A due anni dal suo debutto nazionale è arrivata al Teatro Manzoni la messa in scena de “Il mercante di Venezia” prodotta dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano e Teatro de Gli Incamminati con la regia e adattamento di Paolo Valerio. Diciamo subito che ci troviamo di fronte a una rappresentazione di gran pregio a cominciare dalla sontuosa scenografia di Marta Crisolini Malatesta che vede la scena costituita interamente da mattoni divisa verticalmente in due piani, dove la base è quella deputata all’azione più dinamica e nella quale si svolge il dramma, mentre quella in alto è il luogo dell’abitazione di Porzia, la ricca padrona di casa, dove avvengono i colloqui maliziosi e le macchinazioni da parte di questa e della sua cameriera Nerissa per allontanare quei molesti pretendenti alla sua mano. Il tutto è valorizzato dal notevole gioco di luci disegnate da Gigi Saccomandi, adeguate alle varie situazioni che si vengono a creare nel corso della recita, dalla foggia dei bellissimi costumi di Stefano Nicolao e dalla musica in carattere dovuta a Antonio di Pofi.

“Il mercante di Venezia” è notoriamente una commedia con le caratteristiche che Shakespeare riservava a tale genere teatrale e costituita, in questo caso, da una trama dove esiste un personaggio negativo che si muove con l’inganno e la cattiveria contro colui che rappresenta la parte buona della vicenda. Qui il personaggio negativo è un ricco usuraio, l’ebreo Shylock (Franco Branciaroli), un reietto mal visto nella Venezia del ‘600 che presta denaro con alti interessi ai bisognosi, da lui odiati perché cristiani, e da costoro ricambiato con il medesimo sentimento in quanto, oltre a essere un profittatore, professa una religione ritenuta sacrilega perché opposta a quella imperante all’epoca. A incarnare il ruolo del personaggio positivo è il ricco Antonio (Piergiorgio Fasolo), dalla provata fede cristiana, che il denaro lo presta senza interessi ma che, avendo impegnato altrimenti e momentaneamente i propri capitali e, dovendo aiutare il suo amico fraterno Bassanio (Stefano Scandaletti), si rivolge proprio all’usuraio per chiedere un prestito di tremila ducati che gli viene concesso a un interesse insolito dal valore simbolico, “per sport”: non denaro ma una libbra della sua carne presa in un punto vicino al cuore.

Shylock, principalmente per il fatto di essere ebreo, nel testo di Shakespeare è dipinto come un personaggio totalmente cattivo, pensato tale in coerenza con l’opinione sociale dominante all’epoca in Inghilterra e quindi con il pubblico del teatro elisabettiano. Nella rappresentazione di Paolo Valerio, tuttavia, il personaggio non appare del tutto così perché nella delineazione della sua psicologia si aprono piccole brecce che ne giustificano in parte il carattere, rendendolo alla fine quasi più simpatico del suo rivale, il bello e bravo Antonio che, quando toccherà a lui decidere sulla di lui sorte finale, si mostrerà inclemente ponendosi quindi suo pari. D’altra parte questa commedia di Shakespeare è tra quelle dove i personaggi sono riconosciuti per essere tra i più ambigui a cominciare da Antonio e dall’amico Bassanio che Paolo Valerio mostra quando si incontrano e si scambiano un forte abbraccio e un bacio sulla bocca. E più tardi Antonio, nonostante favorisca con il proprio denaro l’accesso del suo amico ai tre scrigni che ne decideranno il matrimonio con Porzia, non esiterà a rimproverarlo poi per aver negato il proprio anello di nozze all’avvocato che gli aveva fatto vincere la causa. L’ambiguità coglie anche Porzia (Valentina Violo) e Nerissa (Dalila Reas) che all’occorrenza, cosa peraltro consueta in altre commedie del teatro di Shakespeare, non si limiteranno a travestirsi da uomo, ma condurranno un doppio gioco nel momento in cui vorranno sincerarsi della fedeltà dei loro mariti. E per finire la frase che conclude la commedia e affidata a Graziano (ancora Giulio Cancelli), il marito di Nerissa, getta ulteriori ombre sulla sua personalità quando dirà “Il posto dove vuol star Graziano è dentro il letto ma con lo scrivano”, l’importante comunque, (per salvare le apparenze?), è “custodire il gioiello di Nerissa”. Qual è il significato profondo di quel “custodire”?

