Nella poesia “Candele”, il poeta greco Costantino Kavafis esplora il tempo con una metafora luminosa e potente che tocca il nucleo della condizione umana. Le candele accese rappresentano i giorni futuri, pieni di promesse, splendenti di opportunità e speranza, mentre quelle spente, torce fumanti di un passato che si dissipa, simboleggiano i giorni ormai trascorsi.
Kavafis ci guida attraverso un paesaggio di riflessione e introspezione, dove il passato è una scia di luce che si affievolisce, un ricordo che se da una parte riscalda, dall’altra porta con sé il dolore dell’irreversibilità e della perdita. La poesia si muove con delicatezza tra la malinconia di ciò che è stato e l’ansia di ciò che sarà, invitando il lettore a concentrarsi sul qui e ora, sull’incandescenza del presente.
La decisione del poeta di non voltarsi indietro, per evitare il terrore di realizzare quanto velocemente si moltiplichino le candele spente, è un richiamo universale all’importanza di vivere pienamente ogni momento, di guardare avanti senza rimorsi.
“Candele” è una meditazione sulla fugacità della vita e sull’inutilità del rimpianto. Kavafis ci parla di accettare il passaggio inesorabile del tempo, trovando bellezza e significato nei giorni futuri che bruciano ancora con possibilità e vita. La poesia è un monito dolce ma incisivo: è solo nella consapevolezza del tempo che possiamo veramente valorizzare ogni giorno che ci è dato vivere.
Candele di Costantino Kavafis
Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese
dorate, calde, e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine dànno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Poesia da: sololibri.net
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