericano di tecnica mista che approcciava la fotografia alla pittura. Cherstich ha raccontato in che modo Darrell era arrivato a scegliere quel tipo di arte alla quale si dedicò per tutta la vita: lui era stato figlio di un fotografo dilettante che si era occupato per un periodo di tempo della gestione di uno studio professionale. Una sera, tornando a casa, l’uomo aveva avuto una discussione con alcuni poliziotti di quartiere che lo avevano picchiato a morte. Questo era accaduto due mesi prima della nascita di Ellis che durante la vita fu ossessionato dall’idea di quella famiglia che vedeva nelle vecchie foto nelle quali era presente anche il padre che non aveva potuto conoscere e nelle quali lui era assente in quanto non ancora nato. L’idea di inserire la sua immagine in quelle foto di famiglia gli sembrava di far parte del gruppo famigliare che comprendeva membri defunti insieme a persone ancora in vita a significare una forma di autorappresentazione poetica che unendo il passato al presente creava immagini distorte e inquietanti eppure ricche di pathos. Ellis morì nello stesso anno della morte di Angus. Aveva 33 anni.

(Darrell Ellis)

Tutto questo e altro ancora ha raccontato Fabio Cherstich con l’entusiasmo della persona che vuole trasmettere scoperte preziose e trasmetterle ai presenti che hanno dimostrato di apprezzarle molto. Lo ha fatto in una sala occupata da pochi arredi essenziali costituiti da un tavolo da lavoro, una sedia, due teli nei quali venivano rappresentati immagini e video inerenti ai luoghi e alle opere degli artisti oltre a immagini e brevi filmati rari degli stessi. Ai lati della sala erano esposte anche riproduzioni di alcune opere dei tre artisti le foto di tre delle quali sono state da me scattate e riportate in questo scritto.

Visto il giorno 4 maggio 2024

(Carlo Tomeo)

PACTA Salone, Via Ulisse Dini 7, Milano

Fabio Cherstich in “Visual Diary”

scritto, diretto e interpretato da: Fabio Cherstich

dramaturg: Anna Siccardi

produzione: Triennale Milano Teatro, EdM Productions

in collaborazione con: Visual AIDS-NYC