Commedia dell’ambiguità ma anche delle false apparenze. Lo sono quelle mostrate dai pretendenti alla mano di Porzia che devono scegliere quale scrigno tra quelli da aprire potrebbe contenere la foto della donna. Il Principe di Marocco (Emanuele Fortunati) e il Principe di Aragona (Giulio Cancelli) si lasciano influenzare dal colore e, seguendo il loro istinto egocentrico, sbagliano. Sarà Bassanio a indovinare, proprio perché non si lascia trasportare dall’esteriorità degli scrigni. Episodi questi tre che sono propedeutici a quello che accadrà poi in tribunale quando tutto all’inizio sembra dare apparentemente ragione a Shylock in merito alla sua pretesa di entrare in possesso della libbra di carne di Antonio.

Personaggi che nascondono gli uni agli altri una parte della loro totale essenza e anche quello che dovrebbe essere più palese in virtù di una familiarità acquisita o naturale mantiene celato un piccolo segreto. Shylock è utile in quanto dispensatore di denaro, sia pure a esosi interessi, ma deve essere tenuto lontano da una società fondata sull’ipocrisia e sul falso perbenismo. Solo la sua conversione alla religione cristiana potrebbe far sì che diventi ben accetto come capita a sua figlia Jessica (Mersila Sokoli) tanto più che lei, fuggendo dalla casa paterna, ha portato via con sé buona parte del capitale famigliare. E Shylock, che difende con i denti il suo patrimonio e vuole giustizia per il torto subito, alla fine rimane sconfitto con un atto illegale e soccombe di fronte all’obbligo di doversi convertire alla religione cristiana.

Paolo Valerio nel suo adattamento, ha adottato per tutta la rappresentazione un andamento avvincente che si fa più coinvolgente nella scena che si svolge in tribunale. Aiutato da un gruppo di attori, ciascuno di essi convincente nel proprio ruolo, particolarmente Piergiorgio Fasolo, Valentina Violo e Giulio Cancelli. In merito al personaggio di Shylock il regista aveva dichiarato in conferenza stampa di aver tenuto presente quanto scritto dal critico letterario Harold Blomm secondo il quale “Il mercante di Venezia” è “un’opera profondamente antisemita”. Diventa quindi comprensibile l’odio di Shylock verso il mondo cristiano e si fa sempre più acuto nel momento in cui gli è negata la sua richiesta che gli venga pagata la penale. Così sulla scena il personaggio, malgrado la cattiveria che la sua persona e la sua azione emanano non può risultare alla fine completamente negativo. E qui è davvero straordinario Franco Branciaroli che sembra raddoppiare la sua presenza sul palcoscenico: c’è Branciaroli che interpreta Shylock e poi c’è Shylock che interpreta Shylock quando pretende con forza sempre più rabbiosaIo voglio la mia penaaale!”.

Simbolico il momento iniziale quando si apre uno spiraglio nel fondale e appare immobile la figura di Shylock vestito di nero come proveniente da un luogo infernale o luminoso (allo spettatore l’interpretazione). Altrettanto lo è l’ultimissima scena finale, protagonista ancora Branciaroli, questa volta sul proscenio (e anche questa è soggetta a interpretazione).

Spettacolo lodevole, appassionante e meritevole di essere visto. Accolto con lunghi applausi. In scena fino al 19 maggio.

Il Teatro Manzoni conclude in questo modo la sua stagione di prosa 2023/2024 che si è distinta per la ricchezza e la varietà della programmazione. Ripresa al prossimo ottobre.

Visto il giorno 8 maggio 2024

(Carlo Tomeo)

Il mercante di Venezia di William Shakespeare
regia e adattamento
di Paolo Valerio
traduzione
di Masolino D’ Amico
con Franco Branciaroli, Piergiorgio Fasolo,
e con, in ordine di apparizione: Emanuele Fortunati, Riccardo Maranzana, Stefano Scandaletti, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Valentina Violo, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli, Veronica Dariol scene di Marta Crisolini Malatesta
costumi
di Stefano Nicolao
luci
di Gigi Saccomandi
musiche
di Antonio Di Pofi movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati

TEATRO MANZONI MILANO

Dal 7 al 19 maggio 2024 feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
sabato 18 maggio ore 15,30 e 20,45

BIGLIETTI Prestige € 36,50 – Poltronissima € 33,00 – Poltrona € 25,00 – Poltronissima under 26 anni € 16,00

Per acquisto: biglietteria del Teatro
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telefonicamente 027636901
circuito Ticketone

TRAILER:

IL MERCANTE DI VENEZIA con Franco Branciaroli | dal 7 al 19 maggio 2024 – YouTube